mercoledì 24 settembre 2008

S'allunga l'"ombra" di don Camillo e Peppone

di Loredana Guida *
A Guareschi avrebbe potuto suggerire la trama per un nuovo episodio di "Don Camillo e Peppone", anche se il sindaco di "falce e martello" conosce forse solo l'applicazione pratica che di questi utensili si faceva nei mestieri di un tempo. E se piuttosto che in Romagna la vicenda si sviluppa nell'entroterra dell'Agrigentino, rimane però la "gustosa" contrapposizione tra l'istituzione religiosa (rappresentata dall'arciprete) e quella politica (personificata dal sindaco, per l'appunto). E adesso è a "rischio", lo annuncia il parroco, lo svolgimento delle prossime feste popolari e religiose.

I fatti si svolgono a Raffadali e a "fronteggiarsi", è facile dedurlo, sono don Giuseppe D'Oriente e Silvio Cuffaro. Il primo ha voluto addirittura mettere per iscritto, in una lettera inviata per conoscenza anche all'arcivescovo, al prefetto, al comandante dei vigili urbani raffadalesi e al comandante della locale stazione dei carabinieri, i motivi che lo hanno indotto a rivolgersi all'intera cittadinanza per mostrare il proprio disappunto: la mancanza di "attenzione" e lo scarso "spirito collaborativo" del sindaco che avrebbe dovuto affiancare l'attività ecclesiale fornendo il servizio d'ordine e di limitazione del traffico veicolare durante diverse festività.

"Qualche giorno prima della festa del Corpus Domini ho chiesto il servizio d'ordine: arriva la processione il 25 maggio, e non si fa vedere nessuno a vigilare sulla sicurezza né qualcuno mi ha avvisato che sarebbe venuta meno. Scottato dall'esperienza – ha scritto l'arciprete –prima delle festività della Madonna degli Infermi in programma dall'11 al 20 luglio, sono andato a trovare il sindaco per ottenere rassicurazioni sulla presenza dei vigili durante le due processioni che durano una media di 9 ore: la sera del 12 luglio invece è stata messa a rischio l'incolumità delle centinaia di pellegrini che si sono trovati in via Nazionale e la piazza antistante la chiesa del Carmine in mezzo al traffico". L'arciprete ha, quindi, proseguito il proprio intervento raccontando di essersi visto costretto per proteggere i fedeli ad annunciare la sospensione delle altre processioni e attività che si sarebbero svolte all'esterno della chiesa.

"Il sindaco qualche giorno dopo, incontrandomi, ha espresso il proprio disappunto per avergli 'messo contro il paese'. Mi rendo conto che la salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini riguarda le regioni del centro-nord – ha detto non senza un pizzico di polemica don D'Oriente – mentre in 'Terronia' di cui siamo l'estrema propaggine, come diceva un noto comico, sono 'quisquilie'. E che sia così lo dimostra quanto si è ripetuto domenica 7 settembre: in occasione della tradizionale festa della Madonna nessuno si è fatto vedere né ha ritenuto opportuno di dare notizia della propria assenza agli organizzatori della festa che, anche stavolta, a proprio rischio e pericolo si sono accollati responsabilità da altri allegramente declinate. A questo punto credo che come arciprete dovrò rivedere tutto lo svolgimento delle feste popolari e religiose a Raffadali", ha concluso il parroco.

Sulla vicenda sarebbe stato bello sentire il sindaco Cuffaro, che però non è stato possibile raggiungere al telefono ma che di certo vorrà dire la propria in un secondo momento.

*da www.agrigentonotizie.it

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