sabato 4 settembre 2010

A L'Aquila: cornuti e mazziati

G.Di Stadio

“Cornuti e maziati” si dice dalle parti di Napoli. Mai detto fu più idoneo per descrivere lo stato dei terremotati aquilani. Due parole che riassumono perfettamente la situazioni in cui i poveri abruzzesi si sono trovati dopo il sisma. Da normali cittadini a comprimari di un assurdo spot elettorale, di cui non riescono a intravederne il senso. Non bastavano le intercettazioni che avevano sorpreso i compagnucci di merende ridere sulle loro disgrazie, intravedendo lauti guadagni, puntualmente realizzatisi. Non bastavano le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere da un anno, in tendopoli allestite in fretta e furia, mentre l’Italia teledipendente crede che siano sistemati in lussuose case antisismiche dotate di ogni confort. Qui siamo ancora nella parte dei “cornuti”.
Per essere anche “maziati” hanno dovuto scomodarsi per una manifestazione. Già perché le proteste a casa loro le televisioni non le considerano neanche. Decine e decine di cortei si sono susseguiti in quest’anno e nessuno di questi è stato degnato di un minimo spazio informativo. Ma che volete, tanto a L’Aquila vivono tutti felici e contenti. O meglio se qualcuno si lamenta è pure un ingrato manipolato che non apprezza il senso umanitario degli imprenditori, prodighi nel far a gara per accaparrarsi i migliori appalti, con prezzi gonfiati logicamente. Da qui l’idea di portare la protesta sotto i palazzi del potere. Una buona idea in un qualsiasi paese normale, anche seminormale. Dovunque ma non nell’italia dell’impero mediatico per eccellenza, dove succedono solo cose belle, e dove le cose brutte o non esistono o meglio non devono esistere. Così risulta che dei terremotati che chiedono solo il rispetto dei loro diritti si trasformino in pericolosi sovversivi e chi indossa una semplice t-shirt bianca con su scritto “ricostruiamo L’Aquila” rischia di trovarsi la testa aperta per le manganellare della polizia. È questo un paese giusto? Inutile rispondere, inutile soffermarsi oltre. Rischieremo di dire sempre le stesse cose, le stesse critiche. Cosa possiamo aspettarci da un paese dove più della metà delle persone non conoscono neanche questi fatti. Per loro gli aquilani sono poveretti sfortunati a cui il governo ha dato una mano. Non sanno che è esattamente il contrario, è il governo che ha assunto questa vicenda come gigantesco spot elettorale. E se qualcuno esce dal coro, semplice, non dimentichiamoci che siamo il paese dove succedono solo cose belle, e dove le cose brutte o non esistono o non devono esitere

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