martedì 12 aprile 2011

LO SCIROCCO DELLA LIBERTA’ E DELL’EGUAGLIANZA.


di Michelangelo La Rocca

Soffia forte, fortissimo il vento proveniente dal Nord Africa, è il caldo scirocco, caldo come può esser solo il vento che viene dal deserto. Stavolta non è solo vento, ma porta messaggi, porta parole importanti, non sono affatto parole al vento, sono parole che parlano ed hanno l’ambizione di parlare nientemeno che alla storia per chiederle di rimettersi in moto dopo il sonno lungo di tanti decenni.Parla alla storia assonnata e assopita che sembra avere scordato la sua missione, quella del riscatto dell’uomo e le chiede di riprendere la strada perduta, il percorso smarrito.E’ il vento della libertà e dell’eguaglianza il vento che soffia sulle ceneri del vecchio Continente, il Continente della Rivoluzione Francese, della Rivoluzione d’Ottobre e che ora sembra avere smarrito se stesso, adagiato su una ricchezza appagante ma effimera.I morti dell’Egitto, della Tunisia, della Libia, della Siria e di altri Paesi dell’area sono lì a ricordarci che non c’è pace, non ci può essere pace, senza rispetto della dignità dell’uomo a prescindere dal ceto di appartenenza, dal Continente di provenienza, dal colore della pelle, dal credo religioso e politico.

Lo scirocco della libertà e dell’eguaglianza con i suoi forti e caldi sibili ci ricorda come sia miope la politica della crescita del prodotto interno lordo all’interno di un solo Stato che non tenga conto della anima etica e sociale dell’uomo, di tutti gli uomini.Quel vento ci dice come sia poco lungimirante la politica del respingimento di milioni di uomini, di un continente affamato e non di solo di pane e di sola acqua, ma soprattutto di giustizia, della somma aspirazione dell’uomo, di qualunque uomo: quella di vivere liberi tra eguali!Respingere un continente è come pretendere di turare la falla di una diga che contiene milioni di litri di acqua con il dito mignolo di una mano.Ascoltiamo questo vento, ascoltiamolo anche quando, apparentemente, solo apparentemente, sempre dirci cose a noi non convenienti nel breve e medio periodo.Pretendere di placare la rivolta di un continente con la miope politica del respingimento è come pretendere di imbrigliare le onde dell’oceano dentro la vasca del bagno della nostra casa.Non c’è, non ci può essere nessuna ricchezza durevole che possa basarsi sulla povertà degli altri, di tanti altri, dentro e fuori i nostri confini.

La tensione creata dallo sfruttamento dei nostri simili è come un quoziente rappresentato da un numero periodico: non finisce mai!E’ questo il messaggio che ci arriva dal Continente Nero, prima lo capiamo meglio è per tutti, per noi e per loro.La storia si è rimessa in cammino, se vogliamo che questo cammino non sia seminato di altri lutti e di altro sangue occorre sviluppare equilibrate e condivise politiche dell’accoglienza, un’equa e solidale politica di cooperazione che punti al benessere diffuso in tutte le regioni dell’universo, in tutte le classi sociali.La strada qualcuno ce l’aveva mostrata più di un secolo fa; noi, prima, gli abbiamo tagliato la barba e, poi, lo abbiamo messo in soffitta.E’ giunta l’ora di rivisitarlo, ristudiarlo, ripensarlo e di abbandonare il comodo alibi che il comunismo è fallito, che il comunismo è morto.

Ricordate: “da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno in base a suoi bisogni”.Pensateci bene, pensiamo bene: cos’altro ci dice lo scirocco della libertà e dell’eguaglianza che soffia caldo e forte dalle coste del Nord Africa verso i porti della nostra Lampedusa, della nostra Sicilia, della nostra Italia, della nostra Europa, del nostro Occidente?Cos’altro ci dicono i barconi dei disperati che sfidano la morte, e spesso la trovano, nel nostro Mediterraneo?Il messaggio è chiaro come il sole: chi ha orecchie per intendere conviene che intenda!

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