lunedì 7 luglio 2008

Bello o Brutto?

Di Vincenzo Lombardo

Come è noto si va facendo strada presso le coscienze più avvertite la necessita di fare uno shopping che sia più rispettoso delle compatibilità ambientali e, nel contempo, più attento alle compatibilità finanziarie dei consumatori, alle prese con un caro vita sempre più soffocante.
Vanno in questa direzione gli esperimenti in atto presso molte città del nord di Gruppi di Acquisto Sociali (G.A.S) e la vendita diretta dei prodotti agricoli dal produttore al consumatore. Da noi, come sempre, le novità arriveranno quando altrove saranno già divenute reperti archeologici. Tenteremo di organizzare a Raffadali con la CIA, quella italiana, (Confederazione
Italiana Agricoltori) un modo per avvicinare quanto più possibile il produttore al consumatore. Per intanto vorrei segnalare che esiste a Raffadali una piccola bottega tradizionale, sita in Via Fontanelle 123, gestita da un´arzilla e cordiale signora anziana, la "zza Cuncittina", alias Concetta Iacono Manno,dove si trovano frutta, ortaggi e formaggi locali, stagionali, in massima parte
biologici. E´ noto che i prodotti agricoli non trattati, o poco trattati, con presidi sanitari (insetticidi, fungicidi etc.) presentano un aspetto meno bello di quelli fatti crescere a forza di antiparassitari e fertilizzanti chimici. Ora sta al consumatore scegliere tra un prodotto bello in apparenza, ma forse poco sano ed uno che si può definire, come un tipo di dolce, "brutto
ma buono".Indirizzare la scelta verso i prodotti locali comporta una serie di aspetti positivi che riassumo per comodità di quanti non hanno tempo di occuparsi di queste problematiche.
Primo. La considerazione più ovvia è che si agevola e sostiene l´attività agricola locale, con beneficio per la disastrata agricoltura indigena. Incoraggiare l´attività agricola significa, tra l´altro, strappare lembi di terreno all´abbandono e al rischio di incendi ripetuti che, a lungo andare, accelerano il rischio desertificazione. E scusate se è poco.Secondo. Comprare locale comporta una riduzione dei costi connessi al trasporto delle merci, sia per quanto riguarda il costo della manodopera impiegata per il trasporto sia per quanto riguarda il consumo di carburante, prevalentemente diesel, posto che le merci viaggiano quasi esclusivamente su
camion.Terzo. La riduzione dei consumi di carburante comporta vantaggi economici e
ambientali a prima vista impensabili. Anzitutto si riduce il consumo dei derivati del petrolio con benefici effetti per l´economia nazionale in quanto la nostra bilancia dei pagamenti subisce condizionamenti pesanti dall´importazione di petrolio; in secondo luogo l´importazione di petrolio al prezzo di quasi 150 dollari al barile fa lievitare i prezzi di tutti i generi(agricoli
e industriali) e dei servizi, con conseguente aumento dell´inflazione ediminuzione del potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni. Sul versante ambientale ridurre il consumo di petrolio necessario per il funzionamento dell´apparato industriale, dell´impresa agricola, della mobilità su strada significa ridurre l´inquinamento e l´effetto serra, con notevoli giovamenti per la
qualità della vita e la salute dell´uomo e dell´ambiente in cui egli vive. Non mi pare che si tratti di vantaggi da niente. Certo, se si ragiona con la logica del "un parmu arrassu du me culu zoccu voli succediri succedi" e non si riesce a vedere un palmo al di là del proprio naso, tutti questi discorsi vengono presi come predicazione astratta ed inutile e vincerà ancora una volta la
cultura miope della non prevenzione.Pensare globalmente ed agire localmente non è solo un fortunato slogan di Lega Ambiente di qualche anno fa, ma una necessità vitale per l´uomo del XXI secolo.

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