venerdì 10 dicembre 2010

La Costituzione di...Arcore..

di Giusy Mangione

“La giustizia è amministrata in nome del popolo”. Così è scritto in un libricino del lontano 1948, il libricino più importante nonché fondativo dello Stato italiano…così è scritto all’art.101 della nostra Costituzione. Probabilmente chi oggi siede alla destra del “papi” nonostante gli studi fatti in gioventù, per lo più incentrati proprio su quel famoso libricino, non ricorda bene quanto contenuto in quelle poche parole.. ma il nostro quasi concittadino l’ avrà in casa un compendio di Costituzionale?! Eppure, con tutti i problemi che assillano il nostro Paese, per questi Signori urge una riforma della Giustizia…il fatto che poi sia palesemente anticostituzionale è irrilevante….Ciò che davvero conta? Manipolare la Costituzione per rendere innocuo il pubblico ministero, la bestia nera. Il sedicente rinnovamento della giustizia non è altro che questo: l'assalto all'autonomia e all'indipendenza delle procure; il tentativo di fare del pubblico ministero non un "potere" né un "ordine" ma "un ufficio" - sarà così definito - che rappresenta nel processo le fonti di prova raccolte dalle polizie dipendenti da una mano governativa che, a sua volta, deciderà con il ministro di Giustizia "le priorità" nell'esercizio dell'azione penale. Ci troviamo alla presenza di un potere costituente che pretende di scardinare l’ordinamento costituito, introducendo delle forme d’immunità per il Capo politico che non hanno alcun fondamento giuridico in un ordinamento repubblicano. Ciò comporta il cambiamento della natura della funzione pubblica esercitata dal Presidente del Consiglio o dal Presidente della Repubblica poiché il soggetto che interpreta questi ruoli è trasformato in una sorta di sovrano, politicamente inviolabile. Ed ancora, la legge di non procedibilità per reati anche precedenti ai loro incarichi, sarà limitata al presidente della repubblica e al presidente del consiglio, escludendo dunque i presidenti del senato e della camera. Ma se il principio è adottato per assicurare “serenità” alle supreme istituzioni, come si fa ad escludere quei due presidenti, visto che essi sono la seconda e terza carica dello Stato? Ma queste sono sciocchezze, facilmente superabili, come del resto il Ministro della Giustizia ritiene non urgente la situazione di mancanza in cui si trovano carceri e tribunali: il fatto che i suicidi nei penitenziari abbiano superato ogni livello di guardia non è cosa che deve interessare il Ministro della Giustizia. Il fatto che i tribunali si trovino senza risorse come quello di Mantova dove per i magistrati della procura aprire un fascicolo d'indagine è impossibile perché è finita la carta e non ci sono soldi per ricomprarla, non lo deve riguardare. Dunque, per farla breve, Giustizia non è: riduzione dei tribunali (sono oggi 1.292). Introduzione della posta elettronica per l'esecuzione delle notifiche (cinquemila cancellieri ne consegnano brevi manu agli avvocati 28 milioni ogni anno). Depenalizzazione dei reati minori per riservare il processo penale - molto costoso - alle questioni di maggiore allarme sociale. Rinnovamento della professione forense: "più avvocati, più cause" e gli avvocati in Italia sono 230mila, 290 ogni 100 mila abitanti, contro 4.503 magistrati giudicanti in un rapporto avvocato/giudice strabiliante che demolisce il processo civile. Giustizia è, per farla breve, fare in modo che il maggiore esponente politico del nostro paese, capo dell’esecutivo, non certamente Capo dello Stato ma probabilmente con forti aspirazioni a divenire tale, si eviti rogne processuali inerenti a qualche reatuccio commesso qua e la ma sempre in buona fede (per intenderci), al fine di continuare a svolgere con serenità e in modo indisturbato i suoi compiti a casa. Ma questi Signori, forse, non ricordano che per fortuna i costituenti, quelli del ’48, nella loro infinita saggezza ci hanno dotato di uno strumento non irrilevante: il referendum, sempre che non facciano fuori anche questo.

Nessun commento: