sabato 8 gennaio 2011

IO COMUNISTA CON IL CACHEMIRE.

di Michelangelo La Rocca

Dopo l’ennesima esternazione di Berlusconi ad un programma di una delle sue televisioni mi sono chiesto se mettermi la sciarpa, il maglione od il cappotto di cachemire fosse compatibile con il mio essere comunista ed il non essermi mai pentito di essere tale. La temperatura, ancora molto rigida e prossima allo zero, mi ha aiutato a vincere la timida titubanza!
E poi mi sono detto: i comunisti italiani non abbiamo mai mangiato i bambini, non abbiamo mai ucciso nessuno e ci siamo sempre battuti con alterne, molto alterne, fortune per una società più giusta e solidale e per un suo livellamento verso l'alto.
Noi vorremo, per dire, che anche i clochards potessero indossare un maglione od una sciarpa di cachemire o che anche loro potessero avere una villa in Sardegna od, al limite, anche .......ad Antigua!
Noi vorremmo che la legge fosse uguale per tutti, anche per .........Berlusconi!
E poi non siamo così razzisti da rifiutare qualsiasi approccio con una bella donna di......destra!
Noi siamo davvero.......comunisti!
In fondo la ragione profonda della nostra crisi risiede tutta, ma proprio tutta, nell'essercelo ....dimenticato!
Se fossimo più orgogliosi di essere stati e di essere comunisti magari la sinistra non si troverebbe nell’attuale fase di incertezza, di indecisioni, di mancanza di prospettive per il futuro.
Occorre ripartire da qui: dall’orgoglio di quel che siamo stati e di quel vogliamo continuare ad essere.
E’ vero, il comunismo ha perso la prima battaglia nel corso del XX secolo, l’ha persa prima di tutto in Russia, l’ha persa in Cina, divenuta la più spregiudicata potenza capitalistica; ma in fondo la questione delle questioni posta dal comunismo all’uomo moderno, quella delle pari opportunità sociali, come premessa necessaria anche se non sempre sufficiente per il rispetto del diritto all’eguaglianza, è tutta sul tavolo del XXI secolo che aspetta di essere risolta.
E forse con connotazioni più complesse e complicate rispetto al passato : si pone come conflitto, e che conflitto, tra nord e sud, tra occupati e disoccupati, tra lavoratori garantiti e lavoratori precari, tra uomini e donne e , cosa che rischia di diventare drammatica, tra vecchie e nuove generazioni.
Passerà questa stagione del sonno della ragione e delle coscienze, del sonno dell’etica e, persino, della dignità umana ed allora capiremo quanto tempo abbiamo perso dietro questioni piccole, piccole che nel nostro derelitto Paese hanno via, via riguardato le escort ( che squallore!), le leggi ad personam ( che vergogna!), le case romane o di Montecarlo ( che miserie!), le parentopoli ( che piccinerie!), le mafie ( che tragedia!), il terrorismo ( che ferita!) ed altre umane debolezze.
Ritroviamo l’orgoglio di noi stessi e una nuova fase politica si aprirà, per forza si dovrà aprire; abbandoniamo le divisioni, i tatticismi di corto respiro e non avremo bisogno di inseguire i campioni ex- fascisti o quelli ex-democristiani. Non si è mai visto una ricerca di futuro rincorrendo il ritorno al passato ed il futuro…… siamo noi!
Aggiorniamo, se vogliamo, il nostro vocabolario; rinnoviamo, se possiamo, i nostri programmi, ma è da lì che bisogna ripartire: dalla non risolta questione dell’aspirazione dell’uomo all’eguaglianza. E’ la più concreta delle questioni, la meno utopistica e fino a quando non sarà risolta l’uomo e l’umanità tutta non avrà pace, non può avere pace: prima lo comprendiamo meglio è, meglio per tutti!

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