sabato 20 dicembre 2008

La Questione Immorale.

di Michelangelo La Rocca

Ci risiamo, si riparla di questione morale ( più giustamente “questione immorale”), come se dopo la tangentopoli dei primi anni novanta la questione fosse stata definitivamente risolta.
Tutti sapevamo che non era così e chi sosteneva il contrario o era in mala fede o non era informato.
Firenze, Napoli, Pescara, Potenza, Catanzaro sono solo gli ultimi episodi al centro della cronaca delle ultime settimana ma c’è da credere che ce ne saranno altri, tantissimi altri.
La peculiarità della questione esplosa in questi giorni è che al centro c’è questa volta soprattutto il Partito Democratico.
Ma anche questo non può essere considerato sorprendente, anzi sorprende chi si sorprende!
La tangentopoli degli anni 90 ha avuto al centro il PSI e la D.C. ma anche il PCI non risultò indenne, anzi.
Basti ricordare il mitico Greganti o lo scandalo Zampini che interessò la Giunta Novelli del Comune di Torino. A ben vedere il P.D. è la risultanza della fusione ( tanti dicono fredda ) tra un pezzo della vecchia D.C. ed un pezzo del vecchio P.C.I.
E dunque dov’è la sorpresa?
Diciamo che la disonestà alberga nell’animo umano da quando l’uomo è comparso sulla terra: Enzo Biagi, il mai abbastanza compianto Enzo, amava ripetere che Caino ed Abele erano soltanto due e c’era già il 50% di …assassini!
Questo dato antropologico non spiega però l’attuale crisi etica o, quantomeno, non la spiega tutta.
Credo che dal punto di vista politico allarma la dimensione del problema, la diffusione metastatica del morbo della corruzione dentro il corpo della nostra povera Italia.
Il dibattito dovrebbe riguardare sugli anticorpi in grado di ridurre il male entro limiti tollerabili (ammesso e non concesso che si possa tollerare il malcostume, la corruzione, la delinquenza).
L’anticorpo per eccellenza non può che essere la rifondazione dalle fondamenta della politica e per chi, come noi, ha a cuore le sorti della sinistra, la rifondazione di una moderna e trasparente sinistra democratica e riformista.
E credo che l’unico antivirus veramente efficace ed incisivo non possa che essere la larga, larghissima partecipazione democratica.
L’impressione, una bruttissima impressione, è che oggi la politica sia in larga parta nelle mani dei politicanti, interessati solo e soltanto all’affarismo più opaco e maleodorante.
Se i militanti non vorranno o sapranno riappropriarsi della politica, dei partiti allora bisogna rassegnarsi ad assistere impotenti e sgomenti alla degenerazione etica nei modi e nei tempi che stiamo vedendo in questi ultimi giorni.
La politica vive tutta dentro la dialettica della delega dell’elettore all’eletto, del militante di partito al dirigente dello stesso.
Per essere efficace la delega deve essere a tempo (breve), non in bianco ( ma con contenuti ben precisi) e controllata girono per giorno.
Altrimenti succede quello che è successo e lamentarsi a quel punto non serve o serve poco.
La nostra indifferenza, la nostra apatia, la nostra distrazione, la nostra mancata partecipazione alla gestione della cosa pubblica ci rende colpevoli: quasi quanto i corrotti e i corruttori!
Altre riforme non servono.
Riscrivere le regole?
Non serve, le regole ci sono, ci sono sempre state. Il problema non è mai consistito nelle regole o nella loro pessima scrittura.
Il problema è sempre stato la sistematica ed impunita violazione delle regole.
E’ ora di smetterla con la sterile ed assai stucchevole contrapposizione tra garantismo e giustizialismo: occorre essere semplicemente giusti verso gli onesti e verso i disonesti, chi sbaglia deve pagare!La regola fondamentale per risolvere “la questione immorale” era già contenuta nei dieci comandamenti che Dio consegnò a Mosè sul monte Sinai, basta ricordare il settimo: non rubare!

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