giovedì 13 gennaio 2011

All'Istituto Armaforte di Altofonte l'11 gennaio è il giorno della memoria e della speranza per una terra libera dalla mafia



L'11 gennaio 1996 na stidda acchianò nto cielu! Quindici anni dopo ad Altofonte si ricorda Giuseppe Di Matteo, il bambino che sognava i cavalli, dal titolo del romanzo-verità di Pino Nazio, da cui la giornata prende in prestito il titolo. Nella scuola che il piccolo frequentava all'epoca del rapimento, l'Istituto comprensivo Armaforte, la Dirigente, Irene Iannello, da il benvenuto agli ospiti nel nome del bambino vittima innocente dell'efferatezza mafiosa, sempre vivo nella memoria quotidiana della scuola che lo vide sparire nel lontano 23 novembre 1993. La professoressa Iannello si prese allora la responsabilità di fornire la foto del bambino che nessuno voleva dare, affinchè tutti conoscessero l'orrore di cui è capace la mafia. Una scuola che dal tragico destino del suo alunno è diventata, testimone e ambasciatrice di legalità nel territorio e portatrice di speranza attraverso l'educazione e la formazione dei futuri cittadini che devono dire no alla mafia e camminare a testa alta contro la logica mafiosa, assassina e mostruosa. É stato presentato il concorso Una stella brilla nel cielo, rivolto agli alunni degli Istituti Armaforte, Riccobono e Falcone. La provincia ha donato agli alunni la Costituzione italiana, con la dichiarazione universale dei diritti umani. Il mondo delle istituzioni è stato presente con i sindaci di Altofonte Enzo Di Girolamo, di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia, l'assessore alla legalità Pietro Alongi, il presidente della Provincia Giovanni Avanti, l'Arcivescovo di Monreale Giovanni Di Gristina, l'ex Presidente del Tribunale Oliveri, i comandanti dell'Arma dei Carabinieri di Monreale, lo scrittore Pino Nazio, il presidente del parlamento della legalità Nicola Mannino e testimone speciale, la mamma di Giuseppe, Franca Castellese. Una mamma e una donna che con dignità e pudore porta con sé il dolore sempre vivo, la sua croce che trasforma in speranza di vita attraverso la fede. La signora schiva le telecamere, dice chiaro di non volere essere ripresa a costo di non partecipare alla giornata. Alla fine accetta di parlare ai giornalisti, ma di spalle: “Oggi è l'11 gennaio, il giorno in cui mio figlio è stato strangolato, ucciso e sciolto nell'acido. Per me ogni giorno è l'11 gennaio” Alla domanda se il perdono è possibile, risponde: “E' impossibile perdonare . Né Dio ha perdonato satana né io perdono loro!” Più tardi la signora Franca saluterà i bambini della scuola, parlando di Giuseppe e dei suoi sogni legati alla passione dei cavalli e al suo futuro che immaginava lontano da Altofonte. Ma questa storia, come dice Pino Nazio nel suo romanzo-verità Il bambino che sognava i cavalli, Sovera edizioni, è la testimonianza della sconfitta della mafia. Una storia che all'epoca non è stata raccontata abbastanza dal mondo dell'informazione e raccontata solo dai carnefici. Anche questa è stata un'ingiustizia. L'orribile e inaccettabile fine di Giuseppe Di Matteo ha fatto sgretolare lo stesso sistema mafioso. L'organizzazione che era rappresentata dalle cinque dita di una mano che si stringono a pugno, dopo la morte del piccolo va allo sfascio. Giuseppe è il bambino che ha sconfitto la mafia e Nazio ricostruisce la sua terribile storia con passione civile, immortalandolo nel mondo della letteratura, testimonianza di vita vissuta.

Mirella Mascellino



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