lunedì 3 novembre 2008

Lettera aperta al dottor Piero Sansonetti, direttore di Liberazione.


di Vincenzo Lombardo

Egregio Signor Sansonetti,
In altri tempi, prima di apprendere dalle sue testuali parole che lei non è comunista da tempo, mi sarei rivolto a lei con l´appellativo di "caro compagno".
Capisco che lei oggi si offenderebbe se qualcuno l´appellasse in questo modo, né io intendo violentare la sua scelta infierendo col termine di cui lei si è fregiato per tanto tempo. Mi rendo conto che non è facile portarsi addosso questo vestito antico e, per certi versi, liso. E la tentazione di accodarsi al carro del pentitismo e del trasformismo mi ha sfiorato e mi sfiora, ma poi prevale la consapevolezza che in tanti anni di essere comunista non ho compiuto niente di cui debba pentirmi o vergognarmi. Né io né i miei compagni di sezione, di paese, di provincia, di nazione abbiamo niente di cui vergognarci. Anzi, credo che bisognerebbe essere orgogliosi. Cosa dovrei rinnegare? Le lotte contro il feudo per dare la terra ai contadini? La lotta contro la mafia portata avanti da decine di persone che in tale sfida hanno perso la vita? Le battaglie, ed il sangue versato, contro il rigurgito fascista e i tentativi di golpe antidemocratici? Le lotte per l´espansione dei diritti dei lavoratori, a partire dai miglioramenti salariali, dall´eliminazione delle gabbie salariali, dalle conquiste sindacali? Le lotte per l´estensione del diritto allo studio e della sanità per tutti?Cosa ha commesso di orrido e inconfessabile l´allora giovinetto Sansonetti, per cui oggi egli è afflitto dai dolori lancinanti del pentimento? Non sarebbe male che ce lo facesse sapere prima di lasciare LIBERAZIONE. E già, perché penso che egli non potrà reggere a lungo la contraddizione, questa sì vera, di dirigere da non comunista, se non proprio anticomunista, un giornale che si definisce comunista. Qua penso che si ponga una autentica questione morale, non moralistica: Può un a-comunista dirigere un giornale sostenuto, fatto proprio dai comunisti? O, se si vogliono utilizzare i parametri di una pura valutazione aziendalistica- che dovrebbe essere cara al direttore- Può un direttore continuare a dirigere un giornale che perde lettori ed accumula debiti? E´ lecito pretendere il ripianamento della situazione debitoria da parte dei comunisti di Rifondazione?Si opera da noi come presso le grandi aziende pubbliche o privatizzate, cioè a dire si premiano i così detti manager che portano allo sfascio le aziende? Al punto in cui è arrivata credo che Liberazione sia un carrozzone che serve a Sansonetti per farsi portare in giro tra i venditori di fumo che pullulano nell´indistinto mare del sinistrismo, proteso a preservare lo stato di cose presenti. Sansonetti non si deve dimettere. Deve onestamente riconoscere il fallimento di una direzione e di una gestione e consegnare le chiavi al Partito, cioè a tutti noi, ponendo fine alla pratica di bussare a quattrini per mascherare i suoi fallimenti. Quanto alle professionalità dei giornalisti che operano nel giornale potrebbero essere utilizzate per creare una web TV- l´ ha già fatto il PdCI- e predisporre materiale da rendere cartaceo perché sia utilizzato nella iniziativa politica quotidiana dei quadri e dei militanti. Se poi Sansonetti vuole sollazzarsi nelle disquisizioni dottrinali su comunista sì comunista no ci sono una miriade di riviste e rivistine in cui egli può spendere il suo prezioso tempo e dispensare la sua sapienza a beneficio di coloro che non ha i problemi di arrivare a fine mese e non si immedesimano nei drammi quotidiani dei plebei. Al massimo costoro non dormono la notte, persi come sono nei calcoli per stabilire che vincerà le presidenziali negli USA.

Un comunista non pentito

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