giovedì 10 febbraio 2011

Intervista a Gaetano Alessi sulla sentenza Cuffaro: i politici non sono più intoccabili

di Nadia Bandiera per http://www.bandieragialla.it/

La sentenza della Cassazione, confermando l’impianto accusatorio sostenuto dalla procura in primo grado, ha condannato l’ex Governatore siciliano Salvatore Cuffaro a sette anni di carcere, riconoscendolo colpevole di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e di rivelazione di segreto istruttorio. Una sentenza per molti versi storica, che – come spiega Alessi – “ha il merito di rivelare e cogliere la natura del sistema che vede connessi da sempre borghesia mafiosa, massoneria, stampa deviata e politica, di cui Cuffaro e il suo agire sono stati i simboli”. Al giornalista di Raffadali (Ag) che da anni denuncia i danni del cuffarismo nelle pagine di Ad Est, abbiamo chiesto di commentare il giudizio della Corte.
Cosa cambia la sentenza Cuffaro nel rapporto potere-giustizia e mafia-Stato?
Cambia tanto. E’ la prima volta che un politico di così alto spessore viene arrestato e condannato. Nonostante il tentativo di salvare in extremis l’asse Mafia-massoneria-politica, la Corte ha avuto il coraggio di condannarlo. Questa sentenza afferma che la politica non è al di sopra di tutto ma che – al contrario – la legge è uguale per tutti. Purtroppo quello che spesso non si ricorda è che anche senza l’accusa di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, le accuse di rivelazione di segreto istruttorio e i favori verso singoli mafiosi, Guttadauro in primis, già sarebbero stati sufficienti per mettere fuori gioco, politicamente parlando, il senatore. L’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra diventa rilevante nel momento in cui essa comporta l’entrata in carcere di un politico… Un fatto che dimostra come l’aura di intoccabilità della politica sia in qualche modo venuta a meno.
Molti commentatori politici in questi giorni elogiano Cuffaro per aver accettato la sentenza e aver mostrato rispetto per le Istituzioni. Tutte queste lodi verso un atteggiamento che dovrebbe essere normale sono forse un campanello d’allarme che dovrebbe farci preoccupare?
Io credo che tutti questi sforzi per difendere Cuffaro e elogiare il suo atteggiamento non siano che l’ennesimo tentativo della politica di proteggersi, dandosi una sorta di copertura e di autoassoluzione. Dispiace notare che chi come noi ha vissuto sulla propria pelle gli anni del “cuffarismo”, ora viene definito avvoltoio da chi, non avendo idea di cosa esso sia stato davvero, difende un atteggiamento di rispetto per le istituzioni che peraltro dovrebbe essere normale. Credo che se i commentatori in questione arrivassero a conoscere realmente e in profondità cosa sia stato il cuffarismo nel nostro territorio, allora forse smetterebbero di elargire parole di apprezzamento.
Che importanza ha questa sentenza nel contrasto alla cultura mafiosa?
Noi della Redazione di Ad Est abbiamo definito questa sentenza il nostro 25 aprile perchè un esponente di spicco della politica siciliana come Cuffaro non ha potuto sottrarsi all’onta del carcere. Se consideriamo che la mafia cresce e prolifera sulla base dell’aura di intoccabilità che sembra garantire a chi vi si affida, questa sentenza dimostra che quell’aura può essere sgretolata ritrovando il principio dell’uguaglianza di ognuno davanti alla legge. Bisogna riconoscere il merito a questi magistrati che non si sono piegati a logiche di potere o a strategie volte a fare carriera, ma al contrario hanno fatto il loro dovere, meglio di altri. Il fatto che in questi giorni la redazione di Ad Est venga contattata da decine di persone che vogliono collaborare e impegnarsi e il black out del nostro sito wev per i troppi contatti dimostrano che azioni come queste incoraggiano le persone a partecipare e fanno sì che in tanti riemergano dalla cosiddetta “zona grigia”: credo che questo sia dovuto al fatto che ora si percepisce la possibilità di cancellare quell’intoccabilità.
Che cosa insegna questa vicenda ai Siciliani e cosa insegna al resto d’Italia?
Innanzitutto ora ci sono le carte che dimostrano quello che noi andiamo dicendo da anni.
Questa sentenza rende il movimento di antimafia sociale siciliano, i movimenti per la libera informazione e i diritti civili molto più forti di prima. Guardando indietro e ripensando a quando abbiamo iniziato a denunciare i danni del “cuffarismo” su Ad Est, realizzo quanto le cose siano cambiate: oggi Cuffaro è in carcere, io sono qui a rilasciare interviste. Per un popolo come quello siciliano questo è un segnale piuttosto netto che dimostra come la strada alta della legalità, quella senza compromessi, possa essre seguita da tutti e sia la sola percorribile.E in un Paese come il nostro dai mille nodi irrisolti in cui le stragi di Stato restano impunite, la sentenza Cuffaro mette in discussione l’immagine della politica come di qualcosa di intoccabile. Forse certa parte della classe politica italiana è anche un po’ preoccupata che questo genere di azioni possano estendersi a macchia d’olio investendo altri “potenti” e ridando coraggio a forze dell’ordine, magistrati, cittadini che per paura o rassegnazione hanno rinunciato finora a essere padroni fino in fondo del proprio territorio e delle proprie scelte.
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