martedì 12 maggio 2009

Salute pubblica..o pubbliche incapacità?


di Silvia Scifo
Nel 1997, avendo costatato che l’ambiente e soprattutto il clima terrestre si riscaldava sempre più a causa del cosiddetto buco dell’ozono, le nazioni del mondo si riunirono in una località giapponese, a Kioto, e sottoscrissero l’omonimo protocollo. Lo scopo era di rallentare il surriscaldamento globale, riducendo in media del 5% entro il 2012 l’emissione d’anidride carbonica, sostanza che maggiormente provocava l’effetto serra. Di tutte le nazioni aderenti, quelle imputate maggiormente sono cinquantasette e l’Italia è tra quelle che emettono il 90% di co2 piazzandosi al quarantaquattresimo posto. Di recente, Berlusconi ha messo in dubbio l’adesione al protocollo sostenendo che sono colpiti gli interessi economici dell’Italia e minaccia di opporre il veto nell’unione europea poiché, secondo l’accordo europeo, qualora una nazione riducesse l’emissione d’anidride carbonica di una percentuale inferiore rispetto a quella richiesta, sarebbe chiamata a pagare un’ammenda molto salata. Con il passare degli anni, l’inquinamento aumenta di pari passo all’industrializzazione, e nonostante servano urgenti provvedimenti, il fine ultimo della classe politica dirigente è quello di arricchirsi a spese di quello che Oscar Wilde definì “il primo dovere della vita”, la salute appunto. La stessa salute dell’uomo dipende strettamente dalla salute del mondo, perché si assiste ad una sempre più accentuata alterazione dell’ecosistema con il rischio d’estinzione di molte specie animali e vegetali. A tutto ciò si devono aggiungere le cause di molte malattie dell’uomo che dipendono fortemente dall’inquinamento e che potrebbero essere prevenute. Per arginare questi problemi servirebbero tutta una serie di controlli sul territorio e l’ambiente; in Italia e in Sicilia credo si faccia ben poco per la cura ma soprattutto per la prevenzione di malattie derivanti da inquinamento ambientale, perché gli organismi preposti al controllo o non funzionano correttamente o addirittura mancano del tutto, prova né sia che se si andasse a misurare l’emissione d’anidride carbonica a Raffadali in ore di punta, quando il traffico intenso impedisce di percorrere la via principale in tempi ragionevoli, il tasso d’inquinamento penso possa essere paragonabile all’inquinamento di grandi città come Palermo e Milano eppure nessuno ne parla e nessuno si prende la briga di effettuare tale controllo o di prendere gli opportuni provvedimenti, nonostante la grossa incidenza di decessi per malattie neoplastiche (ai polmoni all’intestino alla prostata etc..). Queste problematiche non sono neanche prese in seria considerazione. Tutti questi dati sono alquanto sconfortanti considerando che proprio la Sicilia ha tutti i requisiti per avere un sostenibile sviluppo economico ambientale compatibile, se si pensa che è ricca di fonti d’energia rinnovabili parlo cioè del vento e del sole con le rispettive energie che possono produrre: eolica e fotovoltaica, energie non inquinanti e a basso costo e che saranno certo la scommessa economica e tecnologica del futuro (in parte già presente), e la più valida alternativa alla disoccupazione attuale. Si discute piuttosto di impiantare una centrale termonucleare nella zona di Palma di Montechiaro, ritenuta dagli esperti una zona sicura. In teoria queste centrali sono chiamate di terza generazione e quindi dovrebbero essere abbastanza sicure, ma il rischio di una catastrofe nucleare è lo spettro che questo tipo d’impianti portano con sé, considerando che le loro scorie radioattive perdureranno per migliaia d’anni. Per mancanza di una presenza forte e convinta dei nostri deputati, intenti a far tutt’altro che interessarsi della salute dei siciliani, si rischia un ulteriore aumento d’inquinamento per l’impianto della centrale predetta, in aggiunta al rigassificatore di Porto Empedocle che porterà con sé un grande stato di allerta per possibili ulteriori alterazioni ambientali catastrofiche (la famosa goccia che fa traboccare il vaso, volendo usare un eufemismo). Naturalmente tutte queste problematiche che ci riguardano da vicino non sono affrontate e men che meno risolte e le colpe maggiori sono dei nostri parlamentari perché noi affidiamo a loro la salvaguardia della salute, dello sviluppo, del nostro vivere insieme; è pur vero che siamo proprio noi a scegliere chi ci rappresenta e questo a testimoniare che non abbiamo saputo esercitare il nostro diritto di eleggere, quanto meno di scegliere bene i nostri rappresentanti politici. E’ auspicabile che una presenza costante e motivata di tutti noi, che abbia alla base idee sane, speranzose, di certo non corrotte, contribuisca in modo determinante a cambiare, poco alla volta, la nostra vita, il nostro stare assieme da cittadini coscienti dei nostri diritti ma rispettosi dei nostri doveri, ci porti ad un cambiamento del modo attuale di intendere la politica e dei nostri rappresentanti politici migliorando la nostra societa’.

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