lunedì 28 febbraio 2011

Parlando di passato, presente e futuro.

A Raffadali da qualche giorno ha visto la luce la nuova giunta comunale. La terza in quattro anni. C’è poco da commentare dato che dei “morti” è sempre meglio non parlare.
Stendo un velo pietoso sulla nomina degli assessori. Chi ha memoria storica ricorderà che questi cambi li avevamo pronosticati sei mesi fa e ci dispiace per il trattamento umano subito dagli ex amministratori, ma il cuffarismo è fatto così: ti prende, ti usa e ti butta via. Un benvenuto a Nino Di Noto, amico di una vita, e buon lavoro a Giovanna Vinti.
Detto questo va affermata una cosa chiara: non pensi, chi oggi si è imbarcato in una nave che affonda, di potere domani salire su un'altra. Soprattutto non pensi che da parte nostra possa giungere alcun aiuto. Si sono fatte delle scelte, ognuno ora le porti avanti.
I numeri dicono che con l’esclusione di Angelo Salemi il clan Cuffaro è ormai netta minoranza in paese e vivrà solo per poter grattare il fondo del barile, vendicarsi sugli ex amici e fare qualche “favore” a spese della comunità. Con la “promozione” di Peppuccio Sicurello ad assessore finisce inoltre l’esperienza del “difensore civico” a Raffadali. Un dramma in un paese normale, una fortuna per il nostro se si pensa che nell’ultima relazione da “civico” del Sicurello uno dei problemi portanti del paese, secondo lui, era quello di ridare il gettone di presenza ai consiglieri comunali (un minimo di vergogna no??).
Quindi mentre il cadavere si trascinerà verso via Trapani, tocca a chi ama il paese ricostruire. Sia chiaro, amministrare nei prossimi anni sarà un atto di coraggio: senza soldi, senza progetti e con un retroterra culturale annullato dagli ultimi otto anni di niente. Servirà ricostruire un clima di “solidarietà” tra chi vorrà mettersi in campo e i cittadini. Servirà un grande amore per il paese e non per le proprie tasche. Un progetto quindi, che guardi da oggi a vent’anni, che metta le mani su una condizione urbanistica folle, che dia un “ruolo” a Raffadali, che rimoduli i servizi sociali aiutando davvero chi ha bisogno, che consenta una condivisione massima di tutte le decisioni e che abbia grandi atti di coraggio in tema di acqua, rifiuti e viabilità. O si lavora per fare “cose” o noi non siamo interessati. Non ne facciamo una questione di età né di esperienza: chiunque abbia idee è un patrimonio per il futuro. Negli anni, con Officina democratica e pochi altri, abbiamo disegnato il paese che vogliamo. Un paese per tutti e senza barriere architettoniche, che abbia cura dei propri cari (commissione tumori), che crei intelligenze e che sia vivibile. Le nostre petizioni popolari e le nostre battaglie culturali hanno portato alle uniche vittorie “sociali” a Raffadali, spostando la discussione politica da mera rincorsa all’euro ai bisogni di tutti. Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro*. Ora serve il salto di qualità, serve creare economia e cultura (per favore evitateci Tarallo e le sue perenni commissioni..). Sono queste le due matrici con cui fare in modo che nessuno sia più obbligato a scappare da Raffadali. Serve un progetto e grazie ai “cadaveri” abbiamo un anno per realizzarlo, loro si freghino pure gli ultimi spiccioli rimasti (tanto non cambia molto), noi nel mentre pensiamo alla Raffadali del 2020.

Chi ci vuol stare l’aspettiamo il 29 aprile in occasione dell’uscita del numero 50 di AdEst. Festeggeremo il passato, il presente e se vorrete costruiremo assieme il futuro.

*Arrigo Boldrini

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