sabato 5 marzo 2011

GENERAZIONE IN FUGA

di Laura Tuttolomondo

Se proviamo ad immaginare il nostro futuro appare chiaro che solo un cumulo di incertezze attende i giovani di tutt’Italia e forse in particolare quelli del sud. La stagnante situazione politica e socio-economica di questo paese lascia davvero poca speranza di costruirsi un futuro libero da compromessi, senza dover ricorrere a clientelismi, poiché anche i ragazzi più in gamba e preparati faticano ad affermarsi nel lavoro. Le prospettive dopo la laurea, per la maggior parte degli studenti, sono anni di precariato, sempre sull’orlo dello sfruttamento, oppure la fuga verso il nord d’Italia o verso i paesi esteri. È la cosiddetta “fuga dei cervelli” che ormai da tempo priva il paese delle migliori menti, la risorsa più preziosa. Ricercatori, professionisti e non solo, giovani che scelgono di abbandonare il loro paese per motivi professionali e talvolta anche per motivazioni diverse. Forse perché non si riconoscono più in questa nostra realtà immobile, dove la meritocrazia sembra ormai esser diventata un’utopia piuttosto che un sano metro di giudizio e dove la preparazione e duri anni di studio non pagano più o quasi. Rispetto al flusso migratorio che colpiva l’Italia quasi un secolo fa le motivazioni sostanziali non sono però così tanto cambiate, anche se questa volta non si tratta di contadini o operai in cerca di fortuna, ma ad andar via, a causa dell’ormai paralizzato mercato del lavoro, sono giovani neolaureati. I problemi del paese si stanno oggi ripercuotendo pesantemente sulle nuove generazioni tanto che la nostra sarà la prima generazione, dopo quasi mezzo secolo, a vivere in condizioni peggiori di quella dei padri. Il nostro paese sembra non aver posto per i giovani e l’economia continuerà a rallentare fintanto che questi ne saranno esclusi. “Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque, un centesimo di una velina o di un tronista, forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai… questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti…” Questo è quel che il direttore generale della Luiss, Luigi Celli, scrive in una lettera al figlio pubblicata su “La Repubblica” lo scorso novembre, in cui lo esorta a lasciare questa terra diventata lo specchio di una classe politica fossilizzata, vecchia, disillusa ,troppo attaccata agli interessi personali. Questi problemi ci accompagnano ormai da tempo e, anche se i giovani per primi li vivono sulla loro pelle, faticano a trovare una soluzione che trasformi la delusione in un fattivo impegno collettivo. Ci si sente inermi di fronte a qualcosa che inevitabilmente sembra debba travolgerci. Tutti sembrano essere d’accordo nel considerare la politica attuale malsana e corrotta ma pochi riescono a trovare uno slancio per un reale cambiamento della compagine sociale odierna. I giovani faticano a crearsi una personale idea politica, un ideale di vita per cui battersi, forse anche in conseguenza di uno scarso interesse politico e, a ragione, anche a causa di una totale sfiducia nelle istituzioni. Vorrei fosse chiaro che la mia non vuole essere una sterile polemica e né tanto meno un invito ad allontanarsi dal nostro paese per aver più fortuna, ma solo un’ amara constatazione di come oggi ai miei occhi, e forse agli occhi di tutti i nostri giovani, appare il futuro: da un lato c’è il desiderio di lasciare questa terra di contraddizioni, lasciarsi così alle spalle le scarse prospettive post laurea, le lontane possibilità di crearsi una propria indipendenza economica e di mettere a frutto nella professione le conoscenze acquisite con anni di studio; dall’altro invece c’è il forte desiderio di restare, continuare a lavorare, a studiare per provare a cambiare le cose perché da questo paese non fuggano, come i cervelli, anche le speranze.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Le amare costatazioni non servono. Sono anni che si sa che il futuro per i giovni di oggi sarà peggiore di quello che si aspettavano i loro padri. Sono anni che vado dicendo che i vecchi di domani dovranno girarae col piattino in mano, poichè lo loro pensioni, se ne avranno, saranno una miseria. Però dov'è la reazione giovanile, intendo dire una reazione di massa? Forse bisogna cominciare a rebdersi conto che non c'è più neanche la scappatoia della fuga all'estero o al Nord Italia. Il capitalismo è ovunque in crisi-sollo la Grrmania si salva in parte- e la crisi viene scaricata suk alvoro. O ci si rende conto che bisogna ribellarsi in massa o davvero resteranno "l'occhi pi chianciri". Non c'è più trippa per i gatti; nè i detentori delle ricchezze sono disposti a cederne anche una minima parte a favore dei deboli. Come diceva un grande previggente e sapiente "Proletari di tutto il mondo, unitevi"! So che non è facile nell'era del trionfo del bunga bunga, ma non c'è alternativa.
vincenzo

Pasquale Faseli ha detto...

Carissima Laura, ti do del tu perché ho 59 anni e potrei essere tuo padre. Il tuo articolo meriterebbe di essere divulgato anche qui a Varese dove vivo, per cui ti invito ad inviarlo a www3.varesenews.it con questa e-mail direttore@varesenews.it
magari firmandola Laura Tuttolomondo, Raffadali, Sicilia
o qualcosa di simile.
se vuoi saperne di più questa è la mia e-mail pasquale.faseli@tin.it

Anonimo ha detto...

Buonasera Laura,
ho letto queste riflessioni ma stiano attenti a non criticare solo quello che succede oggi. E' storia vecchia di oltre cento anni, tanti se ne sono andati dall'Italia. Ne so qualcosa, anche mia figlia se n'è andata, nell'altro emisfero ed un po' di anni fa, quando c'erano quelli che oggi sono all'opposizione (a fare che cosa? se non solo criticare senza nulla proporre). Nulla è cambiato da quella volta se non una crisi economica che non é partita dall'Italia. Il nostro male è una classe politica, senza nessuna distinzione, che è vecchia e corrotta da tanti anni, da sempre! Con questo presupposto ogni persona sana di mente se ne andrebbe da qui. Non lo posso fare però. In Australia dopo i trent'anni non ti vogliono più per andare a lavorare. Ed io ci vorrei andare per non vedere più queste schifezze. Per non leggere più i nostri giornali, per non vedere più la nostra TV, per non sentire le solite stupidate fra le ragioni della sinistra e della destra. Ci posso andare solo per turismo, peccato! Quando mi daranno la pensione (se me la daranno), cambierò aria, me ne vado da qui, voglio andare dall'altra parte del mondo e dimenticare l'Italia, l'Europa Unita (?!?) e tutte le schifezze che ci sono qui. E non ci tornerò nemmeno per fare il turista! Pessimista? no, sinceramente stufo di tutto quello che succede qui! Byeeeeeeeeee

Anonimo ha detto...

La fuga di cervelli ,non è solo un problema italiano,ma europeo.
E' l'europa vecchia,non solo nelle sue strutture ma anche ma nella sua storia nel suo clientelarismo in vista,o nascosto!!Non va meglio in francia e germania i cervelli se ne vanno ...in Cina,India,Brasile,tutte economie in forte crescita!!!
Ma ragazzi non illudetevi!!nessuno vi regalerà niente!Ogni giorno dovrete lottare per conservare il posto di lavoro,non esistono sindacati che vi proteggono,tutti i giorni dovrete dimostrare attaccamento e lealtà alla vostra azienda e spirito di sacrificio.Personalmente ho passato 27 anni all'estero, sicuramente non stavo male,ma la vita affettiva e privata è sacrificata al lavoro....io ricordo di aver lavorato una volta anche il giorno di natale!!!
e non ero in africa...ma in Svizzera!!

Anonimo ha detto...

Cara Laura hai perfettamente ragione. Ma credo che molti che non possono permettersi di andare all'estero devono per forza rimanere qui e saranno costretti a lottare nel tentativo di cambiare questo sistema politico corrotto ed incapace di capire che cacciare all'estero le nostre intelligenze migliori vuole dire far morire un paese e condannarlo nei valori e nella qualità, all'inettitudine e all'inferiorità. Purtroppo questo è proprio il risultato di decenni e decenni di un alternarsi di cattivi politici compromessi con organizzazioni criminali e corruzione che man mano si è estesa in tutti i settori e che sta minando la stabilità e le libertà del nostro paese. Se se ne avrà la possibilità si dovrà incominciare dalle elementari ad educare i bambini, con la collaborazione dei genitori, affinché non ci siano delle informazioni educative che contrastano tra di loro,nell'insegnare come scegliere le persone che ci rappresenteranno nell'amministrazione del nostro paese. Insegnare loro quali saranno i criteri che dovranno rispettare per tentare di avere una rappresentanza politica più degna di essere definita tale e di dare loro una meritata fiducia. Bisogna ricominciare a pensare di dover rieducare gli italiani ad essere cittadini degni di rispetto in un paese che possa essere considerato a tutti gli effetti un paese libero e civile. La speranza è nelle mani di chi rimane.

Ulisse ha detto...

Ho letto sia l' articolo che i commenti ed ho notato il riferimento verso quegli amministratori pubblici di oggi che sono la causa del malgoverno e del disfacimento sociale del paese.
E' vero condivido tutto, ma non ho letto nulla sulle responsabilità oggettive. Sono io il primo a dir male dei politici che grassano il popolo e bloccano la società, ma quanta responsabilità abbiamo noi come popolo elettore che diserta le urne per becero menefreghismo, accondiscendenza verso il clientelismo da leccapiedi, evasione delle tasse, tentativi in tutti i modi di truffare lo stato come se lo stato fosse l' aguzzino di un altro mondo.
Mi fermo quì che ce ne sarebbe per una settimana; quindi, se siamo noi "popolo" i primi ad essere disonesti verso noi stessi, che mondo potremo mai lasciare ai posteri? Solo macerie e abbrutimento sociale.
Scrisse un grande:
"HAI SERVA ITALIA
DI DOLORE OSTELLO
NAVE SANZA NOCCHIER
IN GRAN TEMPESTA
NON DONNE DI PROVINCA
MA BORDELLO".

Anonimo ha detto...

Per ricomporre quella maggioranza
Che non c’è più.
Acquista i voti da persone viscide al par suo
Mandandando loro un chiaro messaggio
Onorate il contratto e vivrete ricchi e contenti.
in quanto a me io sono (CESARE) l’intoccabile
come attila dove passo io ha gli altri non rimane che piangere.
I danni che stà creando sono incalcolabili
Se cadesse ora, per rimediare quelli fatti ha tuttoggi , ci vorranno minimo 2 legislature
Se gli lasciate finire il mandato, cari giovani velo ciuccerete ha vita.
Prima lui, la sua genia dopo.
di quanti figli sarà la sua genia? Booh AUGURI
NESSUNO1°