venerdì 9 ottobre 2009

L'identità che cambia nel tempo o il tempo che cambia l'identità?!?

di Giuseppe Maragliano
E' da un po che mi chiedo se con il passare degli anni, oltre alle inevitabili trasformazioni fisiche (si diventa vecchi...) e alle esperienze di vita quotidiana, non si vada in contro anche ad un cambiamento, ad una trasformazione o ad un eventuale adattamento.
In parte questo mi porta a riflettere sul pensiero pirandelliano e, in particolar modo, sul celeberrimo romanzo “Uno, nessuno centomila”. In questo romanzo si ha la consapevolezza che l'uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Alla base del pensiero pirandelliano c’è una concezione vitalistica della realtà: “la realtà tutta è vita, perpetuo movimento vitale, inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all'altro....”.
Tutto ciò che si stacca da questo flusso e assume forma distinta e individuale, si irrigidisce, comincia, secondo Pirandello, a morire. Così avviene per l'uomo: si distacca dall'universale assumendo una forma individuale entro cui si costringe, una maschera ("persona") con la quale si presenta a sé stesso. Non esiste però la sola forma che l'io dà a sé stesso, nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l'io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila» quindi «nessuno».
In questo continuo ed incessante flusso dinamico di idee e di contrapposizioni, verrebbe da chiedersi: “Dove si va a finire? Quanto l'alternanza del vissuto nelle varie fasce di età e di crescita non condizionino le nostre scelte e il nostro modo di essere? Ed ancora, quanto la nostra personalità, il nostro patrimonio genetico e l'ambiente non influiscano per farci assumere, a seconda degli eventi e delle circostanze, le varie “maschere” sociali del pensiero pirandelliano?”.
Ed ecco allora che si può aggiungere un nuovo elemento, in questo continuo addivenire. Questo elemento è il tempo. Si, il tempo nella sua concezione più ampia. Il tempo che indica le condizioni meteorologiche, il tempo che rintocca gli anni trascorsi, il tempo necessario per fare qualcosa, il tempo di una partita (forza Inter!!!) e così via fino all'infinito.
Ma il tempo che voglio descrivere in questo momento è quello che ognuno di noi ha dal momento della nascita in poi, il tempo di una vita!
Per essere ancora più preciso, ricollegandomi al titolo dell'articolo, mi chiedo se è vero che c'è un tempo per tutto, ed ogni cosa va fatta nel suo tempo e che il tempo comunque darà ragione..... Mi chiedo anche sé cambiare idea, modo di affrontare le varie problematiche o di vedere le varie sfaccettature della vita, siano da imputarsi al tempo e quindi alle esperienze che man mano si vivono e quindi se cambiare e sinonimo di maturità/crescita, oppure se è il tempo che cambia le cose, gli eventi, le circostanze che quindi ci appaiono sotto altre sembianze (le maschere pirandelliane), fermo restante le proprie idee, la propria identità?
Come disse un altro insigne scrittore: “Ai postumi l'ardua sentenza!”.

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