domenica 2 agosto 2009

L'ospedale nel deserto dei tartari

Di Paolo Vizzì
Mi trovavo al pronto soccorso per un problemino occorso a mio nipote e li ho visti: due finanzieri, alcuni funzionari e dietro un codazzo di curiosi. Una pura coincidenza, ma ero lì mentre mettevano i sigilli al S.Giovanni di Dio, l’ospedale di Agrigento, inagibile e da sgombrare entro gli ultimi giorni di Agosto dell’anno domini 2009. Nessuno di noi ne ha mai parlato particolarmente bene, vuoi per la cordialità mai superata del personale, vuoi per il livello di alcune prestazioni vuoi perché l’erba del vicino è sempre più verde. Per tutti noi ad Agrigento c’è sempre stato soltanto una specie di mega pronto soccorso dal quale scappare non appena c’era il sentore di qualche problema che poteva essere grave. Venti anni ci sono voluti per completarlo e qualche giorno per accorgersi che era nato male, molto male, nessun riferimento alle strutture, ma quei pavimenti erano, a dir poco, scandalosamente mal realizzati. Poi si scoprì che i cablaggi erano stati rosicati dai topi e così via…. Dopo cinque anni i cavi erano stati sostituiti, i pavimenti in parte rifatti e probabilmente tra altri cinque sarebbero stati sistemati pure gli ascensori che funzionavano a singhiozzo. In somma tutto era un po’ sgarrupato, per dirla alla Marcello D’Orta, ma almeno esisteva. Spesso soltanto la perdita di qualcosa ne fa percepire il vero valore e così è per l’ospedale. Immaginate di dover percorrere con un ferito tutta la provinciale per Siculiana e poi dover fare lo scorrimento veloce fino a Ribera per arrivare al pronto soccorso più vicino o dover sfrecciare lungo la 640 (fra poco un grande unico cantiere) per raggiungere Canicattì, una pura e semplice follia. Oggi bastano 7 minuti per essere soccorsi, fra un mese potrebbero volerci tre quarti d’ora, chi ne subirà le conseguenze saranno certamente i più deboli. Il provvedimento di chiusura è stato certamente meditato e non frutto di improvvisazione o avventatezza. Anche le conseguenze sono state certamente messe in conto e non c’è dubbio che questa decisione sia frutto di studi approfonditi condotti da professionisti competenti e responsabili. Alcuni dubbi però sorgono spontanei. Un mese di tempo per lo sgombero di una struttura così grande e complessa è un termine irragionevolmente breve e certamente non rispettabile; sembra che una grossa parte della struttura, compreso il pronto soccorso e la rianimazione, sia in acciaio e quindi priva di calcestruzzo impoverito; sembra poi che le verifiche sui solai e sulle fondazioni, fatte in fase esecutiva, non fossero tanto fuori dalla norma. Se tutto questo risponde al vero qualcosa non torna. Perché tutta questa fretta, perché non chiedere più pareri tecnici, perché non valutare un provvedimento di chiusura parziale imponendo tempi certi per la messa in sicurezza come si fa in altri casi? Quando leggerete questo pezzo molti nodi saranno già sciolti, vi servirà per rinfrescarvi la memoria sugli antefatti. Allo sconforto (dopo aver visto mettere i sigilli ed aver letto quelle quattro righe di provvedimento mi sono vergognato come un verme di appartenere alla sicilitudine agrigentina ed ho scaricato una tale quantità di parolacce alla nostra inettitudine da fare arrossire il più incallito bestemmiatore) si somma la rabbia di vedere che questa notizia passa tra la popolazione come l’ennesimo avvicendamento nella giunta di Silvio Cuffaro a Raffadali, cioè nell’indifferenza più totale. Oggi su tutti i telegiornali locali passava la notizia di una manifestazione contro la chiusura del S.G.d.D. alla quale partecipavano soltanto gli impiegati sindacalizzati, ma a questi Giurgintani cosa deve capitare per fargli spostare il culo dalla poltrona ed andare a difendere i propri diritti? Mai visto popolo così supino, dimesso e provo di idealità (tranne qualche lodevole eccezione). Forse con l'andare del tempo e con l'effetiva chiusura, alla quale magari molti non credono, si renderanno conto della situazione e si muoveranno come avrebbero già fatto in qualsiasi altra parte del globo terraqueo. L'unica speranza che nutro è che la soluzione non sia peggiore del problema, mi riferisco alle solite sciacallate di cui siamo capaci in Sicilia anche quando è necessario spitito di sacrificio e non rapace opportunismo. Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di forme di bieco affarismo teso a facili guadagni o a passerelle mediatiche di bassa tacca come già vediamo da diversi giorni. Il problema è serio e le scelte debbono essere responsabili e tese soltanto a garantire il diritto alla salute dei cittadini... per fortuna non ci sono elezioni in vista... forse.

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