Che valore abbia oggi l’otto marzo è un problema che mi colpisce poco. Mi preme di più sapere che valore abbia oggi essere donna. Quell’appuntamento mensile con la nostra fertilità che ci ricorda l’importanza che abbiamo non solo per la nostra personalissima vita, ma per l’impegno che abbiamo preso con l’intera umanità. Vivere da donna non è vivere una vita normale ma vivere una vita speciale. Tutto è elevato al quadrato: privazioni ² , difficoltà ², energia ², anche i sentimenti li viviamo al quadrato.
Insomma per essere donna bisogna esserne all'altezza.
“Qualsiasi cosa facciano le donne, devono farlo due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave solo la metà”.
Una frase che appare ancora di forte attualità sebbene Charlotte Whitton fosse nata più di un secolo fa. Già! Perché la donna che vuole avere una vita sociale attiva, che vuol fare sport, che vuole impegnarsi in politica, che vuole aspirare ad una brillante carriera lavorativa, a meno che non abbia i soldi per pagare inservienti e tate…può farlo solo se decide di non avere una famiglia o se accetta di sottoporsi ad uno stress disumano. Quanto pensate possa reggere un uomo alla giornata di una donna? Prendiamo ad esempio una coppia di impiegati nella pubblica amministrazione, o due insegnanti. Fanno lo stesso lavoro. Eppure nel 90 per cento dei casi, chi si occupa di lavare e vestire i bambini? Preparare lo zaino e la merenda? Mettere i panni a lavare, stendere i panni, raccogliere i panni, stirare i panni, spolverare la casa, lavare i sanitari, fare la spesa, preparare il pranzo e la cena, ecc… Tutte queste attività quanto tempo tolgono alla vita di una donna? Semplice: il tempo che l’uomo impiega per andare al bar con gli amici a parlare di calcio e politica. Il tempo che qualsiasi donna dovrebbe dedicare a se stessa, se questi lavori fossero divisi a metà all’interno della coppia.
Così arriva in aiuto l’ 8 Marzo nei panni di un giorno di festa: gli uomini risvegliano un’assopita galanteria portando in dono le consuetudinarie mimose, i figli tornano a casa con qualche poesia o lavoretto fatto a scuola, le televisioni parlano delle grandi conquiste fatte nel corso dei secoli e in paese si organizza qualche serata diversa per quelle donne che vivono la loro quotidianità in totale sudditanza della restante parte del nucleo familiare. Il realtà niente di più triste. La “Festa della Donna” è la conferma che abbiamo bisogno di un giorno stabilito per ricordare al mondo quanto valiamo. Nel 2009 dovrebbe essere scontato, ma le statistiche sul mondo rosa ci dicono che non è così.
LO SAPEVATE?
L’attuale Governo col decreto legge del 20 febbraio ha ridotto il problema della violenza sessuale nei confronti delle donne a un problema di “pubblica sicurezza”. Come se la violenza sulle donne fosse perpetrata solo per strada e da immigrati e delinquenti, come i telegiornali amano farci credere. Anziché parlare di “Pacchetto Sicurezza” sarebbe più consono parlare di “Pacchetto dei Falsi Moralismi”, dato che le modifiche che son state apportate servono solamente ad ingigantire l’allarme sicurezza creato dal governo Berlusconi per ottenere consensi e soffiare a pieni polmoni su quei tizzoni xenofobi e razzisti tuttora presenti nella realtà italiana. Nessuna statistica è stata presa in considerazione. Perché se così fosse, il Governo si sarebbe accorto che il problema della violenza sulle donne prescinde dagli immigrati mentre è strettamente legato alla visione della donna-oggetto-di-sfogo-degli-istinti-bestiali-maschili
LO SAPEVATE che il 71% delle violenze fisiche e il 65% delle violenze sessuali avviene tra le mura domestiche?
LO SAPEVATE che nell’89% dei casi l’autore della violenza è il partner?
LO SAPEVATE che il 92% delle donne non denuncia il reato? SAPEVATELO su http://www.istat.it/!
Forse perché ci piace sentirci una società “per bene” ci viene più facile attribuire gli orrori a chi appartiene ad altre società. Forse perché all’interno della famiglia tutto è concesso. Forse perché la donna non può essere violentata da altri ma da noi si! O semplicemente ancora non siamo sensibili abbastanzada capire che la violenza contro le donne è un reato indipendentemente da chi lo commette.
Forse perché ci piace sentirci una società “per bene” ci viene più facile attribuire gli orrori a chi appartiene ad altre società. Forse perché all’interno della famiglia tutto è concesso. Forse perché la donna non può essere violentata da altri ma da noi si! O semplicemente ancora non siamo sensibili abbastanzada capire che la violenza contro le donne è un reato indipendentemente da chi lo commette.
NIENTE DA FESTEGGIARE MOLTO PER CUI LOTTARE!
E’ lo slogan del Coordinamento Napoletano Donne in Lotta, un movimento femminista che trova spazio tra le pagine di Femminismo a Sud. Quanto di più vero! L’otto marzo non dovrebbe essere un giorno di festa ma un giorno da cui partire per riprendere in mano le battaglie abbandonate.
-Aborto. Dopo trent’anni, Giuliano Ferrara ha rimesso in discussione il tema dell’aborto, chiedendo l’abrogazione della legge 194. Siamo l’unica società seriamente intenzionata e regredire. Che sia chiaro: la legge 194/78 non impone l’aborto a nessuno, ma da il diritto di praticarlo a chi non ha la possibilità di mandare avanti una gravidanza;
-Procreazione assistita. Ad oggi l’autodeterminazione del nostro corpo non ci appartiene. Tecniche come la crioconservazione dell’embrione o la fecondazione eterologa, le quali aiuterebbero tante donne a restare incinte senza sottoporsi a inutili torture ormonali sono, nel 2009, vietate. Perché gli italiani erano troppo impegnati per informarsi. Così l’unica alternativa possibile rimane la leggerissima “stimolazione ovarica” (magari una quindicina di volte senza successo!)
-Pedofilia e violenza sessuale in famiglia. Nessun provvedimento è stato preso per inasprire le pene nel caso in cui l’autore di uno stupro sia un parente, un insegnante o un prete. Queste tre figure sono le più frequenti e le meno denunciate perché tra vittima e carnefice vi è un rapporto di affetto e timore allo stesso tempo. Tale rapporto da la licenza a perseverare la violenza ma né il Governo né la Santa Sede esprimono giudizio in proposito.
Da questa frase del Vangelo di Matteo Padre Franco Nascimbene, missionario in aiuto alla prostitute di Castelvolturno, prende spunto per il titolo del suo libro “Ci precedono nel Regno di Dio”. Un libro leggero che in poche pagine riesce ad aprirci ad un mondo da noi ripudiato. Ancora stretti nel nostro bigottismo, immaginiamo la prostituzione come sinonimo di depravazione, perdita della dignità. In realtà queste donne lottano ogni giorno per difendere la loro dignità e talvolta per farlo vi perdono la vita. Certo.. se potessero mettersi in regola, magari aprire una partita IVA, pagare le tasse per garantirsi una pensione, lavorare nelle loro abitazioni dove poter anche rispettare delle regole igieniche…da reiette potrebbero trasformarsi in esseri umani. Potrebbero lavorare da libere professioniste anziché essere le schiave dei magnacci. Poi se potessero organizzarsi più prostitute insieme in una casa, potrebbero soccorrersi in caso di pericolo… Ma a noi non importa, l’importante è che non si parli di “Bordelli”. Guai!!! Guai ad ammettere l’esistenza delle puttane! Guai a garantire a quelle donnacce la dignità di sentirsi chiamare persone! Eppure Dio non ha voluto cacciarle all’inferno o nasconderle in un angolo della Bibbia. Anzi di una di loro ne ha fatto una fedele compagna per suo figlio Gesù. Forse negli ultimi duemilanove anni la misericordia cristiana si è persa lungo la strada che dalla Palestina arriva a Roma. Ma le prostitute non l’hanno persa, la strada. La battono ogni notte e ad ogni passo nasce un fiore.
POTERE TROPPE VOLTE DELEGATO AD ALTRE MANI, SGANCIATO E RESTITUITOCI DAI TUOI AEROPLANI, IO VENGO A RESTITUIRTI UN PO’ DEL TUO TERRORE DEL TUO DISORDINE DEL TUO RUMORE
(Fabrizio De Andrè – Il Bombarolo)
Ricordate nel settembre del 2004 le agghiaccianti scene dei bambini tenuti in ostaggio all’interno di una scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord? Ricordate l’indignazione che avete provato nel sapere che tra i terroristi si trovavano molte donne kamikaze? Come poteva mai una donna volere sterminare delle creature innocenti? Eppure le donne kamikaze sono in costante aumento. In Cecenia vengono chiamate Shahid «martire» e sono ammirate più dei kamikaze di sesso maschile. Nel mondo vi sono migliaia di guerre intestine, a noi sconosciute, che al fine di mantenere in vita squallidi giochi geopolitici, infliggono alla popolazione femminile una quotidiana mortificazione del corpo e l’imbarbarimento delle reazioni umane. Queste donne-kamikaze hanno visto il loro mariti morire sotto tortura, i loro figli uccisi non appena avessero raggiunto i 14 anni, sono state picchiate, offese, stuprate, umiliate. Queste donne non hanno più nulla: non hanno più una casa, non hanno più cibo, non hanno più forza, non hanno più armi con cui lottare, non hanno più nulla da perdere… se non la loro vita. E se l’unica cosa che possiedono è anche l’unica arma a disposizione allora ecco pronta la migliore bomba mai fabbricata al mondo, perché non c’è modo di disinnescarla. Le shahid non sono delle suicide e non sono nemmeno delle assassine. Sono le prime vittime della belva umana.
La loro morte è il loro 8 marzo. L’unico giorno in cui verranno festeggiate è il funerale.
A tutte queste donne e a tante altre ancora credo si debba dedicare questo giorno, non per festeggiare ma per conquistare, con la passione che ci accomuna, il nostro ruolo nella società.
«Se tra gli obiettivi dello sviluppo figurano il miglioramento delle condizioni di vita, l'abolizione della miseria, l'accesso a un lavoro dignitoso, la riduzione delle ineguaglianze è del tutto naturale partire dalle donne.»
(Muhammad Yunus – Premio Nobel per la Pace 2006)
(Muhammad Yunus – Premio Nobel per la Pace 2006)
Marcella Militello
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