lunedì 21 giugno 2010

Pomigliano...Ho un sogno..


di Gaetano Alessi
Pomigliano specchio di un paese "Imbavagliato".

Leggendo quello che viene propinato sui media sembra di vivere in un Italia dove il polso del mondo del lavoro è tastato da "medici" totalmente ubriachi.
Da una parte i “Berluscones” chiamati non a governare ma a garantire “bonus” e privilegi ai propri “patner”, con un ministro del lavoro, ex socialista frustrato, in cerca vendette contro una Cgil, con tutte le sue contraddizioni, rimasta unico caposaldo dei lavoratori.
Dall’altra i “commentatori colti” che sparano cazzate immani come: “il sindacato inadeguato perché pensa al locale ma dovrebbe agire globale”. La storia racconta che i “diritti” sono stati conquistati nel locale e poi globalizzati. Una volta la “concorrenza” era nella campagna a fianco, ora nello stato vicino. Ma da sempre il “capitale” ha giocato a mettere i poveri contro. Basterebbe ogni tanto ripassare Marx…. Ma leggere, imparare è una fatica spesso più ampia che “pontificare”.
Su Pomigliano poi si sta scatenando il peggio del Pd. Lì ho un sogno. Vorrei che solo per un giorno Fioroni, Colannino, Veltroni, Letta, Ichino togliessero la giacca da politici e s’infilassero dentro la mia divisa che è molto più leggera di quella di un metalmeccanico. Solo un giorno gli vorrei far capire cosa significa essere "a lavoro". Solo otto ore gli vorrei far capire cosa significa compiere in continuazione gesti alienanti, essere perennemente sotto minaccia perchè come sindacalista difendi i diritti di tutti. Vorrei che solo per una volta il 27 prendessero non la loro ricca "indennità di carica" ma il misero cedolino che noi prendiamo iper tassato (e non esentasse some la loro indennità di carica) e poi vorrei che ripetessero quello che hanno detto in questi giorni con astrusa ignoranza. Ignoranti..perché ignorano la fatica dei lavoratori..Ignoranti perché non conoscono la fatica del sudore...ignoranti perché non hanno la schiena spezzata dal lavoro..ignoranti perché non sanno materialmente cosa vuol dire rischiare di non mangiare. Ignoranti.. perché io ho un contratto e devo considerarmi “fortunato” nei confronti di precari, inoccupati, migranti e poveri cristi. Ipocriti.. perché dicono di stare dalla parte dei lavoratori.
Quando la sinistra era fatta da contadini senza "scuola" come mio nonno era un punto di riferimento, conosceva la lotta, la "fame" di diritti e voleva la Luna. Ora che è fatta da professoroni è buona solo a ricevere contributi da Confindustria e Fiat per la campagna elettorale.
A Pomigliano il Referendum sarà vinto dai “SI” ma essendo un “accordo separato” ingenererà tante di quelle cause del lavoro (che le “tute blu” vinceranno tutte) tali da aumentare il livello di conflittualità in maniera esponenziale.
In realtà Marchionne con quest’operazione ha voluto “tastare” la consistenza politica della classe di governo e d’opposizione. Ha voluto vedere fino a che punto può spingersi..
Il punto di arrivo è lo smantellamento dello “Statuto dei Lavoratori”.
Quando i “reazionari” marceranno verso questo obiettivo non basterà la Fiom per arginarli. Vendola, Di Pietro sanno con chi stare. Bersani (uomo per bene, uomo competente) e la parte del Pd che lancia un boato alla parola “compagni e compagne” dovranno scegliere chi sono e cosa rappresentano. Enrico Berlinguer quando Lama gli disse “Enrico il referendum sulla scala mobile lo perdiamo” lui rispose “Noi siamo con i lavoratori”. Non erano altri tempi, quando ve lo dicono non credeteci!! Il tema è sempre lo stesso ma coperto da substrati di copertura mediatica per cui “tutto va bene”, tutto è “cambiato”. La centralità è sempre quella tra capitale e lavoro, tra una classe dirigente che vuole tutto e una massa divenuta informe che lotta per proteggere quel poco che ha.
Accettare il “ricatto” oggi serve ad inseguire la mollica domani, e presto non ci sarà nemmeno quella.
Serve il coraggio di dire “noi siamo con……” “noi rappresentiamo ….. “. Serve il coraggio di esserci.
Vedete scrivo questo per un motivo. Per anni ho raccontato la vita degli operai. Lo facevo da giornalista/politico. La raccontavo in base a sensazioni, a quello che avevo letto, a quello che mi raccontavano. Poi la lotta contro il potere mi ha portato a diventare poco più di un operaio. Credetemi è tutto completamente diverso.
Quando ti ritrovi a guardare tutto dal basso servono due cose per non morire di “apatia”: coraggio e riferimenti “etici” per cui valga la pena vivere. Il primo non manca e trovare il secondo che è diventata un impresa difficile.
“Pomigliano non si piega”, forse quel “non piegarsi” può e deve diventare un nuovo riferimento etico per gli uomini che in questo paese non hanno ancora la voglia di arrendersi.




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