di Agostino Spataro
Sulle strade siciliane si continua a morire. In questo inizio d’anno il bilancio delle vite stroncate (soprattutto giovani) è davvero allarmante. Ma, in realtà, nessuno si allarma fra chi dovrebbe in vario modo prevenire e provvedere.
Secondo le statistiche, nel 2009, in Sicilia si sono registrati 30.000 incidenti stradali che hanno provocato 325 decessi e migliaia di feriti e invalidi. La spietata aridità del dato statistico dice che quasi ogni giorno nell’Isola viene spenta la vita di una persona solo perché usa l’automobile per lavoro o per altre esigenze; oppure- come sempre più accade - perché sta attraversando una via cittadina a piedi o in bici.
Morti insopportabili, soprattutto per noi che viviamo in una terra sopra la quale aleggia il lezzo pestifero di altre morti assurde e violente.
La gente assiste come rassegnata allo spettacolo terrificante della morte, partecipa, sgomenta, ai funerali. Si va avanti così, fino alla prossima vittima. Oltre al dolore inconsolabile dei parenti non resta nulla.
Qualcosa bisogna fare e subito! La difesa della vita deve avere priorità su tutto.
Non si può accettare come una sorta di “maledizione statistica” quest' altissimo tributo di sangue che la Sicilia paga, certo, per l’inadeguatezza della sua rete stradale ma anche- bisogna gridarlo- per le nostre stravaganze o per appagare le insane voglie del dio del profitto e della velocità.
Ovviamente, il fenomeno non è solo siciliano ma italiano e europeo.
Tuttavia, il fatto che più preoccupa è che nell’Isola le autorità preposte stanno facendo poco o nulla per prevenirlo e la stessa opinione pubblica sembra non reagire adeguatamente alla gravità degli eventi affatto ineluttabili.
Ma quanti morti dovremo contare per smuovere i governi (anche locali) e gli organismi amministrativi preposti?
Questa e altre domande frullano nella testa di noi cittadini e utenti della strada.
Le risposte dovrebbero venire, in primo luogo, dallo Stato, dalla regione, dalle province, dai comuni, dalla scuola, dai corpi preposti alla prevenzione e alla repressione delle violazioni del codice della strada. E anche da chi si mette al volante che deve evitare comportamenti irresponsabili, pericolosi per se e per gli altri.
Il tutto, però, deve essere riconducibile ad uno sforzo speciale, concertato e programmato in ambito regionale, mirato a reimpostare la politica della mobilità su basi nuove: meno auto private e più mezzi pubblici, controlli più estesi e penetranti e anche un’educazione stradale più appropriata, senza più patenti comprate o vendute.
Insomma, si richiede una vera svolta delle politiche pubbliche mirata alla salvaguardia della vita umana e alla razionalizzazione del traffico veicolare.
Tutti dovremo contribuire a questo sforzo: i singoli cittadini, le famiglie, la scuola, le associazioni. La situazione è davvero drammatica, anzi tragica, e non è accettabile vedere persone le quali invece di rivendicare rigore e sicurezza raccolgono firme per eliminare i pochi autovelox e le altre misure di prevenzione.
Così com’è biasimevole l’attitudine (talvolta, anche dei media) di scaricare sempre sulle “strade della morte”, sulle “curve assassine” ecc, le responsabilità degli incidenti, anche quando le cause sono imputabili all’eccessiva velocità, ai sorpassi azzardati.
Vero è che molte strade dell’Isola sono inadatte, poco curate, compresa la moderna autostrada Palermo - Messina inaugurata in fretta e furia da Berlusconi per esigenze di cartellone, ma è altrettanto vero che tali carenze non costituiscono le principali cause degli incidenti.
In ogni caso, nulla impedisce al governo regionale di avviare un confronto con gli enti gestori per giungere a un serio programma d’ammodernamento e di messa in sicurezza della rete viaria siciliana.
Purtroppo, i nostri governanti si occupano d’altro. Tranne, poi, correre a presenziare grottesche inaugurazioni, come quella recente di Racalmuto per il completamento di 150 metri del tracciato della nuova 640, alla quale sono intervenuti ben due ministri.
Cosa fare nell’attesa che i governi provvedano?
L’automobilista intelligente deve ricorrere a tutto il suo buon senso adattando la guida alla realtà delle strade e non viceversa ossia pretendere che siano le strade ad adattarsi alle sue imprudenze.
Come detto, il problema non è solo siciliano ma più generale. Qualcosa si sta muovendo a livello della U.E. che ha posto l’obiettivo di ridurre i decessi del 20%.
Anche in Italia e in Sicilia c’è stato un calo, ma al di sotto dell’obiettivo medio europeo, mentre in alcuni Paesi del nord , anche in Portogallo, le riduzioni oscillano fra il 30 e il 50%.
Dunque, quando si vuole si può. Tuttavia, resta sempre alto il tributo di sangue che si paga sulle strade europee che, nel 2009, hanno fatto registrare la morte di 35 mila persone, in gran parte giovani sotto i 30 anni e tantissimi bambini sotto i 14 anni. A ben pensarci, una media città popolata di giovani e giovanissimi.
Morti, in gran misura, evitabili poiché dipendenti dai comportamenti umani, come dimostrano le principali cause che le determinano, nell’ordine: l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di droghe, il mancato uso delle cinture, la deficiente sicurezza dei veicoli, la scarsa manutenzione delle strade.
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