martedì 23 febbraio 2010

LA TANGENTOPOLI DEL TERZO MILLENNIO

di Michelangelo La Rocca

Negli ultimi tempi la corruzione nel nostro Paese ha riconquistato le prime pagine dei giornali e si intravede l’arrivo di una nuova tangentopoli ( quella del terzo millennio) che si preannuncia più clamorosa e roboante di quella degli anni ’90. C’è, anzi, chi si spinge ad affermare che, nel confronto, i protagonisti della prima tangentopoli sembreranno dei timidi gesuiti e non solo perché mancavano…… le escort!
La corruzione, purtroppo, non risparmia né il centrodestra, né il centrosinistra. Sembra, però, che si possa cogliere una differenza. Quando la corruzione riguarda i politici del centrosinistra scattano immediatamente le dimissioni e sia i partiti, che i militanti di tale schieramento, esigono le dimissioni come un atto dovuto, come se quell’area e quello schieramento politico non avessero completamento smarrito il senso delle istituzioni, quello della dignità politica e, in una buona sintesi, quello del comune senso del pudore.
Quando, invece, la corruzione riguarda l’altra metà del cielo politico del nostro Paese, quello del centrodestra, tutti fanno quadrato intorno all’indagato di turno ( vedasi da ultimo il caso Bertolaso) e si scatenano contro i giudici gridando al complotto con il risultato che gli inquisiti restano con fastidiosa protervia al loro posto.
Si dirà che è una ben magra consolazione ed è vero. La corruzione è sempre e comunque detestabile, lo è ancora di più quando riguarda le calamità naturali o, peggio, quando colpisce la sanità e, quindi, la salute dei cittadini.
Però questa differenza c’è e merita di essere sottolineata. Rubare è reato, è violazione anche di uno dei dieci comandamenti dati da Dio a Mosè.Però rubare e non sentire neanche il dovere di farsi da parte è qualcosa di ancora più grave, di politicamente ancora più riprovevole.

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