giovedì 13 novembre 2008

Noi, generazioni senza diritti, pensando all'America di Obama

di Giorgio Santelli*

Non è qualunquismo. E’ sfogo e quasi disperazione. Facciamo parte di una generazione “estesa” a cui è negato tutto. Quella generazione di uomini e donne che vanno dai 25 ai 40 anni e che si sente di militare nel centro sinistra è la generazione più sfigata dal dopoguerra ad oggi. Certo: non avremmo vissuto grandi momenti della storia, la guerra, la resistenza; non abbiamo vissuto né il 68 né il 77. Ma nel nostro Pantheon ci stanno sicuramente i Fratelli Rosselli, Gramsci, Matteotti, De Gasperi, Sandro Pertini e Berlinguer. Siamo i figli dello sviluppo economico. Ci hanno sempre detto che le nostre sono le generazioni fortunate, quelle che non hanno dovuto lottare per raggiungere i diritti che prima non c’erano. Ma oggi, questa generazione impegnata, vive nell’epoca dei diritti acquisiti che valgono per chi è nato prima di noi ma non per noi. E non varranno nemmeno per i nostri figli. Da figli dei diritti siamo diventati cittadini del precariato, siamo nuova classe di sottoproletari che non possiamo nemmeno pensare ad un figlio perché costa o perché, quando siamo donne, ci dicono che sarebbe meglio per un po’ non pensare a metter su famiglia. Per un po’ – ci dicono – bisogna pensare al lavoro. E se cominci a pensare al lavoro a trenta anni perché prima nel mercato del lavoro non si entra, un figlio quando lo fai: a 40? E allora, a volte, ci pensi e non lo fai più. Oppure lo fai e diventi cittadino del mondo fatto a rate. Rate per la casa, rate per la macchina a cui si aggiungono le rate per una pensione che altrimenti non avrai, le rate per una lavatrice o per un televisore. In una situazione così desolante stiamo perdendo la voglia di impegnarci. C'è un ministro che vuole mettere i tornelli ma la maggiorparte di noi non potrà nemmeno passare tra quei tornelli. C'è un presidente del Consiglio che dà dell'abbronzato a Barak Obama. Sconvolge il mondo ma non sconvolge l'Italia. Il centro sinistra ha perso le elezioni e i giovani lo hanno votato poco. Se si riuscisse a fare il conto dei giovani che mancano all’appello verrebbe fuori che la percentuale di non voto tra di loro è altissima. Qualcuno, prima o poi, i conti li farà. Il centro sinistra ha governato, o meglio ha litigato. E lo ha fatto a tal punto che ha preferito riconsegnare il Paese a Berlusconi piuttosto che interrogarsi su quello che sarebbe stato il male minore. Abbiamo una classe dirigente politica – ma anche finanziaria, economica – che fa invidia all’Unione Sovietica Brezneviana. Il gruppo dei 45 che ha lavorato alla fondazione del Partito Democratico ha un’età media superiore ai vecchi prepensionati della Fiat. Hanno pensato di mettere i giovani nelle liste, precettandoli in giro per l'Italia, prendendoli dall'alto. Alcuni sono in Parlamento ma nessuno di loro ha detto nulla a difesa delle battaglie che altri giovani stanno facendo per la difesa della scuola pubblica, per il diritto all'istruzione, per il diritto al lavoro. I giovani in Parlamento sono giovani silenziosi. Ci dicono che facciamo bene a protestare quando stanno all'opposizione. Ci dicono che facciamo male a farlo quando stanno al governo. Ci dicono che stanno pensando di risolvere il problema delle nostre pensioni. Lo fanno permettendo ai pensionati di rimanere ancora nel mercato del lavoro. E così il rischio è che noi cominceremo a lavorare dopo i quaranta anni e andremo in pensione passando direttamente per il camposanto. Ci dicono che vogliono un'Italia più giusta, e intanto definiscono che in Italia ci sono quattro persone che hanno una giustizia più giusta degli altri. Ci dicono che serve un Paese trasparente e intanto vogliono chiudere la bocca ai cronisti. Ci dicono che in questo paese l'informazione deve essere plurale e il mercato libero. Intanto noi paghiamo all'Europa i soldi per permettere a Retequattro di violare la legge ed Europa 7 non può trasmettere. Se facciamo questi ragionamenti siamo bollati immediatamente come qualunquisti. Perché siamo capaci di dire solo le cose che non vanno senza però fornire, dopo l’analisi, qualche soluzione. Beh… pensate: questa generazione di qualunquisti senza diritti e precari è poi quella stessa che porta avanti il volontariato sociale. I giovani precari stanno sui 118, nella Croce Rossa, in Emergency o nella protezione civile. Accompagniamo gli anziani e i disabili con la Caritas, facciamo i giornalisti di frontiera a due euro al pezzo, siamo la spina dorsale e la manovalanza di un sistema che non ci garantisce. Badiamo al sistema universitario con i ricercatori pagati quanto le badanti. Non prendiamo l’ambulanza per andare in uno studio televisivo (la politica ha fatto anche questo), né andiamo a Valencia a vedere le finali di coppa America sulla barca di Tronchetti Provera. Faremo anche le vallette ma il nostro corpo lo usano a loro piacimento donne e uomini che non fanno parte della nostra generazione. Siamo a favore o contro i Dico, ma non ne facciamo una guerra di religione, perché noi siamo contro le guerre perché siamo quelli che sfilano colorati nelle marce per la Pace. Amiamo il prossimo nostro anche se parla una lingua diversa dalla nostra e ha la pelle di un altro colore. Siamo i tanti giovani che stanno con Libera contro le Mafie, o siamo a fianco dei giudici che vogliono togliere la corruzione mentre in Parlamento, appartenenti ad una generazione che non è la nostra, siedono decine e decine di parlamentari inquisiti, rinviati a giudizio o in attesa di processo. Ci chiamano qualunquisti? Chiamateci solo cittadini e, per piacere, voi che dite di voler difendere quei diritti che non abbiamo più mettevi una mano sulla coscienza e cominciate a fare il vostro lavoro! Pensiamo agli Usa e pensiamo alla novità di Barak Obama, il quarantasettenne nuovo Presidente degli Stati Uniti. Pensiamo a quello che ha detto in questi mesi e al risultato ce ha ottenuto. Siamo felici per gli Stati Uniti ma abbiamo paura che quello che è successo lì da noi non potrà mai succedere.


*direttore di Articolo 21 - Rai News 24

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