domenica 3 aprile 2011

La nostra terra, Lampedusa.

di Claudia Salemi

Mentre l’Italia festeggia il suo 150° compleanno Lampedusa chiede di essere ammessa alla “sua” nazione. Anche nel giorno dell’unità gli sbarchi continuano, ma siamo tutti troppo impegnati a festeggiare un unità che non esiste per preoccuparcene.

Di mio metterò poco, voglio e cercherò di dar voce ai residenti dell’isola attraverso documenti, commenti e racconti.

Lampedusa, costa siciliana, la perla del mediterraneo. Dimenticata da chi al momento non deve attraccare li per la propria vacanza, dimenticata da uno Stato fantasma occupato in una guerra chiamata missione di pace ma che è solo una copertura per una guerra di fame di potere e ricchezza.

Presa da sempre più curiosità e voglia di capire, per quanto possibile, cosa accade lì, continuo a documentarmi, ascolto persone e, attraverso un video, vedo i visi stanchi di chi ha viaggiato per più di venti ore in mare, arrivando sulle coste con un mezzo di fortuna, in condizioni estreme. C’è chi non ha cosa indossare e a breve si accorgerà che non avrà dove dormire e nemmeno un pezzo di pane. E vedo anche i residenti che nell’aiutarli ad approdare dicono “ci siamo pure noi, pure noi facciamo parte dell’Italia”. Questa rabbia, con la stessa intensità, è quella dei tunisini, dei libici, dei ‘clandestini’ se volete chiamarli così.

Ho conosciuto un ragazzo che si trova lì per lavoro, Giovanni Mangano. Non posso che leggere molto attentamente quanto lui mi scrive.

Quando sono arrivato, nell'agosto del 2009, l'isola era fantastica, il mare, il sole, i colori del cielo mai visti prima ma, arrivato ottobre, tutto cambia e ho cominciato a vederne i disagi.
Esiste solo una nave, vecchia di quarant'anni, che fa il trasporto di tutto. La traversata non è facile in inverno e più volte non è riuscita ad arrivare per giorni. Non avrei mai immaginato di entrare in un supermercato e vedere i banconi vuoti. Inoltre delle navi che portavano il pesce hanno attraccato dove non potevano ed hanno tranciato il cavo della fibra ottica che collega l'isola.
L'ospedale non funziona, non ci sono medici, quelli che vengono hanno dei giorni stabiliti e poi ripartono.
La gente lavora solo tre mesi l'anno per mettere da parte i soldi per vivere un intero inverno.
Per questo oggi i lampedusani sono imbestialiti, non sanno come affrontare l'inverno 2011-2012 con i soldi guadagnati un anno fa.
A questi disagi si è andato ad aggiungere un grosso problema, l'immigrazione. L'isola non ha strutture e organizzazione per aiutare, già è difficile per loro, pensa per altri 6000.

Beh, io sono senza parole.

Di sicuro l’economia cambierà e quindi anche il turismo dell’isola.

Ecco quanto accade quando lo Stato c'è solo sulla carta, sia essa costituzionale o per riscossione tributi. A Lampedusa tutto si limita alla carta, dei fatti neppure l'ombra.

La voce di Adriana Maraventano, lampedusana, mi aggiorna sui provvedimenti presi al riguardo:

Il Comitato Permanente di Lampedusa ieri ha dichiarato uno stato di agitazione che non si placherà fin quando non avremo risposte concrete. Se entro mercoledì 30 non arriveranno le sei navi previste per svuotare l'isola, giovedì sarà dichiarato ufficialmente lo sciopero generale. Fin ora è stato evitato perché comporterebbe la chiusura di tutte le attività ed istituzioni, quindi assenza di cibo per i clandestini, il che potrebbe portare questi ultimi a ribellarsi. Ma come affrontare una possibile rivolta? La verità è che cominciamo a essere stanchi. Non controlliamo più la situazione, siamo disperati almeno quanto loro. Siamo massacrati da circa vent'anni dal fenomeno immigrazione ma non ci siamo mai lamentati perché la verità è che noi i clandestini nelle nostre strade non li abbiamo mai visti. Abbiamo paura che questa situazione possa portarci alla rovina non solo del turismo, che è già stato compromesso, ma del pericolo di malattie. Oggi viviamo in una fogna. Queste persone fanno i loro bisogni per strada, ovunque.
La richiesta della popolazione è che non ci siano più sbarchi nella nostra isola e che vengano dirottati altrove. Non è razzismo ma sopravvivenza.

E ci chiediamo, signor Presidente, dov'è quell'Italia che Lei ha festeggiato, osannato, riconoscendo un risorgimento nato nell'illegalità? Lampedusa sta esplodendo nell'indifferenza totale. Perché come popolo l'Italia non agisce contro chi la guerra l'ha voluta? Io non vedo né profughi né clandestini, vedo esseri umani che fuggono dalle violenze nei loro paesi per salvarsi la vita.

I lampedusani non fanno differenza, non vedono nessun clandestino, come se fossero un'unica famiglia preparano il cous cous per gli immigrati. Vedo le donne dell’isola raggiungere il pronto soccorso per portare ad una donna che ha partorito su un barcone quanto serve per la piccola.

Ma anche gli immigrati fanno la loro parte. Puliscono le strade, fanno dei corsi di lingua, ringraziano Lampedusa ed uno di loro dice:

Noi siamo venuti qui per cercare lavoro non per distruggere la vostra terra, questo un piccolo gesto per ringraziarvi e far capire che non è vero ciò che dicono di noi, non siamo tutti gente cattiva.

Ascolto ancora e sento: Non è Gheddafi che fa paura, è la disperazione che monta e che sempre più rende l'aria esplosiva. Fanno paura i nostri governanti incapaci o verosimilmente strafottenti. E nel vedere una signora avvicinarsi ad alcuni di questi ragazzi portando del cibo, quel poco che si trova a casa, ascolto che dice loro: Non ringraziatemi io sono una mamma, proprio come la vostra, e una mamma soffre vedendo i propri figli in questo stato. Poi si gira verso la telecamera e dice: ma solo noi dobbiamo avere un cuore così grande? Solo noi che non siamo attrezzati?

Sappiamo benissimo che tanto si è detto sulle regioni che ospiteranno gli immigrati e sappiamo che più di una dice noi qui non li vogliamo. Italia paese di accoglienza! Italia che non sa gestire situazioni del genere, non è pronta, nessuno lo era. E mi domando: e se tutto ciò fosse successo al nord? Li avrebbero lasciati in mare? Non voglio crederlo.

“Lampedusa è il nostro paradiso” gridano i residenti. Bisogna ridare ai cittadini la propria identità, la propria terra libera.

La bandiera alzata a mezz’asta nel giorno dell’unità non vi rappresenta. Penso che i lampedusani debbano tenere la nostra bandiera sempre ben in alto, sono loro la dimostrazione dell’unità. L' Italia inizia proprio da lì.

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