“I testimoni di giustizia vanno protetti con la massima attenzione e
accuratezza garantendo agli stessi ed alle loro famiglie di poter
svolgere una vita serena e dignitosa. Non è accettabile che Ignazio
Cutrò, imprenditore di Bivona (Ag) e testimone di giustizia, debba
vivere nel terrore per aver scelto di denunciare e far condannare un
intero clan mafioso che lo taglieggiava. Le disattenzioni nel sistema di
protezione denunciate dall'imprenditore bivonese sono allarmanti.
Riteniamo che le direttive in tema di protezione debbano essere
rispettate integralmente garantendo l'utilizzo di personale
specializzato per il servizio scorte e che la scelta di sostituire la
vigilanza fissa sotto casa con un sistema di telecamere a circuito
chiuso vada rivista dato che l'abitazione della famiglia Cutrò si trova
in aperta campagna. I testimoni di giustizia rappresentano elementi
preziosi nella lotta alla mafia e dimostrano ogni giorno coraggio e
grande levatura morale. Siamo certi che il Ministro degli Interni ed i
vertici dell'Arma dei Carabinieri, verso i quali nutriamo sentimenti di
stima e rispetto, sapranno ascoltare il grido di dolore lanciato
dall'imprenditore bivonese e sapranno restituire la giusta tranquillità
alla sua famiglia”.
Comunicato stampa congiunto associazioni:
"S.O.S
Democrazia", "Confartigianato Sicilia", Antiracket "Libere Terre",
Comitato "Il Salvagente", "L'Altra Sciacca", Antiracket "Paolo e
Giuseppe Borsellino", "Ad Est", "Fuori dal Coro", Presidio "Libera"
Santa Margherita Belice, "Socialismo Cristiano", "Agende Rosse
Agrigento", Comitato "Pio La Torre Agrigento"
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