Me li ricordo ancora quelle sedi di partito che erano anche luoghi di ritrovo. Non ci andavi solo per farti compilare un modulo o per chiedere lumi sul pianeta della burocrazia, ci andavi anche per fare quattro chiacchiere e innaffiare il senso di appartenenza. Eh sì, perché a quei tempi al partito non davi solo il voto, davi anche la tua opinione, e il partito ti ripagava facendoti sentire utile e partecipe di quella realtà sociale.
Quando uscivi dalla sede del tuo partito per avviarti verso casa, ti sembrava di non essere solo, come se insieme a te camminassero anche quegli altri, quelli che si prendevano i tuoi voti e quelli della tua famiglia. Non mancavano le delusioni, le frustrazioni. Quei politici che, una volta eletti, tramavano nel buio dei Palazzi per arricchirsi o consolidare un potere personale, e quegli altri che a Palermo o a Roma ci andavano solo per scaldare la poltrona. Eppure nonostante ciò sapevi che finché appartenevi a quel partito, anche lui un po’ ti apparteneva.
Ai giorni nostri tutto è cambiato.
Il 10 per cento delle famiglie italiane detiene il 45 per cento della ricchezza. Ma il problema non è questo, il problema è che questo dieci per cento ha anche la maggioranza della rappresentanza parlamentare. E siccome siamo in democrazia, vuol dire che una cospicua percentuale di cittadini che non detiene ricchezza, o ne detiene quanto basta per sopravvivere, vota per una compagine politica espressione del mondo della finanza e degli affari. Un mondo che ha perso anche il contatto con la realtà produttiva, imprenditoriale, che almeno quella produceva ricchezza e posti di lavoro. Questa nuova realtà economica ha il solo scopo di incrementare i profitti saltando da un investimento e l’altro, chiudendo fabbriche, licenziando operai, riducendo i salari, e impoverendo strati sempre più ampi della popolazione. Eppure questa stessa popolazione sostiene con il proprio voto la classe dirigente che li sfrutta e li depaupera.
Perché succede questo?
Perché ai giorni nostri la maggioranza degli italiani è una maggioranza di persone sole, di persone che sanno di non poter appartenere a nessun partito, perché non ci sono più partiti politici ma aggregazioni temporanee che hanno lo scopo di perpetuare comitati d’affari e caste, e si sentono impotenti. Le masse sanno di non avere peso politico, di non potere neppure scegliere i propri rappresentanti e quindi il voto, svuotato del suo significato, può essere messo sul mercato e barattato per un piatto di lenticchie. Ma la maggior parte lo regala a chi escogita lo slogan più alla moda. Alla Lega Nord sono bastati due slogan: Roma ladrona e Federalismo, per ottenere consensi diffusi e ininterrotti per vent’anni. Ed era evidente che un partito fondato sulla reclame si alleasse in Parlamento con un partito analogo. Lega e PDL governano l’Italia con le frasi a effetto, frasi che non valgono nulla perché non si traducono in fatti concreti. Ma anche il voto del cittadino non vale nulla, per cui è uno scambio alla pari.
Come se ne esce?
Al punto in cui siamo le manifestazioni di piazza, le adunate, i cortei, non servono a niente. Perché coinvolgono sempre le stesse persone, quelle che hanno scoperto il trucco. Bisogna prima di ogni cosa convincersi che i cittadini italiani sono sudditi di una democrazia. Non è una antitesi, è solo una nuova realtà sociale. Dopo la monarchia e la democrazia si è fatta strada una nuova forma di società. Non è più il popolo che sceglie il politico da eleggere, ma è il politico che sceglie il popolo che lo eleggerà. Perché l’unico compito dei cittadini è di votare, altro non compete loro.
E quindi se si vuol togliere la leadership all’attuale compagine governativa bisogna trovare un slogan che attivi, in logica gaudente, i processi mentali dei suoi elettori. Io ne propongo uno che sintetizza le aspettative del popolo sfruttato che vota per i suoi sfruttatori, ed è questo: “Più Nutella per tutti”. Il simbolo del nuovo partito c’è già: quello che compare sulla pubblicità della Nutella. E tutti correrebbero in cabina elettorale con l’acquolina in bocca per metterci la croce sopra. Comunque, a mio parere, bisogna assolutamente evitare di adottare quella reclame propagandata da un gruppo di facinorosi che, se non ricordo male era: “Più dignità per tutti”. In quanto il messaggio verrebbe considerato discriminatorio per coloro che l’hanno persa o non l’hanno mai avuta.
Quando uscivi dalla sede del tuo partito per avviarti verso casa, ti sembrava di non essere solo, come se insieme a te camminassero anche quegli altri, quelli che si prendevano i tuoi voti e quelli della tua famiglia. Non mancavano le delusioni, le frustrazioni. Quei politici che, una volta eletti, tramavano nel buio dei Palazzi per arricchirsi o consolidare un potere personale, e quegli altri che a Palermo o a Roma ci andavano solo per scaldare la poltrona. Eppure nonostante ciò sapevi che finché appartenevi a quel partito, anche lui un po’ ti apparteneva.
Ai giorni nostri tutto è cambiato.
Il 10 per cento delle famiglie italiane detiene il 45 per cento della ricchezza. Ma il problema non è questo, il problema è che questo dieci per cento ha anche la maggioranza della rappresentanza parlamentare. E siccome siamo in democrazia, vuol dire che una cospicua percentuale di cittadini che non detiene ricchezza, o ne detiene quanto basta per sopravvivere, vota per una compagine politica espressione del mondo della finanza e degli affari. Un mondo che ha perso anche il contatto con la realtà produttiva, imprenditoriale, che almeno quella produceva ricchezza e posti di lavoro. Questa nuova realtà economica ha il solo scopo di incrementare i profitti saltando da un investimento e l’altro, chiudendo fabbriche, licenziando operai, riducendo i salari, e impoverendo strati sempre più ampi della popolazione. Eppure questa stessa popolazione sostiene con il proprio voto la classe dirigente che li sfrutta e li depaupera.
Perché succede questo?
Perché ai giorni nostri la maggioranza degli italiani è una maggioranza di persone sole, di persone che sanno di non poter appartenere a nessun partito, perché non ci sono più partiti politici ma aggregazioni temporanee che hanno lo scopo di perpetuare comitati d’affari e caste, e si sentono impotenti. Le masse sanno di non avere peso politico, di non potere neppure scegliere i propri rappresentanti e quindi il voto, svuotato del suo significato, può essere messo sul mercato e barattato per un piatto di lenticchie. Ma la maggior parte lo regala a chi escogita lo slogan più alla moda. Alla Lega Nord sono bastati due slogan: Roma ladrona e Federalismo, per ottenere consensi diffusi e ininterrotti per vent’anni. Ed era evidente che un partito fondato sulla reclame si alleasse in Parlamento con un partito analogo. Lega e PDL governano l’Italia con le frasi a effetto, frasi che non valgono nulla perché non si traducono in fatti concreti. Ma anche il voto del cittadino non vale nulla, per cui è uno scambio alla pari.
Come se ne esce?
Al punto in cui siamo le manifestazioni di piazza, le adunate, i cortei, non servono a niente. Perché coinvolgono sempre le stesse persone, quelle che hanno scoperto il trucco. Bisogna prima di ogni cosa convincersi che i cittadini italiani sono sudditi di una democrazia. Non è una antitesi, è solo una nuova realtà sociale. Dopo la monarchia e la democrazia si è fatta strada una nuova forma di società. Non è più il popolo che sceglie il politico da eleggere, ma è il politico che sceglie il popolo che lo eleggerà. Perché l’unico compito dei cittadini è di votare, altro non compete loro.
E quindi se si vuol togliere la leadership all’attuale compagine governativa bisogna trovare un slogan che attivi, in logica gaudente, i processi mentali dei suoi elettori. Io ne propongo uno che sintetizza le aspettative del popolo sfruttato che vota per i suoi sfruttatori, ed è questo: “Più Nutella per tutti”. Il simbolo del nuovo partito c’è già: quello che compare sulla pubblicità della Nutella. E tutti correrebbero in cabina elettorale con l’acquolina in bocca per metterci la croce sopra. Comunque, a mio parere, bisogna assolutamente evitare di adottare quella reclame propagandata da un gruppo di facinorosi che, se non ricordo male era: “Più dignità per tutti”. In quanto il messaggio verrebbe considerato discriminatorio per coloro che l’hanno persa o non l’hanno mai avuta.
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