Nelle ultime settimane, come tantissimi italiani,
ho assistito, con un grande stupore misto ad altrettanto sconcerto, al caos delle liste escluse, riammesse e respinte; un caos, questo, sicuramente indegno di un Paese civile
e che pretenda di essere annoverato tra le prime dieci democrazie dell’Occidente.
Quanto successo in questi ultimi giorni fa parte di un contesto politicamente confuso ed agitato all’interno del quale emerge la mancanza di regole condivise e senza le quali nessuna partita può essere regolarmente giocata all’insegna del “vinca il migliore”.
Questo, però, è un dibattito che non mi appartiene e perciò voglio soffermare la mia attenzione su un aspetto tecnico che riguarda direttamente il mio ruolo di pubblico funzionario ed in particolare di Segretario Comunale di quattro piccoli Comuni della Provincia di Torino..
Io credo che buona parte del caos che si è verificato dipende da una cattiva legge varata nel 1999 ( la n.120/99 che, tra l’altro, recava in calce una prestigiosissima firma) con la quale è stata attribuita ai Consiglieri Comunali e Provinciali , e quindi in buona sostanza ai politici, la facoltà di autenticare le firme necessarie per la presentazione delle liste.
Sapete chi era il Ministro dell’Interno che ha firmato quella legge?
Giorgio Napolitano, l’attuale Capo dello Stato che, ironia della sorte, è tra i protagonisti più discussi della vicenda del decreto “ad listas”!
Prima di allora le firme si autenticavano solo negli uffici pubblici e da parte di pubblici ufficiali ( segretari comunali, notai, ufficiali giudiziari, funzionari comunali ed altri).
La solennità dei luoghi e la professionalità ed imparzialità dei funzionari escludevano che si potessero verificare brogli o, più semplicemente, che mancassero timbri, date e quant’altro potesse inficiare la legittimità delle autenticazioni.
Credo che se si ritornasse all’antico parecchi problemi sarebbero risolti. Se, infatti, si va ad analizzare storicamente il problema sarà facile constatare che le degenerazioni sono aumentate dopo il 1999 a seguito del varo di quella legge sciagurata.
Se fosse ripristinata la vecchia legge andrebbe introdotta una piccola modifica: prima di iniziare la raccolta delle firme bisognerà depositare le liste presso i competenti uffici elettorali al fine di evitare il deprecabile fenomeno delle correzioni delle liste dei candidati fino all’ultimo minuto, correzioni che rendono invalide le firme raccolte prima e che sembrano essere la causa del ritardo con il quale alcune liste sono state depositate ed, in considerazione di ciò, escluse.
Il procedimento elettorale è troppo delicato per affidarlo all’autogestione delle forze politiche: occorre fare riferimento alle autorità pubbliche capaci di assicurare, spesso anche se non sempre, professionalità, terzietà ed imparzialità.
Michelangelo La RoccaSegretario Comunale
ho assistito, con un grande stupore misto ad altrettanto sconcerto, al caos delle liste escluse, riammesse e respinte; un caos, questo, sicuramente indegno di un Paese civile
e che pretenda di essere annoverato tra le prime dieci democrazie dell’Occidente.
Quanto successo in questi ultimi giorni fa parte di un contesto politicamente confuso ed agitato all’interno del quale emerge la mancanza di regole condivise e senza le quali nessuna partita può essere regolarmente giocata all’insegna del “vinca il migliore”.
Questo, però, è un dibattito che non mi appartiene e perciò voglio soffermare la mia attenzione su un aspetto tecnico che riguarda direttamente il mio ruolo di pubblico funzionario ed in particolare di Segretario Comunale di quattro piccoli Comuni della Provincia di Torino..
Io credo che buona parte del caos che si è verificato dipende da una cattiva legge varata nel 1999 ( la n.120/99 che, tra l’altro, recava in calce una prestigiosissima firma) con la quale è stata attribuita ai Consiglieri Comunali e Provinciali , e quindi in buona sostanza ai politici, la facoltà di autenticare le firme necessarie per la presentazione delle liste.
Sapete chi era il Ministro dell’Interno che ha firmato quella legge?
Giorgio Napolitano, l’attuale Capo dello Stato che, ironia della sorte, è tra i protagonisti più discussi della vicenda del decreto “ad listas”!
Prima di allora le firme si autenticavano solo negli uffici pubblici e da parte di pubblici ufficiali ( segretari comunali, notai, ufficiali giudiziari, funzionari comunali ed altri).
La solennità dei luoghi e la professionalità ed imparzialità dei funzionari escludevano che si potessero verificare brogli o, più semplicemente, che mancassero timbri, date e quant’altro potesse inficiare la legittimità delle autenticazioni.
Credo che se si ritornasse all’antico parecchi problemi sarebbero risolti. Se, infatti, si va ad analizzare storicamente il problema sarà facile constatare che le degenerazioni sono aumentate dopo il 1999 a seguito del varo di quella legge sciagurata.
Se fosse ripristinata la vecchia legge andrebbe introdotta una piccola modifica: prima di iniziare la raccolta delle firme bisognerà depositare le liste presso i competenti uffici elettorali al fine di evitare il deprecabile fenomeno delle correzioni delle liste dei candidati fino all’ultimo minuto, correzioni che rendono invalide le firme raccolte prima e che sembrano essere la causa del ritardo con il quale alcune liste sono state depositate ed, in considerazione di ciò, escluse.
Il procedimento elettorale è troppo delicato per affidarlo all’autogestione delle forze politiche: occorre fare riferimento alle autorità pubbliche capaci di assicurare, spesso anche se non sempre, professionalità, terzietà ed imparzialità.
Michelangelo La RoccaSegretario Comunale
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