venerdì 17 dicembre 2010

A proposito della manifestazione studentesca del 14 dicembre ad Agrigento-Lettera aperta al giornalista Pietro Fattori di infoAgrigento.


di Vincenzo Lombardo

Ho letto con attenzione il Suo articolo. Più che un articolo di cronaca sembra un piccolo saggio in cui Lei mescola abilmente la cronaca con il giudizio. Poichè sono stato presente alla manifestazione da piazzale Rosselli a Piazza Municipio credo di potere esprimere con consapevolezza dei fatti qualche parere. Sulla cronaca convengo con Lei: si è trattato di un corteo che è sembrato un imbuto. Largo, appariscente all'inizio di Via Atenea via via assottigliatosi all'altezza di Paizza Municipio, fino ad evaporare del tutto. All'inizio saremo stati 4-500 persone, alla fine una trentina.Cosa c'era dentro quel corteo? Certamente una minoranza che mostrava di avere una percezione precisa della serietà del momento e che ha capito che questa controriforma dell'università si risolve in un ulteriore esclusione dei giovani dal proceso della conoscenza e quindi di emarginazione sociale.Poi c'era una grande maggioranza che forse, sì, ripeteva gli slogan gridati da quelli che Lei chima spregevolmente "capetti", che io chiamo invece piccoli eroi. Infine c'era un gruppetto, 6-7 maschietti, che si limitava ad urlare di tanto in tanto uno slogan volgare e scurrile. Anche Lei avrà visto che non riscuotevano alcun credito. C'era, come Lei rileva, una bandiera di partito e, aggiungo io, il vessillo di un simbolo, Che Guevara, che comunque incarna il desierio di rivolta. Fin qua la cronaca, su cui penso concordiamo.Il Suo giudizio sulla gioventù studentesca di oggi non mi convince. O perlomeno non mi convince la conclusione a cui Lei perviene. Lei imprime su essa il marchio dell'inutilità culturale evidenzaindo la scarsa consapevolezza delle ragioni per cui ragazze e ragazzi si trovavano nella manifestazione, il loro disinteresse, il loro qualunquismo. Questo discorso, se fatto da uno di quei giovani, come è' avvenuto in questo ed altri dibattiti virtuali, può avere una sua plausibilità, fatto da Lei, che è un operatore culturale, mi lascia quanto meno perplesso. Non si pone l'interrogativo se anche Lei in prima persona non sia l'incubatore di questo prodotto degradato? Chiarisco. Il sistema dei media in oltre vent'anni di martellamento non ha forse cercato di fare passare come inevitabile il modello di civiltà e di valori che ha fatto dell'edonismo, dell'individualismo, del cinismo sociale, il migliore mondo possibile? E il principe di questi media, la TV, non ha assolto un ruolo fondamentale nell'inculcare il pensiero unico come orizzonte finale dell'umanità? E l'avere escluso l'eventualità che un altro mondo fosse possibile non ha forse ridotto la capacità critica della ricerca di soluzioni alternative? Se vuole, potremmo dire così: l'abbandono delle ideologie che prefigurano scenari di civiltà fra loro contrapposti e la conseguente accettazione di un'unica ideologia, quella liberista, con tutto il suo corredo di disvalori, ha uniformato il pensiero e passivizzato il cittadino, riducendolo a semplice spettatore cui compete solo il ruolo di tifoso, cioè si esalta la componente istintuale a scapito di quella razionale della persona. Non vorrei sbagliarmi ma mi pare che Lei è stato per anni un giornalista di un nota televisione locale.Quante volte questa e le altre televisioni locali hanno concesso spazio a un pensiero alternativo? Un semplice comunicato stampa è ritenuto un fatto eversivo e viene sitematicamente e proterviamente ignorato. Si può forse contestare il fatto che esse assolvono al ruolo di megafono del potere costituito? Esse, in buona sostanza, si sono omologate ai media televisivi nazionali che scientificamente operano un embargo contro il tentativo anche più innocente di fare emergere un pensiero che metta in discussione il pensiero dominante Il conformismo mediatico ha persino inquinato la qualità della democrazia, oltre che creare una società passiva e, all'interno di essa, una gioventù smarrita che si rifugia nel nichilismo e nel rifiuto sdegnato, seppure forse a livello inconsapevole, degli artefici di questi disastri: la classe politica dirigente di questo paese. Per fortuna l'ingresso di internet nella comunicazione ha permeso di forare la rete invisibile ma resistentissima con cui il sistema ha cercato di blindarsi ed ha aperto qualche crepa nel bastione con il quale i palazzi del potere- politico, economico, mediatico- tentano di tenere lontane le classi e le categorie che rivendicano un loro protagonismo ed il diritto ad essere parte attiva nelle scelte decisionali.In questo quadro di difficoltà di agibilità democratica la presenza di quegli studenti è stato a mio avviso un fatto estremamente positivo, pur con i limiti quantitavi e qualitivi che hanno caratterizzato la manifestazione. Io penso che molti studenti hanno avuto l'occasione di svegliarsi da un lungo letargo e in essi è scoccata la scintilla per essere protagonisti vieppiù consapevoli di future iniziative, di cui si avverte il bisogno. Tralascio il confronto col movimento del '68 perchè ci porterebbe lontano. Dico solo che, avendolo vissuto in prima persona, anche allora fu una minoranza che si assunse l'onere di guidare grandi masse verso la presa di coscienza della loro forza. Certamente il movimento era più consapevole, ma noi non avevamo avuto la sventura di essere culturalmente colonizzati dall'incultura del berlusconismo.
.

4 commenti:

Rosario ha detto...

Grazie!!!

Silvia G. ha detto...

Concordo in pieno!

Marcella ha detto...

Il giornalista Pietro Fattori dimentica forse i tempi in cui era lui a rivestire il ruolo di "capetto" e, seguito da un esile gruppo di giovani che amavano definirsi nazional-socialisti, manifestava contro l'allora riforma della scuola di Berlinguer. Fu l'inizio della distruzione della scuola pubblica e valeva la pena manifestare. Oggi la distruzione è quasi al suo fine. Ne vale la pena più di allora. Un giornalista dovrebbe farsi garante della cultura e andar fiero di chi lotta per tutelarla, non lasciarsi andare a sentenze semplicistiche e prive di responsabilità civile.

Alessandro Sardone ha detto...

Nonostante io abbia letto e riletto l'articolo, non riesco ad afferrarne la preziosa critica costruttiva. Attorno ad esso avverto aleggiare una sorta di "spirito d'opposizione", ma (giuro) non ne colgo l'essenza. Analizzando il testo troviamo un riassunto del fatto di cronaca in sé, un saggio breve sul pensiero unico imperante nell'Occidente capitalista in seguito ai fatti dell'89, una critica al ruolo dei media che antepongono alla loro funzione educativa l'innato istinto di sopravvivenza che li porta (vigliaccamente) a non intralciare il passo al potere. Ma dentro il calderone di prosopopea non vedo qual è la critica mossa a Pietro Fattori, che non ha fatto altro che evidenziare che la maggioranza dei partecipanti alla manifestazione (per lo più studenti delle scuole medie superiori) non sa nemmeno dove sta di casa. In fondo siete d'accordo anche su quello. Nessuno ha messo in discussione il valore degli universitari che hanno rappresentato la testa del corteo e che sono impegnati da un paio d'anni su questo fronte. Un solo appunto a questi ultimi: meno Facebook, più bacheche e volantinaggi. Diversi studenti del Polo non hanno preso parte alla manifestazione perché non ne sapevano nulla, non è giusto tagliarli fuori perché non hanno, come molti, istituzionalizzato un sito privato, innalzandolo a principale mezzo di comunicazione. Inoltre mi spiace che non si sia venuto a creare quel movimento studentesco che con un po' troppo entusiasmo avevo celebrato in un articolo, proprio su InfoAgrigento: http://www.infoagrigento.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1643&Itemid=84

Infine voglio dedicare a Marcella un passaggio dell'articolo di Pietro:

"[...] il sistema riuscì a governare la contestazione isolando, tramite la strategia degli opposti estremismi, i movimenti antagonisti".

Nel 2008 mi presi la briga di andare a trovare, nelle rispettive sedi, i militanti di Forza Nuova e Rifondazione Comunista. Era presente anche il compagno Lombardo, tra l'altro. Proposi ad entrambi di manifestare l'uno accanto all'altro, a dimostrazione, per una volta, che si poteva dare un calcio in culo al sistema partitocratico sulla base di una lotta comune. Risultato? I neri sono stati più diplomatici dei rossi, che invece si sono scaldati tutti, perché avevo bestemmiato nella loro chiesa. Il capitalista siede nei posti di governo e fa quel che gli pare, e loro ancora giocano a guardie e ladri. Nostalgici, vecchi e noiosi, intestarditi nel mantenere le barriere che gli precludono la conoscenza di qualcuno con cui, perché no, iniziare un proficuo confronto.