mercoledì 30 marzo 2011

Sulla Libia.. cio che non è stato detto sul diritto internazionale

di Marcella Militello

Mi preme scrivere questo articolo di risposta al pezzo di Maria Elena per dare un’altra interpretazione dei fatti. Maria Elena ha fatto un’analisi interessante e soprattutto inconsueta visto che pochi si interessano al piano giuridico del conflitto libico. Dal mio punto di vista noto pero delle inesattezze sia dal punto di vista storico, e soprattutto dal punto di vista dell’ applicazione del diritto internazionale pubblico epenale.
Vado con ordine:Il richiamo a Lenin non è dei più appropriati soprattutto se utilizzato per condannare le nuove forme di colonialismo americano: ricordiamoci che fu l’Unione Sovietica (prodotto di una rivoluzione comunista a cui Lenin diede le radici) a porre in Afganistan le basi di quel terrorismo che oggi Russia e America temono (sfruttano)tanto.
Per il resto, convengo con te sul consueto gioco economico che muove gli arsenali militari (occidentali e non) e la dimostrazione di tutto ciò credo arrrivi non dall'intervento in se, bensi dall'intervento "tardivo", quando oramai schierarsi contro Gheddafi non sarebbe stato più pericoloso (sempre in termini economici) e un ulteriore ritardo avrebbe davvero comportato la perdita di ogni diritto di parola al riguardo.
Ma la situazione oggi è ben diversa dal colonialismo di primo secolo sia perché come tu dici il colonialismo si è trasformato, sia perchè nel caso della Libia è la reazione di un popolo ad accendere l'interesse delle potenze occidentali e non il contrario.
La situazione libica inoltre non è assolutamente paragonabile all'Afganistan o all'Iraq e limitatamente lo è ai Balcani(anche se non è nemmeno corretto parlare di conflitto nei Balcani ma di “conflitti” ognuno di portata). Se con i precedenti conflitti ci siamo tanto lamentati della totale inconsistenza dell'ONU adesso non possiamo lagnarci della sua esistenza. Sicuramente qualcosa che non quadra c’è. Ma non sussiste nemmeno la totale violazione ddel Diritto Internazionale ne un conflitto della risoluzione 1973 con la Carta delle NU.
A livello giuridico infatti per la prima volta dopo molto tempo si è atteso che la procedura (lenta, obsoleta, ingiustamente legata a un veto delle nazioni meno democratiche)facesse il suo corso. Questa risoluzione giudica legittime le rivendicazioni degli insorti ma allo stesso tempo si pronuncia per un “dialogo”. Quindi sul piano degli obiettivi la risoluzione è chiara; Dialogo non vuol dire schierarsi con l’uno o con l’altro, ma dare la possibilità agli insorti di trovarsi su un rapporto di forza che gli permetta di far valere le loro rivendicazionie negoziare con le forze governative.
E' sul piano dei “mezzi” che lascia spazio all’interpretazione:“tutti i mezzi necessari” prevede infatti che si sia fatto tutto il possiblie per scongiurare il ricorso all’uso della forza. Cio è stato fatto? La risposta è “no”! Si sarebbe potutto mettere Gheddafi alle strette in maniera diversa, se solo la risoluzione fosse arrivata con un mese di anticipo quando ancora il Generale non aveva iniziato a sterminare il suo stesso popolo. Oramai vi era l’urgenza dell’azione. 
Urgenza dell’azione che non giustifica necessariamente “tutti i mezzi”. Il diritto internazionale parla chiaro e tra i criteri di valutazione pone una clausola importantissima, la “proporzionalità: prima minacciamo, o bombardiamo direttamente? Colpiamo basi militari o la città natale di Gheddafi? Il Diritto parla chiaro, sono gli stati che interpretano male.
Se ad esempio le truppe  francesi decidano di invadere una città e aiutato i ribelli a occupare il territorio, allora ci sarebbe stata una violazione della risoluzione, se al contrario l’avianzione francese si limitasse a colpire un obiettivo militare che minacciava l’uccisione di massa di civili, allora l’azione non sarebbe stata contraria al diritto penale internazionale.
Andando avanti sulla legittimoità dell’azione, sul suo pezzo Maria Elena scrive di un “utilizzo strumentale ed opportunistico dello consiglio di sicurezza dell ONU.Art. 2 dalla Carta delle Nazioni Unite al suo settimo comma stabilisce che " nessuna disposizione del presente statuto autorizza le nazioni unite ad intervenire in questioni che appartengono alla competenza interna di uno stato".  Tale articolo non è citato per intero. Infatti continua “but this principle shall not prejudice the application of enforcement measures under Chapter Vll.” Il capitol VII conferisce al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il potere di prendere le misure necessarie per ristabilire la pace.
Sul principio dell « integrità territoriale » (art.2.4 della Carta) e conseguente non ingerenza negli affari interni di uno stato, il conflitto libico presenta delle caratteristiche che potrebbero giustificare giuridicamente tale azione. Per il diritto internazionale infatti, uno Stato per essere tale deve possedere tre elementi costitutivi fondamentali: popolazione stabile, governo sovrano e territorio su cui vale la sovranità del governo. Mancando uno di questi elementi, lo Stato vacilla.
Nel caso della Libia si è dimostrato che mancano ben due elementi : il «governo sovrano » in seguito ad abbandono di alte cariche del governo e all’incapacità di governare in se ; e il « territorio » il quale per un certo periodo è sfugito di mano alle forze governative. Sovranità e territorialità, sono due elementi essenziali che devono porre alla comunità internazionaleun interrogativo : con chi tratteremo d’ora in avanti ? Chi ha il governo legittimo ? e chi governa per davvero ?
Cio rende il conflitto di per sé internazionale perché viene meno la capacità di uno Stato di essere rappresentato all’estero e far valere la propria sovranità all’interno.
A dare la connotazione di “internazionale” si aggiungono altri problemi:
  1.  problema “emigrazione” che coinvolge tutti gli stati vicini. Bisogna distinguere l’emigrazione per contingenze economiche da quella “politica”  sancito dal Right of political asylum. 
  2. Crimini verso le popolazioni straniere presenti in territorio libico; 
  3. Rischio del conflitto di estendersi ai confine del territorio (e qui sussiste la minaccia) 
  4. Abbandono dei rappresentanti del governo all’estero.
Abbandonando invece il versante del diritto internazionale generale, va ricordato che il governo di Gheddafi ha violato anche il Diritto Internazionale Penale, nonchè gli accordi sui Diritti Umani e il Diritto Umanitario (vedi risoluzioni dell’ Alto Commissariato dei Diritti Umani e dell’Alto Commissariato dei Refugiati.

Un uomo che avvia le pratiche per lo sterminio del suo popolo non puo sessere considerato rappresentante di quel popolo.
Senza ombra di dubbio le azioni militari intraprese non odorano di valori dei diritti umani bensi puzzano di interessi , ma è incorretto addossare tutta la colpa a Obama, soprattutto quando è l’intera comunità internazionale ad esserne coinvolta e dimenticando che l’origine di tutto è un dittatore, qual Ghedafi, il quale sventolando la bandiera della rivoluzione pensa di essere giustificato a commettere un genocidio.
E’ la dualità onusiana tra il  juridiquement légitime e il  moralement légitime che purtoppo difficilmente puo mettere tutti d’accordo su un’ action légitime.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

....."Ecco la lista dei “trasgressori” impuniti del diritto internazionale: Israele è in testa con 31 risoluzioni violate. Segue la Turchia con 23, il Marocco con 18, l’Iraq a 16, Cipro con 10, Croazia con 6, Armenia e Indonesia con 4, Sudan con 3, India e Pakistan con 1" (n.d.r: si parla delle violazioni a partire dal 1968). Come si vede il più fuorilegge di tutti è Israele, dotato anche di armi di distruzione di massa e nucleari.
Quanti interventi ha fatto nei suoi confronti la così detta e osannata "comunità internazionale"? Cioè, gira e rigira, i soliti paesi, pardon le solite democrazie, occidentali. Ancora non ci liberiamo dalla sudditanza culturale verso i media di loro signori e dei loro servitori politici? Si ciancia ancora di diritto quando si scatenano guerre? E che ci facevano gli agenti segreti inglesi e francesi in Cirenaica mesi prima che scoppiassero i tumulti? Almeno porsi le domande.
vincenzo

Marcella ha detto...

Caro Vincenzo, credo la tue lista non sia davvero corretta. Intanto risale al 2003 e gironzolava qua e la fra i blog. Se bisogna porsi le domande bisogna chiedersi acnche se le fonti da cui traimo le informazioni sono attendibili oltre che se gestite dai media occidentali.
Per mio desiderio, preferisco andare sempre alla fonte.
Bisogna fare una netta distinzione tra la violazione di una resuluzione e la violazione della Carta: quest'ultima è ovviamente una violazione ben più grave. Le risoluzioni possono essere dell'Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza: quest'ultime sono le più severe in quanto eccezionalmente il Consiglio di Sicurezza fuoriesce dai suoi poteri per assumere quelli legislativi dell'Assemnlea.
Riguardo la tua lista, purtroppo dal 2003 le violazioni al Diritto internazionale sono aumentate.
Riguardo Israele, premesso che in linea di principio sono perfettamente d'accordo con te, a livello tecnico le spigazioni del perchè la comunità internazionale non agisce sono purtroppo tante:
- innanzitutto, come hai detto tu, la potenza militare di cui dispone e di cui non dispone Gheddafi;
- l'ampio consenso del popolo di Israele di cui non dispone più Gheddafi;
- last but non the least: l'avallo del loro amato Gofather, gli USA: questi ultimi dispongono del diritto di veto (a mio avviso ingiusto, antidemocratico, ecc..)che gli permette bloccare anche il sol pensiero di un attacco armato ad Israele.
Il veto è lo strumento che più di ogni altro rende ineffettiva una vera uguaglianza fra gli stati e pertanto il rigoroso rispetto del diritto internazionale.
L'altro grande problema, é la mancanza di una forza coercitiva internazionale. Come si fa ad agire laddove gli stati non vogliono andare per non bruciare i loro interessi economicio/geostrategici?
Infine va ricordato che la corte internazionale di Giustizia non ha potere su tutti gli stati membri ma solamente su coloro che ne riconoscono i poiteri. es: gli USA dopo l'affare Nicaragua, essendo stati condannati hanno deciso di non riconoscere più la corte e non accettarne per tanto nè il giudizio nè, evidentemente, le sanzioni.
Un'altra nota vorrei aprirla sul tuo "gira e rigira, i soliti paesi, pardon le solite democrazie, occidentali. Ancora non ci liberiamo dalla sudditanza culturale verso i media di loro signori e dei loro servitori politici?"
Chi evidenzia “solo” le falle delle“democrazie occidentali” è suddito proprio di quei media che tanto lamenta. Quanti si sono chiesti delle violazioni della Russia? In diritto internazionale e diritto umanitario. Eppure la Russia non è una potenza occidentale, e anchessa sventola la bandiera della democrazia. Quanti ascoltano quei media che lanciano appelli contro il potere filosovietico? Quanti ricordano che ogni martedi in Iran ci sono manifestazioni per riportare a casa i leader della rivoluzione “vaporizzati”?
Siamo sensibili a cio che vogliamo sentire e non a cio che davvero accade nel mondo. Le potenze occidentali hanno “gravi colpe” e le dittature ancora esistenti ne hanno altre altrettanto gravi. L’esistenza delle une non puo giustificare le altre.