di Paolo Giovanni Tarallo
Da buoni cittadini dovremmo conoscere L’art. 3 della Costituzione italiana, il quale recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Il lavoro è un diritto di tutti, la tutela dei lavoratori è fondamentale per qualsiasi persona che lavori sia nel settore pubblico che privato. Non è giusto che un titolare per avere meno costi oggi, nel 2011, faccia quello che vuole per arricchirsi ai danni degli altri. Sessant'anni fa qualcuno ha fatto tanto male a molte persone, nonostante ciò, nella sua bestialità, ha messo le pensioni per i lavoratori, ha messo le 40 ore settimanali, e oggi come oggi ci sono datori di lavoro e soggetti che fanno rimpiangere una delle peggiori cose che abbia partorito il genere umano. Queste persone hanno una mentalità antecedente al periodo fascista e ciò non è assolutamente accettabile. E' giusto però che il lavoratore svolga le mansioni a lui assegnate con lealtà e rispetto, a ogni livello. Ognuno per le proprie competenze ha sempre il “dovere istituzionale” di occuparsi di lavoro e di quali siano le condizioni e la qualità del lavoro in Italia, in Sicilia, a RAFFADALI. Intanto, mi rivolgo ai tutori di questi diritti, per il dilagare del lavoro nero, del lavoro sotto ricatto, del lavoro fortemente discriminante il sesso e la razza, del lavoro malpagato, del lavoro che non ha diritti e ancor più del lavoro a rischio della propria vita. Oltre ai lavoratori, a essere danneggiata è anche la libera concorrenza delle imprese. E’ evidente che l’azienda che ricorre al lavoro nero ottiene dei risparmi nella gestione della propria impresa (riduce il costo del lavoro), a parità di prezzi quando venderà i beni o i servizi prodotti guadagnerà di più, causando in tal modo una situazione di concorrenza sleale. Ne consegue che le imprese serie, per stare al passo, saranno obbligate (o almeno tentate) anch’esse ad abbassare il costo del lavoro, e la strada più facile e immediata è ancora quella del ricorso al lavoro ‘nero’. E così via in una spirale perversa e senza fine, nel solco dell’illegalità. Inoltre sono sottratte risorse al sistema previdenziale, con conseguenze negative per tutti i pensionati, quelli di oggi e soprattutto quelli di domani. Questo semplice fatto condanna il Meridione al lavoro nero o all’inattività. Cosa ancor più grave è che il lavoro nero non beneficia di tutele legali, perciò si è condannati all’illegalità. Siccome il vuoto di potere non esiste, dove si ritira lo Stato, per regolare rapporti e conflitti s’inserisce la criminalità organizzata. Si, ci sono le leggi sul lavoro più o meno buone, ma quello che succede illegalmente organizzato, complici forse anche "certe" autorità di controllo che non verificano...per via di "parentele o amicizie col datore di lavoro" o, peggio ancora, perché collusi per qualche misero vassoio di dolci, è che tanti lavoratori, nel settore terziario, lavorano "al nero" e senza mai un diritto. Alla faccia della tanto odiata legge 30 e della flessibilità, il lavoro è sommerso, senza contratto, senza diritti, senza tutele…nessun contributo, niente liquidazione, niente di niente. Inoltre queste persone lavorano 12 e più ore al giorno senza essere assicurate, senza giorni di festa, senza le ferie pagate, pagati poco e quasi mai con puntualità, per mancanza di soldi, da "LORO che vanno in giro con certe macchine". Tutto questo direte voi succede nel terzo mondo, probabilmente in Sudamerica...Invece NO! Tutto questo sta succedendo nella nostra cittadina RAFFADALI. La cosa che mi esaspera ancora di più è che questa forma di sfruttamento viene da tutti considerata normale, non è pensabile che gli uffici competenti, che ben conoscono queste situazioni, non prendano i dovuti provvedimenti, non è possibile in un paese civile consentire questi comportamenti; non si può permettere che alle persone venga soffocata la propria dignità e che le si venga trattate come animali. Il mio è il grido di dolore di un padre, di un cittadino onesto che ancora crede a certi valori come la legalità, l’onestà e la giustizia. Non bisogna arrendersi, necessita sviluppare qualche appropriato sistema per ostacolare questo fenomeno omertoso e mafioso, in cui tutti siamo coinvolti. A tutti chiedo di prendere coscienza di questa realtà, agli organi preposti chiedo di intensificare l’ottemperare al loro mandato. L’indifferenza è una brutta bestia, e far finta di niente rende l’uomo stupido. Si perché l'uomo per un pieno compimento di se, sia come individuo che come società, percepisce come bisogno principale l'esigenza di certezza, poiché nascendo libero vuole mantenere questo stato inalienabile, sopratutto in una terra dove pochi uomini, ma forse è eccessivo definirli tali, cercano di sopraffare i più, per perfidi interessi criminali. Chissi sunnu comu la rugna ncapu la ficu. Il contrasto a questo genere di individui costituisce quindi un maggiore impegno per proporre modelli di legalità, per dare speranza, perché non basta la semplice repressione per eliminare questa piaga. Necessita forte presa di coscienza da parte di tutti i cittadini, in modo particolare noi Siciliani, per eliminare cause e ragioni prossime e remote del fenomeno mafioso. Ricordiamoci che cu sta vicinu a li cacati fa puru fetu. E' un dovere civico quello di denunciare i delitti, l'omertà, infatti, non paga. Le mie speranze si consolidano nei giovani che costituiscono il futuro, ma sta agli anziani contribuire alla composizione della cultura della legalità, per costruire una società sicura e ricca di prosperità e benessere. Pi gridari forti alu munnu, cu dignità “sugnu Sicilianu”. Forza e cuaggiu picciotti livamuni sta fistula di nculu !!!
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