domenica 3 gennaio 2010

Il Numero Uno

di Gaetano Alessi
La vita è una questione di numeri: se non hai questi benedetti segnetti arabi non vai da nessuna parte. Il numero uno. Strano dopo sette anni poter scrivere queste righe. Questi piccoli segni che increspano il candore di un foglio bianco in quello che è il primo numero di Ad Est. Dopo più di un lustro passato in vostra compagnia a pensare, combattere, prendere posizione ed amare il nostro paese, diventiamo “grandi”. Finalmente abbiamo una testata giornalistica tutta nostra. Nuove opportunità, ma soprattutto nuovi oneri. Strano che questo avvenga ad un anno esatto dalla stesura di un editoriale che sanciva la cancellazione di Ad Est anche dal web. Un articolo scritto con dolore, corretto e pronto ad essere pubblicato. Poi una telefonata, all’alba, annunciava la querela per un pezzo antimafia che riportava le dichiarazioni del pentito Campanella su Totò, Silvio e Peppe Cuffaro. Una querela che è stato il segnale che non potevamo e dovevamo mollare.
Chi voleva intimidirci, ha ottenuto l’effetto contrario. Ed un anno dopo siamo qua: noi a scrivere e voi a leggere. Un legame quasi simbiotico tra un fogliaccio di carta e le mani di migliaia di persone che in sette anni ci hanno sostenuto, criticato e spinto in avanti. A febbraio, dopo un lungo passaggio di diciotto mesi sul web, ci siamo resi conto che il cartaceo è insostituibile. La strada era in salita, ma a pensarci bene non abbiamo mai avuto percorsi facili. Avevamo promesso quattro numeri del giornale: ne abbiamo fatti sette. Avevamo promesso il recupero culturale del paese e ci abbiamo provato riportando a galla la storia di Vittoria Giunti. Il risultato è stato più grande di noi: settecento copie sparite in un lampo. L’impossibilità economica nel ristampare ci ha costretti a dire un numero di “no” imbarazzante. Tre presentazioni ufficiali del libro e gli articoli di Repubblica, La Sicilia, Articolo21, Noi Donne e il Giornale Di Sicilia. Per la prima volta da anni si parla di Raffadali non per i “cannoli” e i processi dell’ ex presidente della Regione, ma come un luogo di dignità, lotta e cultura. Ci siamo chiesti se era sopportabile il distacco assoluto tra cittadini e politica, tra rappresentati muti e rappresentanti ignavi. Abbiamo preso carta e penna, ci siamo riuniti, contaminati con altre associazioni come Officina democratica ed abbiamo chiesto fiducia ai cittadini in strada e nelle piazze, in mezzo al freddo e alla pioggia di un aprile terribile. Quattro gli argomenti: trasparenza amministrativa, aumento dei servizi sociali, sostegno ai giovani e agli universitari, difesa della salute dei cittadini e inoltre la solidarietà per il dramma del terremoto in Abruzzo. Temi sociali ed etici, argomenti ignoti alla politica raffadalese, ormai persa dietro un sultanato in decadenza. Risultato: oltre trecento “si” in 36 ore e più di 300 euro per le vittime del sisma. A seguire lo scontro con l’arroganza del potere: sei mesi per discutere proposte popolari che lo Statuto comunale obbliga siano trattate in uno. Ci hanno snobbato convinti che la gente non conti nulla e che la “politica” abbia il “potere”. Forse avevano dimenticato chi siamo. Glielo abbiamo ricordato. Sei mesi di scontri frontali con la Presidenza del Consiglio comunale. Poi la vittoria con la convocazione del Civico consesso. Il Regolamento per la Trasparenza Amministrativa è stato bocciato con un astensione vergognosa. Ancora un gesto d’arroganza che ha sbattuto però contro l’indignazione popolare, tanto da indurre molti consiglieri ad una “marcia indietro” tale da riportare a galla il documento per l’approvazione. Poi la grande vittoria sui “Servizi sociali” con l’approvazione all’unanimità della nostra proposta, portata avanti caparbiamente da Aldo Virone. Ora la Giunta dovrà dare risposte. Qui dovrei scrivere che noi vigileremo, ma non lo farò. I diritti dei diversamente abili, degli anziani e dei più deboli ad avere la fruizione di ogni spazio pubblico è un atto di dignità per l’intero paese. La giunta con Angelo Salemi in testa, non vorrà far mancare, a chi ha bisogno, l’aiuto della collettività. Resta un mistero il motivo per cui abbiano avuto bisogno del nostro stimolo, ma quello che importa è il futuro. Restano altre due petizioni che verranno discusse prossimamente. Ma la nostra vittoria è aver riportato in Consiglio comunale i problemi della gente. Spianata la strada la ripercorreremo in futuro, con altre petizioni e altri argomenti. La gente comune finalmente rientra nella “politica”. E questa, attualmente, è una cosa “rivoluzionaria”. Molti dicono che dettiamo l’agenda politica del paese, che siamo arroganti, ma non è così. Non abbiamo interessi di bottega. Al nostro interno vi sono tante idee e tessere, ma un solo scopo: riportare la discussione democratica a Raffadali. Cerchiamo compagni di viaggio e chiunque è il benvenuto. Per questo riportiamo vittorie: Siamo di tutti e le otteniamo per tutti. Per questo nell’ultimo anno ragazzi e ragazze hanno cominciato a scrivere per Ad Est, e da tutta Italia tramite Facebook i nostri emigrati ci seguono assiduamente. Siamo un servizio pubblico, che non costa nulla all’Ente pubblico. Forse per la prima volta, come nel caso del libro su Vittoria Giunti e la sua presentazione, è Ad Est a donare al Comune e non viceversa. Poi pochi giorni fa una lettera che recita cosi: ”Ad Est, il giornale dei siciliani liberi e migranti, è iscritto al registro dei giornali e dei periodici del Tribunale di Agrigento al N°290 del 29/10/2009”. Siamo la prima testata giornalistica cartacea nella storia di Raffadali. Grazie a voi. Perché tutto quello che facciamo lo facciamo gratuitamente grazie al vostro sostegno, anche questo forse il primo caso nella storia. Vedete, questo numero uno è figlio dell’intreccio di tanti piccoli decimali, di tante storie diverse ma uguali. Storie di rabbie soffocate, di battaglie, vinte o perse non importa, di minuti a pensare che tutto potrebbe essere diverso, di “rivoluzioni” sognate attorno ad un tavolo, di voglia di comunicare. Serviva che questi decimali trovassero un luogo per unirsi, per rendere sensibilità individuali patrimonio collettivo. Per far si che questo avvenisse serviva un ulteriore atto d‘incoscienza da parte di chi questa storia la porta avanti con tenacia dal febbraio del 2003. Eccolo. Questo numero uno è figlio non della convenienza, né del caso, ma della passione. Questo fa si che Ad Est nel futuro non vivrà mai la solitudine dei numeri primi.

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