domenica 17 aprile 2011

Sono un sovversivo, la Lega e le banane.


Devo confessarlo, sono un pericoloso “sovversivo”. Uno di quelli che compie atti barbari, pericolosi per la società, tanto da essere fermato e riconosciuto dalle forze dell’ordine. Ma queste affermazioni senza la narrazione del crimine commesso risultano criptiche per chi legge, quindi vado a narrare l’episodio. Ieri notte, poco dopo l’una, di ritorno da un concerto della mia compagna, in una viuzza di Bologna mi si para davanti un manifesto già mezzo strappato dal colore verde sgargiante. Dico la verità, se non fosse stato già ballonzolante non l’avrei neanche notato. Ne ho preso un angolo per vedere di cosa si trattava e, sarà stata la stizza nel notare i simboli che c’erano sopra o che era affisso davvero male, è venuto giù. Me ne son fatto una ragione. Faccio altri due passi e da una macchina rossa posta nel lato opposto della strada scendono due ragazzi col fare minaccioso. Sarà l’abitudine a guardarmi le spalle frutto di troppi anni di militanza antimafia, sarà il numero di intimidazioni subite, ma giuro che non è stata una bella sensazione. Porto la mia ragazza dietro la schiena e mentre sto per dirgli di scappare uno dei ragazzi mi intima l’alt! Carabinieri con l’immancabile “favorisca i documenti”! Apro un sorriso, e mentre tiro fuori la patente comincio a pensare che siamo davvero in un paese strano, dove i mafiosi e i piduisti stanno ammorbando ogni angolo in assoluta libertà e una macchina dei carabinieri a Bologna viene messa a "difesa" dei manifesti probabilmente abusivi (non era uno spazio elettorale e non si leggeva da nessuna parte “comitato elettorale”) della Lega. Dove nei partiti rappresentati dai simboli presenti su quel manifesto milita gente come Dell’Utri il cui “eroe” è un mafioso dichiarato. Il flusso dei pensieri non si arresta e mi riporta a metà degli anni novanta, quando la mia generazione (compreso io) indossò una divisa per difendere la vita dei magistrati in Sicilia, mentre i militari di ora difendono i manifesti di un partito secondo cui i poliziotti e carabinieri onesti, ed i magistrati fedeli alla Costituzione, sono un cancro per il paese.
Mentre vedo il giovane Carabiniere entrare in macchina per chiedere in caserma con il cellulare a quale frangia di facinorosi appartengo, immediatamente la risposta mi sorge spontanea: “a quella dell’antimafia”. Ma il flusso dei pensieri è inarrestabile e mi porta immediatamente nella Regione in cui vivo, dove oltre 60 cosche controllano bische clandestine, cantieri, usura e pizzo. Dove le periferie vengono abbandonate a causa dei tagli al welfare frutto dei partiti che campeggiano sul manifesto strappato (che nel mentre con riverenza è stato raccolto ed infilato dentro la macchina dell’arma), dove i ragazzi sono condannati ad una precarietà perenne e un'ondata di poveri cristi (bambini, donne, anziani) vengono fatti annegare nel mediterraneo dai leghisti come Castelli, che gli vorrebbero pure sparare, e dove due Carabinieri pagati dalla collettività passeranno questa ed altre notti in difesa di sei manifesti probabilmente abusivi della Lega.
La telefonata dentro la macchina è finita. Mi chiedono le generalità (che tra l’altro sono scritte sul documento), poi il domicilio (con il sottinteso “che da oggi mi controlleranno”). L'ho detto ad alta voce: avere una macchina dei Carabinieri che passa sotto casa, con la mia attività può farmi solo piacere.
Riprendo la patente e guardo la mia ragazza sdegnata. Facciamo due passi e mi dice: “con tutti i problemi che ci sono questi fanno la guardia ai manifesti?”. Non le rispondo. Saliamo in via Ugo Bassi e davanti alla sede della Lega sosta una jeep dell’esercito.. e due..
Il tragitto che mi porta a casa è fautore degli ultimi pensieri. “Oggi” per l’arma dei carabinieri di Bologna sono un “facinoroso” da controllare, reo di aver toccato un manifesto. “Ieri” per l’arma dei carabinieri siciliana ero un pericoloso “sovversivo” perché mi opponevo a Totò Cuffaro. Se tanto mi da tanto avrò la fortuna col tempo di vedere Berlusconi e qualche suo sodale leghista in galera. E l’aggettivo “facinoroso” comincia a piacermi sempre di più. La salita di via D’Azeglio mi apre un sorriso e mi invita ad un consiglio: in Italia compite tutti i reati che volete ma non toccate i manifesti! Si rischia, come le banane di Johnny Stecchino, di passare un “guaio”.

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