mercoledì 27 agosto 2008

sacrilego rivendicare il diritto di morire?

di Lucia Castellana


Antigone ha seppellito il corpo del fratello Polinice e davanti il crudele Creonte che tiene in mano la sua sorte non fa altro che prendersi le proprie responsabilità e non nega quanto ha fatto consapevolmente: non volevo colpe nel tribunale degli dei intimidita da ragioni umane.
Ecco l’eterno contrasto tra la superiore legge della pietà di Antigone e il decreto arrogante e cieco di Creonte.
Peccato che nella vicenda di Eluana Englaro un decreto arrogante e cieco non sia stato emanato: nel nostro ordinamento giuridico,infatti, non esiste alcuna norma che tratti dell’autodeterminazione terapeutica,anche se già nella nostra costituzione possiamo rinvenire degli articoli utili in tal senso.
Ma soffermiamoci sul caso per capire meglio la dinamica della situazione.

A causa di un incidente stradale avvenuto nel 1992, Eluana Englaro viene ricoverata a Lecco in stato vegetativo permanente ed alimentata con un sondino nastrogastrico.
Il padre Beppino Englaro, divenuto tutore della figlia nel 1997, nel 1999 chiede di sospendere l’alimentazione artificiale, richiesta rifiutata dal tribunale di Lecco pronunciatosi contrario motivando col fatto che l’alimentazione sia un atto assistenziale,quindi dovuto.
Allo stesso modo ha risposto la Corte d’Appello di Milano cui Beppino Englaro aveva fatto ricorso, decisione avallata nel 2005 dalla Corte di Cassazione.
Stessa sorte ha il ricorso riproposto nuovamente al tribunale di Lecco a seguito della raccolta di nuove argomentazioni.
Nel 2007,però, la svolta. Una nuova sentenza della Corte di Cassazione rinvia la decisione alla Corte d’appello di Milano.
Secondo la Suprema Corte il giudice può, su istanza del tutore, autorizzare l’interruzione dei trattamenti solo in presenza di due circostanze concomitanti:
condizione di stato vegetativo del paziente clinicamente accertata come irreversibile;
accertamento, sulla base del vissuto del paziente, che se fosse stato cosciente, questi non avrebbe acconsentito alla continuazione del trattamento.
Ovviamente questa sentenza ribalta quella data dalla stessa Corte di Cassazione nel 2005.
Il caso Englaro torna dunque all’esame della corte d’appello il 25 giugno 2008 e il 9 luglio 2008 la Corte attraverso decreto ha autorizzato Beppino Englaro a sospendere l’alimentazione e l’idratazione artificiale ritenendo che fosse già stata provata ed accertata l’irreversibilità dello stato vegetativo permanente della giovane donna e che sia stato dimostrato il convincimento di Eluana, quando era in piena coscienza, di preferire la morte piuttosto che una vita di questo tipo.

Il decreto ribadisce dei principi fondamentali.
Innanzitutto l’ affermazione della libertà di autodeterminazione terapeutica. Ogni persona deve avere riconosciuto il diritto non solo di scegliere tra le diverse possibilità o modalità di erogazione del trattamento medico,ma anche eventualmente di rifiutare la terapia e di decidere consapevolmente di interromperla in tutte le fasi della vita.
Inoltre il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione terapeutica non può essere negato nemmeno nel caso in cui il soggetto adulto non sia più in grado di manifestare la propria volontà a causa del suo stato di totale incapacità.
Ciò può avvenire attraverso indicazioni esplicite attraverso le dichiarazioni di volontà anticipate (ecco perché sarebbe necessaria una legislazione che le disciplini) oppure al posto dell’incapace è autorizzato ad esprimere tale scelta il suo legale rappresentante che potrà chiedere anche l’interruzione dei trattamenti che tengano artificialmente in vita il rappresentato (come è avvenuto nel caso in esame).
Dunque la suprema corte ha voluto eliminare ogni possibile fraintendimento,respingendo la contraria concezione che considera il diritto alla salute o alla vita, in certo senso, come un’entità esterna all’uomo, che possa imporsi, in questa sua oggettivata autonomia, anche contro e a dispetto della volontà dell’uomo.
(…) la prosecuzione della vita non può essere imposta a nessun malato, mediante trattamenti artificiali, quando il malato stesso liberamente decida di rifiutarli.

Si può ben immaginare l’eco seguito ad un decreto di questo tipo!
Si è subito parlato da parte della maggioranza di governo di un’ingerenza della corte di cassazione nella sfera di attribuzione del legislatore disciplinando il caso concreto sottoposto al suo esame in assenza di una legge.
E mi figuro i membri della Corte alzarsi in piedi e sentenziare al pari di Antigone: non volevamo colpe nel tribunale degli dei intimiditi da ragioni umane.
Anche se in questo caso oltre che a ragioni umane ci si appella a ragioni divine!!!
E’ la stessa Chiesa a schierarsi contro questa pronuncia in difesa del tanto agognato diritto alla vita.
Monsignor Fisichella così sentenzia: La decisione dei giudici giustifica di fatto una azione di eutanasia. Provo profonda amarezza per come si risolverà purtroppo una vicenda di dolore,perché Eluana è ancora una ragazza in vita, il coma è una forma di vita e nessuno può permettersi di porre fine ad una vita personale.
Ma se il soggetto interessato non ritiene la sua vita a quelle condizioni un bene, è legittimo che qualcuno lo costringa a vivere “per il suo bene”?
Certo chi chiede che una legge intervenga non vuole imporre un limite oltre il quale “staccare la spina”. Non vuole imporre il proprio pensiero su chi si accontenterebbe di sopravvivere nella speranza di un miracolo.
Ma ancora una volta si chiede uno stato completamente avulso da ideologie, che sappia garantire ad ogni cittadino la libertà di operare delle scelte serenamente,senza ricorrere ad avvocati,stratagemmi ed ingenti spese sperando che,nella migliore delle ipotesi, un giudice accolga la sua richiesta!
La maratona di Beppino Englaro ha avuto esito positivo,ma ci sono storie di quotidiana disperazione che non si risolvono allo stesso modo.
Perché questa non è l’eterna lotta tra un partito della vita e uno della morte, ma una superiore richiesta di giustizia.
Per non avere colpe di fronte quelle vittime innocenti: nella sfortuna di una vita stroncata, sarebbe un dono regalargli una morte serena.

Nessun commento: