di Francesco Fragapane
Uno stillicidio.
E’ difficile trovare parole diverse per iniziare a raccontare quello che la seduta consiliare di questa sera ci ha offerto.
Scrivo a caldo delle emozioni appena vissute, così da far partecipe quanto più possibile chi sta leggendo.
Dopo la presentazione della giunta, la parola è andata ai consiglieri. Mentre l’opposizione passeggiava per i corridoi, dopo aver messo in saccoccia l’ennesimo gettone di presenza ed essere uscita dall’aula consiliare (comportamento legittimo, ma non so fin quanto moralmente corretto, specie nei confronti degli elettori che si aspettavano di mandarli dentro e non fuori i consigli comunali), ci hanno pensato altri consiglieri a farne le veci, che pur rivendicando la piena aderenza alla maggioranza, hanno espresso malumori nei confronti delle scelte fatte dal Sindaco sulle nuove nomine. Non sono mancate ingiurie e metafore più o meno volgari, che, in confronto, una imprecazione dentro una Chiesa, sembrerebbe una lode al Signore.
Per carità, ognuno è libero di esprimere il proprio malcontento, guai a Dio se i consiglieri fossero delle semplici mani da alzare su e giù secondo l’evenienza. Ma analizzando bene le rivendicazioni dei “malcapitati” si cade inevitabilmente nel basso.
Ammetto: avevo iniziato l’articolo diversamente, ma dopo aver riletto quanto scritto, (righe che analizzavano le questioni oggi discusse in consiglio) ho provato vergogna per quanto ridicole fossero le mie impressioni, nonostante queste riportavano semplicemente parole e idee (se così si possono definire) dei consiglieri Catalano, Fiore e Gaziano: una serie di rivendicazioni su patti e accordi che riguardavano divisioni di poltrone e ruoli!
Si! Avete sentito bene!
Mentre una volta le alleanze e gli inciuci si facevano rinchiusi tra quattro mura, a luce soffusa e con toni pacati solo per non far “rumore”, oggi queste diventano oggetto prezioso e degno di essere riportato alla luce del sole, come se il ruolo di consigliere implicasse inevitabilmente un nome rappresentativo in giunta, o qualche altro posticino qua e la, legittimo o meno.
Come Boccaccio ha scelto di giustificarsi, nell’Introduzione alla Prima Giornata, con il lettore del Decameron per la scabrosità del tema della peste che doveva inevitabilmente trattare, cercherò così io di raccogliere lo stesso alibi per quanto dovrò riportare sotto. Il consigliere Gaziano, dopo aver tessuto le lodi dell’ex assessore Greco, sua espressione in Giunta, contro quanto scritto da me in un precedente numero di Ad Est (l’elenco delle opere da lui elencate sarà presto sottoposto ad analisi, senza timore di dover poi smentire quanto da me scritto, anche se ho forti dubbi a riguardo, visto che, delle opere elencate, il merito spetta molto al Sindaco e poco al prestanome), accusa Emilio Militello di non aver rispettato la parola data. Secondo il consigliere, infatti, a lui sarebbe spettato cinque anni di assessorato. In effetti se un consigliere per essere eletto è costretto a promettere a destra e manca, è normale che le esigenze devono essere quanto meno bilanciate. Militello smentirà poi di aver preso accordi privati con il consigliere, affermando che Gaziano si era presentato come membro dell’UDC e che, dunque, eventuali ruoli dovevano essere discussi nella prospettiva dell’intero partito.
Il consigliere Catalano e il consigliere Fiore lamentano una discriminazione subita dal PDL, lasciato fuori dalle scelte del Sindaco. Fiore non capisce il motivo per il quale molti sostengano che non abbia votato il “suo” Sindaco, dimenticando forse un certo numero fratto (33/70) che riporta le preferenze scivolate chissà come e chissà perché al candidato Sindaco opposto; Catalano si presenta come l’agnello sacrificato: entrato in consiglio dopo l’esito del ricorso, non ha ricevuto nulla in cambio. Nulla! Né posto al consiglio del feudo d’Alì, né assessore, né altri ruoli. Si, miei cari lettori … forse ho illuso le vostre tenere aspettative, secondo le quali in Consiglio Comunale si discute sui problemi del nostro Paese e sui possibili modi di risolverli … ma mi spiace frantumare le vostre legittime convinzioni. Il neo-assessore Di Trapani non ha per nulla gradito le discussioni portate avanti, facendo notare come i consiglieri si stavano allontanando parecchio dal loro ruolo istituzionale. Ha anche manifestato la possibilità di fare un passo indietro se questi comportamenti rappresentino davvero lo spirito di far politica di uomini che si identificano nella maggioranza.
Il Sindaco ha mostrato chiaramente quali accordi erano stati fatti con tutte le parti, scendendo nel particolare nel caso del consigliere Catalano. A questo era stata data l’opportunità di esprimere una propria preferenza, ma il consigliere, oltre ad aver dimenticato il valore del ruolo da lui ricoperto, avrà tralasciato anche un non meno importante fattore: chi è chiamato a ricoprire una carica che lo avvicina al lavoro del Sindaco, deve poter avere con quest’ultimo una certa armonia. Come può un Sindaco nominare assessore una persona dalla quale più volte è stato messo pesantemente sotto critica? Come può un Sindaco nominare assessore una persona che già riveste un altro ruolo all’interno dell’amministrazione? Va bé che gli intrallazzi, a cui si è assistito nella precedente amministrazione, ci hanno ormai abituato a tutto, ma che questi ormai diventino pane quotidiano, gentilmente, anche no. A simili domande non ha risposto il consigliere Catalano e, di certo, la sua mancanza sulla questione non ha lasciato il pubblico meno allibito di quanto già era riuscito a fare. Rispondo inoltre a delle accuse a me rivolte personalmente da Catalano, il quale non apprezza, a quanto pare, le critiche sul suo lavoro. Io sono un cittadino libero e scrivo senza alcuna paura di mettermi in gioco, cercando di arrivare al cuore di chi mi legge, che questo sia un lettore disinteressato o che questo sia oggetto delle mie critiche. Scrivo perché la nostra Costituzione mi da la libertà di farlo. Scrivo affinché più gente sappia, non una verità assoluta, ma il punto di vista di un giovane ragazzo svincolato da ogni interesse, che non sia che quello della comunità in cui vive. Lei sostiene che io abbia chissà quali altre aspirazioni personali e in questo non è nemmeno originale. C’è chi l’ha preceduta. A lei come ad altri la libertà di pensare ciò che più si desidera o fa comodo, stia tranquillo che non la prenderò né per “minchiuni” né per “ignorante” come lei ha fatto nei miei confronti.
Riguardo le indennità: è vero, questo è un tema sul quale si può discutere apertamente. Personalmente reputo non scandaloso il fatto che un sindaco, sempre presente nel suo ufficio, pronto a spendersi per il paese, secondo il suo dovere e le sue capacità, percepisca un ricompenso, visto che le cifre si aggirano poco meno attorno ad uno stipendio normale. I 200 mila euro che il Consigliere ha recentemente sbandierato in alcune testate locali, sono ovviamente frutto della sua fantasia. Il costo dell’intera Amministrazione (Sindaco, Giunta, Consiglieri e Presidente) si aggira a dati nettamente inferiori, e non volendo prendermi le responsabilità di fare una dichiarazione dei redditi, vi invito a informarvi nel dettaglio presso il comune o presso i diretti interessati. Magari potete chiedere al consigliere Catalano stesso, il quale ha sempre sbandierato il fatto che la precedente amministrazione, di cui fece parte, non si insaccò un euro. E’ vero … ma dimentica un particolare importante: i nostri ex amministratori, dopo aver firmato la rinunzia all’indennità, a fine mandato hanno presentato il conto al comune, rivendicando quanto prima avevano rinunciato, dovendo così pesare sul nuovo bilancio. L’attuale Sindaco, impugnata una recente normativa, ha rinunciato a retribuire il loro durissimo lavoro.
Spero di poter parlare presto di altro, per il momento “a me medesimo incresce tanto tra tante miserie ravvolgendo”.
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