martedì 28 agosto 2012

Io non sono un giornalista..ma scrivo..

Io non sono un giornalista. Ma scrivo....
Scrivo perchè credo che sia una delle armi più forti contro il potere. Scrivo perchè odio il silenzio. Odio l'apatia.
Amo poche cose, e questo di per se non mi rende di moda, ma una di queste è la solidarietà. Concetto, come tutti quelli splendidi, declinato al femminile. 
Scrivo perchè il lavoro di redazione, per quanto sia mutato negli anni della tecnologia, crea gruppo, intelligenze, entusiasmo, squarcia il velo della solitudine.
Scrivo perchè la lotta alla mafia è una partita giornaliera, di controllo del territorio, di scontro culturale. Scrivo perchè sono convinto, come diceva Fava, che la lotta antimafia sia una battaglia per il lavoro come diritto e non come obolo o merce di scambio. Non esiste una vera democrazia senza giustizia sociale e in una vera democrazia la mafia non potrebbe esistere.
Scrivo perchè odio l'antimafia delle commemorazioni, quella che si riunisce, piange 15 minuti e poi non fa una piega quando Antonio Ingroia annuncia che andrà via.
Odio l'antimafia commerciale che tace sulle aziende in odore di convivenza “altrimenti.......”.
Scrivo per fare sentire il mio amore ai quei giornalisti che, ogni giorno, rendono grande il mestiere.
Scrivo e milito non per accese questioni teoriche o ideologiche, ma perchè non so fare altro. Mio nonno, contadino semianalfabeta, m'insegno la dignità e il non piegare mai la testa davanti al “padrone”.
Scrivo perchè da una piccolo seme, (un giornale locale, col nome di una canzone e marchiato da una piccola stella solitaria) nato grazie ad una sapienza antica, piantato dieci anni fa, è venuto su un olivo straordinario, brutto forse, storto e contorto di sicuro. Cresciuto da mani poco sapienti ma coraggiose, innestato di odio e amore, sbocciato quando l'inverno pareva non finire mai ed ora lì, in quel limbo di Sicilia bagnato dal mare africano, a dar ristoro a chi vuole proteggersi o rinfrancarsi sotto la sua ombra.
Ed in quel giornale, come tanti nel nostro paese, non siamo giornalisti, ma scriviamo, parliamo per radio, denunciamo dagli schermi di qualche tv locale, dalle tastiere dei blog.
Lo facciamo contando i centesimi che abbiamo in tasca, ringhiando contro l'affarista corrotto, il funzionario colluso, l'appaltatore fasullo, il “compagno” moderato.
Lo facciamo contro l'indifferenza di una società dove ti sparano in faccia ed il vicino d'ombrellone si lamenta che gli hai rovinato la vacanza.
Lo facciamo perchè siamo sicuri che la nostra “alternativa di società” nasce dalle nostre azioni.
Lo facciamo pur sapendo che nessuno ci protegge, e che siamo “bravi” fino a quando rimaniamo “folkloristici”, minoritari, vinti.
Lo facciamo perchè siamo gli unici a raccontare la storia dei “perdenti”, quelli che non sono di moda, che sono imperfetti, brutti, quelli a cui tremano le gambe e che s'innamorano ancora e che muoiono per due soldi, operai, precari, pastori, anziani, perché le loro storie sono anche le nostre.
Lo facciamo perchè la nostra voglia di libertà la finanziamo servendo pizze e caffè, spostando mobili e salutando gli altri che possono andare in vacanza.
Lo facciamo perchè da pazzi e illusi continuiamo a credere all'utopia.
Lo facciamo perchè il politicamente corretto ci fa veramente schifo.
Lo facciamo perchè non abbiamo bisogno che nessuno ci protegga, ci pensiamo noi.

Solo, in silenzio, nel buio di una Bologna deserta ascolto i miei respiri...
Non sono un giornalista... ma scrivo...


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1 commento:

Zia Andre ha detto...

Tutto vero quello che scrivi.
Tu non mollare, la tua penna e la tua voce sono un'arma senza prezzo. Come detto quest'estate cercherò di far organizzare un incontro a Brescia e magari anche Bergamo... ti faccio contattare dalla Rete.
Tu forse non sarai un giornalista perche il giornalismo che fai è quasi scomparso è pochi ne sono avvezzi. Ora va di moda il chiacchiericcio. Ma tu con AD, e Emiliano Morrone con l'infiltrato potete...... si, potete e siete!