venerdì 27 aprile 2012

La nipote di Cesare Sessa sulla campagna elettorale: "non si pensa ai poveri"


 di Maruska Sessa

La campagna elettorale si inasprisce sempre più: si fanno polemiche sui sondaggi e sui loro presunti taroccamenti; si paragona  l’opera di  rifacimento della strada statale 640 alla costruzione del Tempio della Concordia; si parla di alti burocrati della programmazione pubblica e dei finanziamenti strutturali come Robert Leonardi.    Ma dove sono andati a finire i veri problemi di Agrigento?

Li abbiamo smarriti. Nessuno più pensa alle piccole cose reali di cui l’agrigentino ha bisogno quotidianamente.
Bisognerebbe invece pensare ai piccoli problemi d’ogni giorno che rendono la città invivibile ai diversamente abili, ai bambini che potrebbero divertirsi nei parchi gioco pubblici e negli spazi attrezzati, agli anziani che non hanno punti di ritrovo o di passatempo.

Bisognerebbe pensare a sostenere (anche con forme d’assistenza comunale di tipo lavorativo o  con altre forme)  il reddito dei pensionati che non riescono a vivere dignitosamente o dei  lavoratori  precari e dei giovani disoccupati che sembrano ormai essere senza speranza.
Bisognerebbe pensare agli immigrati e alla qualità della loro vita ad Agrigento. Bisognerebbe pensare alle povertà vecchie e nuove della città e ai soggetti di queste povertà.

Mi viene da pensare a mio bisnonno, Cesare Sessa, e alle sue lotte e rivendicazioni, ricordate oggi, anche  nelle web-enciclopedie come: http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Sessa

Nella prima metà del secolo scorso, i poveri e gli svantaggiati erano soprattutto i contadini. Oggi sono gli immigrati, i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo…

Dobbiamo chiederci quali sono le politiche da progettare per queste categorie deboli, anziché polemizzare sui sondaggi, sulla maestosità delle grandi opere, sull’altezza dei burocrati di fuori Agrigento.

Ed i nostri progetti politici dovrebbero interessare le categorie deboli non soltanto dal punto di vista soggettivo, ma anche da quello oggettivo. Nel senso che esiste una Agrigento che è periferia e frazione ed è dimenticata ed abbandonata, sicché i suoi abitanti, tutti i suoi abitanti, diventano categoria debole, perché non hanno idonei collegamenti col centro e non hanno servizi sufficienti, perché convivono con strade sporche e piene di buche, con spazi pieni di erbacce e di sterpaglie, talvolta con topi per strada e con insetti che infestano ogni dove.

Agrigento non è solo Via Atenea e Viale della Vittoria, non è solo San Leone. Agrigento è anche Monserrato, Fontanelle, Villaseta, Giardina Gallotti e le altre frazioni e periferie.

E a questi luoghi ed ai loro abitanti deve essere rivolta la nostra attenzione: sin da adesso, in piena campagna elettorale, e soprattutto domani quando, alcuni tra noi politici e candidati, saranno o saremo chiamati a governare Agrigento.

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