di Paolo Vizzì
Mortificato
e “Gnutticatu” ho assistito mio malgrado ad una scena che
definire emblematica di una tristissima condizione sociale è forse
riduttivo. Mi trovavo al ricevimento di matrimonio di un mio fraterno
amico ed io come tanti altri abbiamo avuto modo di condividere questa
festa con la famiglia della sposa, russi della siberia, e tanti amici
della coppia, europei in genere. Mangiare a più non posso, balli
sfrenati ed alla fine il gelato. I camerieri approntano un “unico”
banchetto, largo più o meno 1 metro, colmo di delizioso gelato che
immediatamente attrae l'attenzione di tutta la sala vogliosa di un
po' di refrigerio. Un incrociare di sguardi che si trasforma
immediatamente in un flusso di uomini donne e bambini ben vestiti che
si dirigono verso l'agognato banchetto. Ecco la chiamata del maestro
di sala: prego signore e signori il gelato è servito! Il flusso è
sempre più intenso, il brusio si quieta lasciando il posto ad un
silenzio di riverenza verso quella crema ghiacciata che tutti hanno
voglia di gustare... camminiamo verso il gelato.... ma accade
l'imprevedibile! A destra una fila ordinata, a sinistra una calca
pazzesca. Rosso dalla vergogna scambio una serie di sguardi con i
miei compaesani e tutti assieme ci rendiamo conto di essere poco più
che barbari. Convergiamo nella fila costituita dai civili e sempre
più mortificati attendiamo il nostro turno.
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