
Entrai in magistratura con l’intendo di diventare un civilista, ma nel 4 maggio 1980 fu ucciso il Capitano Emanuele Basile e il consigliere Chinnici affidò a me l’istruttoria delle indagini. Nel mio stesso ufficio era approdato il mio amico d’infanzia Giovanni Falcone ed sin da allora capii che il mio lavoro doveva essere un’altro. Decisi di stare in Sicilia e a questa scelta dovevo dare un senso!
I nostri problemi erano quelli che abbiamo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma sé amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Gli uomini della scorta di Falcone avevano perfetta coscienza del rischio che stavano correndo, ed oggi lui sarebbe stato molto felice nel vedervi qui.
La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi complicità. Solo in questo modo il sacrificio come Giovanni Falcone non sarà stato vano
Nessun commento:
Posta un commento