giovedì 7 maggio 2009

Il Ponte ci sta stretto


di Florinda Maragliano

“Il ponte dovrà congiungere la Sicilia al “Continente” per far sì che i siciliani si sentano anche italiani”. Sono queste le parole che ho letto di recente in un articolo. Adesso mi è tutto chiaro. Non si tratta di un’opera necessaria in sé, ma di una forma d’integrazione sociale alla nazione, determinata da un effetto ottico. Chi realmente percepisce i problemi della Sicilia si sarà sentito profondamente offeso da queste dichiarazioni. Siamo indecisi se definire il nostro sistema governativo come una forma di FASCISMO POST-MODERNO O DEMOCRAZIA DISPOTICA. Questo perché il nostro “caro” Presidente del consiglio ha sempre attuato una politica di gestione della “res publica” basata su logiche a noi purtroppo note, legate al modello capitalista e imperialista. Cercando costantemente di nascondere e camuffare i veri problemi del Paese arrampicandosi sugli specchi, per spostare l’attenzione e l’interesse del comune cittadino su questioni legate più all’immagine e alla pura forma, che alla sostanza e al reale miglioramento del nostro Paese. Del resto cosa ci si può aspettare dall’uomo delle televendite? Parlare del “Ponte” non è semplice perché si collega a svariati problemi. In primis bisogna considerare le implicazioni economiche; è stato approvato un pacchetto di opere per un ammontare complessivo di 17mld di euro; di cui 1,2mld sono destinati all’edilizia scolastica e carceraria e il “restante” 16,6mld per le grandi infrastrutture.Vi è poi un aspetto di buon senso: la grande opera sarà il settimo ponte sospeso del mondo, ma il primo capace di sopportare sei corsie di traffico stradale e due binari di traffico ferroviario. Avete capito bene. La campata record del ponte italiano sarebbe quindi del 65,74% più lunga rispetto a quella del più grande suolo stradale fino ad ora realizzata, nonché il 239% maggiore del più grande ponte stradale e ferroviario esistente. Tutto questo costruito nel deserto! Addirittura la capacità di smaltimento del traffico è calcolata in circa 6.000-9.000 automezzi l’ora e 200 treni al giorno. Questo sorprende. Facciamo due conti: se attualmente in Sicilia arrivano pochissimi treni al giorno (Trinacria, Laguna blu, Freccia del Sud) vuol dire che non appena completeranno quest’opera ne arriveranno 200 al giorno? Ma la Sicilia non è pronta! Le nostre linee ferroviarie non sono adatte a certi treni, dobbiamo fare le autostrade, le strade, le gallerie (che dalle nostre parti ogni tanto cadono a pezzi). Le linee ferroviarie del ponte saranno adatte ai treni ad alta velocità. Ma dove sono questi binari in Sicilia? In più non ci sono né i fondi, né i progetti per la loro realizzazione. Ma allora quale utilità può avere l’alta velocità solo sul “Ponte”? L’unico treno che collega Agrigento-Milano è la famosa Freccia del Sud. Questo da Agrigento per arrivare a Messina ci impiega otto ore, mentre per arrivare a Milano 22 ore, se si è fortunati. Sperando che la motrice del treno non vada in fumo, che il treno non si fermi a causa di riscaldamento/condizionatore non funzionante. Essendo coscienti di questi fatti come si può parlare di grandi opere?! Come mai sul sito del Ministero delle Infrastrutture non si vede neanche l’ombra di un progetto di risoluzione a queste problematiche? Alla Sicilia è dedicato il ponte e qualche lavoretto nelle linee ferroviarie di Catania. Ma naturalmente la volontà di potenza del superuomo impone che un bambino cominci a recitare la Divina Commedia senza conoscere l’alfabeto. Cosi ci troveremo l’opera infrastrutturale più grande mai costruita al mondo, senza le strade che ci conducono ad essa.

Infine, vi è una considerazione di carattere ecologico: l’impatto ambientale del ponte sarà distruttivo nei confronti dell’ecosistema terrestre e marino, provocando conseguenze dannose anche al turismo e all’economia. La Direzione Generale Ambiente della UE ha denunciato la violazione di due Direttive: la prima che riguarda la tutela e la protezione da parte di tutti gli Stati, dei volatili che attraversano i propri cieli (sono ben 312 le specie che attraversano lo stretto, di cui 32 rapaci, diretti verso tutta l’Europa); mentre la seconda fa riferimento all’Habitat, sempre in materia di protezione faunistica. Potremmo sentirci parte integrante di una nazione partendo dalle semplici cose, in altre parole quando la nostra regione sia dotata di tutti i servizi di trasporto: ferroviario, stradale e aereo, al pari delle altre regioni. Che ognuno tragga le proprie considerazioni, nel frattempo ragioniamo sul significato mitologico dell’attraversamento dello stretto di Messina: esso rappresentava il superamento dei confini tra il familiare e l’ignoto, la vittoria sulle forze avverse e sul caos, rappresentati dalle forze della natura. Quelle aree pericolose, al limite dell’invalicabile, erano solitamente identificate con i mostri posti a guardia del passaggio, che insidiavano chi avesse voluto oltrepassarlo. I mostri ci sono ancora, ma questa volta non sono lì a ricordare che la volontà dell’uomo di dominare la natura può spingersi fino a un certo limite.

Oggi i mostri sono coloro che facendosi beffa di una terra meravigliosa, e facendo leva sulla semplicità e la buona fede di chi la vive e che sente il bisogno di aggrapparsi ad un’ultima speranza di sviluppo e miglioramento, rastrellano soldi dalle tasche di tutti per riempire quelle di pochi. Non importa poi ai grandi signori romani, narratori di favole, se basta strofinarsi gli occhi per capire che il grande sogno di una terra si sia trasformato in un incubo di piloni e cemento.

In definitiva: un’opera di propaganda che serve solo a sviare l’attenzione dalla crisi economica e a riempire le tasche dei “soliti noti cementificatori”, una devastazione ecologica senza precedenti con il solo risvolto pratico di uno spreco economico al fine monumentale, mentre noi Siciliani continueremo ad incespicare su strade insufficienti e treni scadenti.Sta a noi trovare il coraggio di opporci e di chiedere interventi coerenti con le nostre necessità: l’efficienza del trasporto interno su tutto!

1 commento:

Anonimo ha detto...

COME NERONE,PEGGIO DI CALIGOLA.
Si dice che Nerone abbia bruciato Roma per ricostruirla più bella e così egli sarebbe stato immortalato dalla storia;
che Caligola abbia fatto senatore il proprio cavallo. Berlusconi cerca di superarli entrambi. Il ponte sullo stretto gli serve come monumento per passare alla storia, oltre che come occasione per pascere di miliardi pubblici le imprese parassitarie e mafiose che lucrano sui lavori pubblici. Quanto al cavallo egli ha già superato Caligola; infatti in forza della sua legge elettorale porcata ha nominato deputati e senatori personaggi, condannati anche con sentenze passate in giudicato, di fronte ai quali un cavallo fuggirebbe spaventato e schifato.
Sulla semplicità della gente sicula ho qualche dubbio. L'area di contiguità con la mafia e il potere politico mafioso annovera persone che sono "sperte", altro che semplici. Ma anche a livelli meno compromessi la sudditanza verso il potere mafiopolitico conta persone " ca si sannu fari li cunti". Le persone veramnte semplici,nel senso più autentico del termine, cioè pure, alzano i tacchi e scelgono sdegnate il percorso aspro della libertà, lastricato di sofferenze e privazioni, ma ricco di quello orgoglio che ti può far dire al potente: "Ti schifiu!". E non è poco. Come avete, abbiamo, detto: "La libertà ha un sapore che non ha prezzo".
Resistere, resistere, resistere, anche se è dura e difficile. Solo i grandi hanno questa forza ed alla lunga fanno la storia.
Ti auguro, vi auguro, di poter tornare e dare una mano a quei testardi che qui continuano ad ostinarsi a tenere la testa alta.
SU LA TESTA
CIAO,
enzù