Di Gaetano Alessi
CNA FITA associa in Italia oltre 35.000 imprese di autotrasporto di
cose per conto di terzi dell’Artigianato e della Piccola e Media
Impresa e le loro forme organizzate quali ad esempio i consorzi e le
cooperative, con una crescente presenza di società di capitali. Il
problema è che attira anche capitali mafiosi. Cinzia Franchini (nella foto)
da Modena ne è la Presidente Nazionale e nell’arco di due anni ha già
subito due intimidazioni, una di chiaro stampo mafioso l’altra da parte
dei movimenti dei “Forconi”.
Come è la situazione delle infiltrazioni mafiose nel settore?
Da parte delle istituzioni e dell’economia legale c’è una vera reazione
che va oltre alla solidarietà del momento o alle parole di
circostanza?
Come possono notare tutti la politica ha altre priorità in questo
momento e non riesce nemmeno a garantire la stabilità necessaria a
cambiare le legge elettorale. difficile quindi pensare alla concretezza
fermo restando l’impegno di chi, rappresentando lo Stato come le forze
dell’ordine, tentano di contrastare quella che io definisco una vera
ondata di piena. Un concreto aiuto per riprendere le fila di un discorso
complessivo inerente il contrasto delle infiltrazioni malavitose lo
darà sicuramente la ripresa economica che da sola può convincere e
sostenere gli imprenditori disperati. La verità è che in queste
condizioni, anche attraverso procedure fallimentari oppure
soccorsi finanziari più o meno legali, la malavita sta pesantemente
entrando nell’economia reale e in particolare quella che più mi riguarda
ovvero il settore dell’autotrasporto. La cosa mi preoccupa e non poco
perché oggi come ieri le nostre imprese sono un ottimo veicolo per
trasmettere logiche mafiose in altri contesti ma, oggi più di ieri, mi
preoccupa il livello di infiltrazione altissimo ormai raggiunto. Ai fini
pratici la sostanza non sembra essere mutata e oggi le aziende sono
sole difronte all’intraprendenza dei clan e, dietro a loro, troviamo i
problemi di sempre come l’assenza di un interlocutore disponibile
rispetto al credito o peggio ancora di uno Stato che ritarda i suoi
pagamenti da un lato e poi di applica le more sul debito erario non
pagato. Per essere chiari il contrasto alla malavita oggi più che mai
non passa unicamente dalla denuncia ma soprattutto dalla capacità del
sistema economico di essere realmente a sostegno dell’impresa sana.
L’attivismo dell’Organizzazione che rappresenta non trova
però un grande riscontro nelle altre organizzazioni di categoria, come
non ricordare il caso di Angelo Ercolano (legato da parentela diretta
con il clan mafioso degli Ercolano) salito comunque ai vertici della
FAI- Confcommercio e poi indagato dalla Guardia di Finanza per un giro
di 5 milioni di euro di fatture false generato nella sua impresa, la Sud
Trasporti. Pensa che nel mondo associazionistico il detto “pecunia non olet” valga più del concetto di legalità?
Voglio essere molto chiara se ho
iniziato questa battaglia è perché il problema ce lo avevo in casa. Se
poi accidentalmente, per usare un eufemismo, ho riscontrato problemi
altrove e mi sono permessa di sottolinearlo l’ho fatto solo perché credo
che questo tipo di denuncia sia utile a tutti. Per il resto le rispondo
con un proverbio: l’occasione fa l’uomo ladro. E qui la
“pecunia” profuma tanto perché ce n’è molta e in certi casi anche
troppa.
Torniamo un attimo indietro e sui rapporti con le altre
categorie che rappresentano gli autotrasportatori. Negli ultimi mesi
sono entrate in vigore alcune norme tra cui l’aumento dei pedaggi
autostradali, ennesima mazzata per il settore, ma mentre da parte vostra
si è vista immediatamente un’alzata di scudi gli altri tacciono o
meglio non vanno oltre ad azioni folkloristiche (Forconi) o comunicati
pro forma. C’è una rassegnazione da parte del vostro mondo o ci sono
degli equilibri che non possono essere toccati?
Nel nostro mondo non c’è alcuna rassegnazione, le imprese sanno bene
cosa non vogliono e forse, oggi più di ieri, sono in grado di
comprendere che per ottenere ciò di cui realmente hanno necessità
debbono cambiare verso alla rappresentanza dove, come è accaduto nel
nostro settore, per troppo tempo hanno prevalso altri interessi che con
l’autotrasporto non hanno nulla a che vedere. Un esempio per tutti, il
più ingombrante, Fabrizio Palenzona e la FAI- Conftrasporto. Palenzona
infatti è contemporaneamente in grado di rappresentare i banchieri (da
vice-presidente di Unicredit) o i concessionari autostradali (da
presidente dell’AISCAT) o le banche (da membro del Consiglio di
Amministrazione dell’ABI) e dall’altro gli autotrasportatori da
presidente onorario della FAI (federazione autotrasportatori italiani) e
presidente della FAI Service (la società che eroga i servizi agli
autotrasportatori). E’ chiaro che i conti così non tornano, ma solo per
la categoria!
Quali sono degli interventi immediati che possono bloccare od
ostacolare la presenza delle mafie in Emilia Romagna, soprattutto in un
momento dove i lavori della ricostruzione post terremoto sono
imminenti?
Sarebbe utile poter avere maggiore tecnologia per gestire
informazioni sensibili in modo scientifico e non a campione come spesso
avviene nei controlli nel nostro settore, però anche qui molte
opportunità sono state rese vane dall’incapacità politica di gestire
tanti e forse anche troppi soldi. Soprattutto però bisognerebbe innovare
il sistema di prevenzione potendo intervenire salvaguardando il ruolo
sociale dell’impresa nell’economia quando troppo spesso invece si
attende il suo fallimento. E’ un caso eclatante quello dell’azienda
mafiosa di trasporti Riela, fallita nell’ambito di una tortuosa gestione
da parte dello stato in seguito alla confisca.
La sua attività, il suo coraggio in altre parti di Europa
l’avrebbero trasformata in un punto di riferimento, mentre in Italia
sono patrimonio delle poche persone che hanno avuto la fortuna di
conoscerla e di lavorarle vicino. Ma questo silenzio da parte delle
istituzioni, della politica, della gran parte della società civile,
dello stesso mondo che rappresenta non le fanno pensare ogni tanto “ma
chi me lo fa fare?”
Non conosco altro modo per fare ciò che sto facendo cioè questo
strano ”mestiere” di rappresentante di una categoria produttiva. Alla
domanda chi me lo fa fare ho risposto ricercandomi il consenso porta a
porta e con molta fatica ho raggiunto il 95% di adesioni alla riconferma
alla presidenza nazionale della mia associazione la CNA-Fita, lo scorso
12 ottobre. Questo risultato se da un lato mi responsabilizza
dall’altro mi da fiducia e speranza.
Ultima domanda, da pochi giorni si è insediato il nuovo
governo guidato da Matteo Renzi, di cui il Fabrizio Palenzona descritto
prima è anche un sostenitore e finanziatore, Lei che come presidente
nazionale della CNA FITA deve interfacciarsi con l’esecutivo che parere
da? Si tratta davvero di una svolta che darà all’Italia il “Verso
Giusto”?
Il mestiere di Renzi è il politico e quindi quello di guardare
il verso della politica. Il mio invece è più semplicemente quello di
guardare il versante della problematica e nell’autotrasporto, per capire
se le cose cambieranno veramente, è semplice! Basta guardare il prezzo
del carburante con relativa tassazione, quello dei pedaggi con i
relativi servizi, dei costi assicurativi e relative opportunità, o per
non essere troppo tecnici il tenore della concorrenza dei vettori esteri
in cabotaggi nel nostro paese.
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