lunedì 25 maggio 2009

Il Teatro di Lorenzo..


di Giovanni Taglialavoro *

La storia di Lorenzo Reina è assai nota così come il suo viaggio di andata e ritorno dalla pastorizia alla pastorizia con tappa intermedia nel mondo dell'arte e della scultura in particolare. Una storia che abbiamo raccontato tante volte e che mai smette di stupirci.

Adesso vive a Santo Stefano di Quisquina dove, a pochi passi dall'eremo di Santa Rosalia, ha creato una fattoria didattica come poche se ne vedono dalle nostre parti.
C'è di tutto: innanzitutto le pecore, generose e sagge, quindi la ricotta e il formaggio di omerica ascendenza, poi le asine col prezioso latte, prezioso perché di più amichevole digeribilità, un laboratorio all'aperto di scultura, un museo ottagonale, il pagliaru totemico a ricordo delle mani possenti del padre, e...un teatro all'aperto, parente delle antiche cavee greche, forse anche di esse archetipico con un rovesciamento temporale plausibile e forse anche concepibile: se dalla fantasia di Lorenzo, dalle sue suggestioni oniriche, dal suo silenzioso e tenero ascolto del 'genius loci' della montagna della Quisquina è emersa quella particolare forma, chi può escludere parti simili ben prima dei rigorosi e geometrici architetti greci, in altri uomini sicani di sensibilità strepitosa come quella di Lorenzo?
Un teatro dunque sul ripiano di un acrocoro dal quale nei giorni di tramontana puoi scorgere come assai prossimi i paesi di Santo Stefano e Bivona e un po' più in là il mare di Sciacca e la sagoma di Pantelleria.
Un teatro annunciato dal volto gigantesco di una divinità femminile e dalla pietre numerose sparse sul terreno più dei cespugli e raccolti ed alzati a circoscrivere cavea e orchestra.
I posti a sedere sono segnati da blocchi di pietra che replicano sul piano la costellazione di Andromeda.
Tutto è pronto per l'inaugurazione. Toti, Alfonso, Costantino e appunto Lorenzo stanno pensando a cosa inserire nel cartellone. C'è da aspettarsi proposte raffinate che ti restituiscono il piacere della vita e l'amore verso l'uomo. Sono esclusi, anzi per la verità neanche pensati, soldi e biglietti. Chi ama una Sicilia diversa da quella oggi prevalente, una Sicilia gentile ed esigente, dubbiosa ma operosa, entusiasta e umbratile, è invitato d'ufficio.

*Tratto da www.suddovest.it

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