mercoledì 30 luglio 2008

Signuruzzu Chiuviti Chiuviti.....

Gaetano Gaziano

Avevo 10 anni quando (e parlo degli anni Cinquanta) trasportavo, a braccia con la “quartara”, l'acqua al terzo piano della mia abitazione a piazza Cavour e la pesante brocca d'argilla, piena, era quasi più alta di me.
Oggi, a sessant'anni di distanza, è cambiato poco o niente in materia di emergenza idrica ad Agrigento. Unico fatto nuovo: gli agrigentini non trasportano più l'acqua con le “quartare”, con le “giarre” o con i “bummuliddi” ma con i bidoni di plastica: il progresso almeno ci ha portato questo, la leggerezza dei contenitori, anche se noi Siciliani abbiamo pagato e paghiamo un prezzo troppo alto in termini di inquinamento delle coste e dell'aria provocato proprio dalle multinazionali del petrolchimico e dell'energia.
Non è cambiato niente, dunque. Alla guida della nostra città si sono alternati decine di sindaci, quasi sempre democristiani o ex democristiani. Mai un sindaco donna (se non ricordo male). Ben quattro agrigentini sono stati presidenti della Regione siciliana: Giuseppe La Loggia, Angelo Bonfiglio, Angelo Capodicasa e Totò Cuffaro. Abbiamo anche avuto ed abbiamo agrigentini in posti di ministro. Sta di fatto che i nostri rubinetti sono asciutti oggi come allora.
Il nostro attuale giovane Sindaco, Marco Zambuto, vista la rapidità con cui Silvio Berlusconi ha risolto l'emergenza “monnezza” di Napoli, ha creduto bene di rivolgersi al Primo Ministro: chissà che non faccia il miracolo anche ad Agrigento. E sapete chi ha avuto il coraggio di irridere alla proposta del Sindaco? Proprio quel Capodicasa che è stato governatore della nostra Regione e con gli altri politici agrigentini (di destra e di sinistra) porta sulle spalle la responsabilità del fallimento totale delle scelte governative in materia di emergenza idrica, almeno per quanto riguarda la nostra provincia. Dice Capodicasa l'emergenza idrica è cosa diversa dall'emergenza monnezza. E chi lo può negare? Ma sono molte le analogie che hanno portato al fallimento delle due emergenze. Per entrambe sono stati spesi miliardi (di euro), i presidenti delle due regioni hanno avuto spesso poteri speciali e la nomina a commissari straordinari governativi. Sia in Sicilia che in Campania (almeno fino all'arrivo di Bertolaso) erano stati fatti affluire e sperperati copiosi fiumi di denaro per appalti miliardari e consulenze d'oro, ma le emergenze (almeno per la Sicilia) sono tutte qui: e ad Agrigento in modo più drammatico che per le altre zone dell'isola.
Capodicasa afferma che sono stati appaltati e costruiti nuovi invasi, nuove bretelle di collegamento tra un invaso e l'altro, nuove reti idriche di distribuzione di ciò che i giornalisti amaramente hanno preso a definire da anni “il prezioso liquido”. Ma Capodicasa ci dice che tutto ciò non basta se le precipitazioni atmosferiche nell'anno sono scarse. Ergo se i nostri rubinetti restano a secco (dico i nostri perché in nessun'altra parte della Sicilia si soffre la penuria d'acqua che soffriamo noi) non ci resta che prendercela con il cielo. Ma con chi esattamente? Certo non con Giove Pluvio, che deve essere fortemente inc****to con noi agrigentini da quando Cuffaro e Capodicasa hanno avuto l'infausta idea di voler costruire un rigassificatore nella Valle dei Templi proprio accanto al tempio di Giove. O forse è meglio rivolgersi alla Madonna, come ci suggeriva Totò Cuffaro qualche tempo fa? Chissà, magari potremmo metterci in processione, come fanno a Caltabellotta nei periodi di siccità, e salmodiare in coro l'antica preghiera-filastrocca:
"Signuruzzu, chiuvìti, chiuvìti"
"Ca li terri sunnu morti di siti"
"Però mannàtini una bbona"
"Senza lampi e senza trona.

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