domenica 25 marzo 2012

RESTITUIAMO RAFFADALI ALLA SUA STORIA

Michelangelo La Rocca

A maggio ci saranno le elezioni amministrative a Raffadali e queste elezioni, collocandosi alla fine del “cuffarismo”, potrebbero rappresentare una svolta nella storia politica di questo Comune dell’Agrigentino, un tempo noto come un’ “oasi rossa” di una Provincia storicamente sicuro appannaggio prima della D.C. e, dopo, del centro destra.
Chi scrive ha lasciato Raffadali oltre trent’anni fa e nulla lo autorizza ad intervenire nel dibattito politico raffadalese, se non le ragioni della passione che spesso ci lega in modo indissolubile al luogo di nascita, alle nostre non sradicabili radici.
In questa veste, e solo in questa veste, approfitto dello spazio che ogni tanto mi offre Ad Est per rivolgere un appello alla sinistra di Raffadali, al variegato arcipelago della sinistra raffadalese che, come in altre parti d’Italia, appare divisa, disorientata e confusa.
A questa lunga e buia notte del cuffarismo tutti gli uomini di sinistra (tutti quelli che in qualche modo si rifanno alla tradizione socialista e comunista) hanno il dovere di far seguire l’alba di una nuova stagione di speranza, all’insegna del riformismo progressista e solidarista.
Al tempo della mia breve esperienza politica (quinquennio 75/80), il gruppo del P.C.I. contava 20 consiglieri sui 30 assegnati e da lontano non si riesce a capire come sia potuta accadere una simile disfatta, di quali e quante gravi colpe si sia potuta macchiare la sinistra raffadalese per aver potuto conseguire un simile, scoraggiante risultato.
Noi migranti raffadalesi abbiamo toccato con mano e sulla nostra pelle cosa abbia voluto dire consegnare il Paese alla destra, e quale destra!
Raffadali non era più un Paese dell’agrigentino con una sua storia, un suo passato; no, era diventato tout court il Paese di Cuffaro, del Presidente della Regione Sicilia con quella sua storia ingombrante e sicuramente non esaltante.
Un motivo in più, questo, per fare tutto il possibile per riconsegnare Raffadali al governo delle forze della sinistra democratica e riformista.
E’ possibile che a Raffadali la sinistra abbia smarrito le sue tradizioni, le sue radici, e non sia più capace di ritrovarsi su un programma unitario, su un candidato credibile e da tutti riconosciuto?
No, non è possibile, e, soprattutto, non è possibile crederlo!
Si mettano da parte individualismi, divisioni, trasformismi di varia sorta e ci si presenti uniti alle prossime elezioni per restituire Raffadali alla sua storia e ridare ai raffadalesi, migranti e non, l’orgoglio di appartenere ad una comunità con tradizioni di lotte democratiche significative ed importanti dal punto di vista politico e sociale.
Il pensiero corre alle lotte del dopo guerra per la conquista delle terre contro il latifondo affrontate sfidando la mafia schierata a fianco dei proprietari terrieri.
Dove sono finiti quel coraggio, quell’orgoglio, quella fierezza, quella compattezza politica e sociale?
E’ vero, i tempi sono cambiati, tutto sembra avere un prezzo, ma non è così, è una fallace e vana illusione.
Ci sono valori ed ideali che non possono, non devono essere mercificati: la dignità politica e sociale, l’amore per la democrazia e la libertà sono valori senza prezzo e senza tempo per i quali, nonostante tutto e nonostante la gravità e l’acutezza della crisi che stiamo vivendo, vale sempre la pena battersi e lottare!
La recente, dolorosa e prematura scomparsa di Pietro Mattana, la risposta che c’è stata sulla rete, soprattutto da parte dei giovani che hanno saputo e voluto ricordare questo combattente della libertà, questo maestro di onestà, dimostra come ci siano tante, tantissime coscienze ancora sensibili ai più alti e pregnanti valori etici.
In nome di questi valori la sinistra raffadalese deve essere capace di ritrovare se stessa, il senso ed il segno della propria missione politica per battersi unita alle prossime elezioni amministrative e ridare così, a Raffadali ed ai Raffadalesi, un futuro democratico.
Il Paese che fu di Cesare Sessa, di Salvatore Di Benedetto, di Vittoria Giunti, di Guido Gueli, di Michelangelo La Rocca, di Mariano Burgio e (perché no?) di Pietro Mattana, non può non raggiungere un obiettivo così importante: sarebbero loro i primi a non perdonarvelo, a non perdonarcelo!



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