domenica 23 dicembre 2007

Non si vende la terra sulla quale si cammina....


di Gaetano Alessi

“Non si vende la terra sulla quale si cammina e non s’insegna la religione dei padri. Questa nasce dentro come un vulcano in eruzione, ti avvolge, ti libera, ti purifica. Il cerchio della vita ti gira attorno e solo il grande spirito può decidere quando la ruota deve essere spezzata. Noi siamo legati a quello che ci circonda, siamo un tutt’uno con gli alberi, con gli animali e il vento ci parla… dobbiamo solo ritornare ad ascoltalo”.
Con queste parole Cavallo Pazzo, capo indiano Dakota e “uomo strano”, spiegava ai suoi guerrieri la strada da seguire per conservare la spiritualità. Lo faceva dentro una tenda, e sono passati quasi centotrent’anni. Da allora vennero firmati diversi trattati, gli stessi che oggi i Sioux definiscono: "parole senza senso su carta priva di valore". Così gli indiani Lakota hanno deciso di stracciare i trattati firmati dai loro antenati con il governo Usa. E' netta la presa di posizione di una delle tribù Sioux più leggendarie, che ha dato alla storia figure come Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Destinatario il dipartimento Usa. Troppe violazioni, denunciano gli indiani. Continui abusi "per rubare la nostra cultura, le nostre terre e la nostra capacità di mantenere il nostro stile di vita". Per questo, dicono, quei trattati sono ormai carta straccia. Una lotta che cerca di salvare quel che resta di un'identità seriamente in pericolo. Con alcune tribù diventate "facsmili dei bianchi"."Non siamo più cittadini statunitensi e tutti coloro che vivono nell'area dei cinque Stati del nostro territorio sono liberi di unirsi a noi" attacca Russell Means, uno degli attivisti più famosi, annunciando tra l'altro che, a coloro che rinunceranno alla nazionalità statunitense, saranno consegnati nuovi passaporti e patenti di guida e, nella nuova entità statale, non si dovranno più pagare le tasse. "Abbiamo 33 trattati con gli Stati Uniti che non sono stati rispettati" rincara la dose Phyllis Young, colui che aiutò a organizzare la prima conferenza sugli indigeni, a Ginevra nel 1977. E' lunga e gloriosa la storia dei Lakota Sioux. Formidabili combattenti, guidati da Toro Seduto sconfissero il generale Custer nella battaglia di Little Big Horn, del 1876. Ma da allora molto tempo è passato. Oggi la loro storia parla di una media dei suicidi tra gli adolescenti di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile è cinque volte più alta e una la disoccupazione che tocca cifre altissime. “Una grande visione è necessaria. L’uomo che la possiede deve seguirla, come l’aquila segue il blu più profondo del cielo”.Per quersto il popolo del cielo deve riprendere il suo cammino. Serve un simbolo e questo è rappresentato dalla parola "libertà".Un'idea, quindi, come un universo parallelo. Un luogo nomade, non fisso. Perché la stanzialità è la città: la negazione della libertà dell'ecocompatibilità, della sicurezza, della poesia della natura. Il luogo quindi è un non luogo, la casa è un’idea, perché la fraternità tra i popoli non dovrebbe avere muri a separarla.Allora tutti coloro che si battono per la propria identità e la propria libertà dovrebbero sentirsi fratelli dei Dakota e meticciare e meticciarsi, cercando di apprendere la spiritualità. Perché: “compito di colui che si affida alla spiritualità è occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità”.Penso che per questa idea valga la pena di spendere la propria vita.

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