giovedì 16 giugno 2011

IL MOTIVO DI UNA QUASI VERGOGNA

di Paolo Vizzì
Il Sindaco continua ad essere Sindaco, la maggioranza che lo sostiene si è frammentata in tante piccole molecole, le tensioni in giunta si tagliano con il coltello, e tutti quanti cercano (cerchiamo) di capire ed essere protagonisti del come andrà a finire nelle prossime elezioni. Al momento molto dipende da ciò che avverrà nelle stanze palermitane, da quali accordi si troveranno in quella sede. Nessuna certezza, al momento, ma nessuna ipotesi da scartare. A Raffadali si vive una situazione di paradossale tranquillità, nella quale gli unici spunti di discussione sono legati a beghe ormai, purtroppo, divenute quasi personali che non dovrebbero avere nulla a che spartire con la politica. Faccende come quella della gestione dei servizi di riscossione, dell’uscita dall’ATO idrico, del PRG, della Tarsu, dell’organizzazione del personale con il problema dei precari e tanti altri temi come l’occupazione sembrano ormai un lieve tappeto musicale al quale non prestiamo più orecchio. Il tema dei temi è soltanto uno: chi sarà il successore di Silvio Cuffaro, dato che, come sembra abbia detto, non ha più intenzione di ricandidarsi alla poltrona di via Nazionale (a Raffadali)? I nomi che circolano sono tanti e sempre i soliti, e ad un anno dalle elezioni quasi certamente sono quelli sbagliati. Un candidato messo al vento un anno prima delle elezioni è come un ciclista che va in fuga da solo in una tappa di pianura, lo riprendono quando vogliono. Il tema non è comunque questo, il tema è e rimane l’obiettivo che si vuole raggiungere con il governo della città, tutto il resto conta poco o niente. Di cosa ha bisogno Raffadali? In quali condizioni si trovano le giovani generazioni compresa la mia che ho quasi 40 anni? Cosa ne facciamo del territorio? In che modo possiamo (!!!) creare occupazione in questo granello di terra che ci troviamo ad abitare? La cultura, la conoscenza, il rispetto reciproco, la legalità che ruolo anno nella nostra visione di Raffadali? Discutere è già avere dato mezza risposta! Parlare della somma aritmetica dei voti che i grandi elettori possono portare in dote all’eventuale sindacatura di Pincopallo o di Checco Pallone è esercizio inutile e perdente. Il massimo dei risultati che può raggiungere è una vittoria elettorale basata sul nulla che non farà altro che accompagnare Raffadali verso la definitiva morte economica, sociale e delle coscienze. Questa non è la visione di Cassandra, ma il risultato di un minimo di ragionamento fatto quasi vergognandosi, perché pensare non è di moda. Il fulcro di tutto è chiaramente il problema occupazionale, che un’amministrazione locale non può risolvere da sola, ma sul quale ha il dovere di intervenire con ogni mezzo possibile. Impegnarsi per l'occupazione deve voler dire creare le condizioni per la crescita e per farlo è necessario avere un progetto. Bisogna individuare una via da far percorre alla nostra comunità, una via che conduca ad un obiettivo che sia la stella polare dell’azione amministrativa. Raffadali ha disperatamente bisogno di una visione comune, di un sentire che unifichi, di un qualcosa per cui valga la pena di stare assieme. Ogni cittadino deve tornare a sentirsi parte attiva della comunità, deve ritrovare il piacere di mettersi al servizio, il gusto di essere parte attiva e chi amministra deve essere l’esempio massimo del darsi alla comunità. Raffadali non ha bisogno di dispensatori di privilegi o di pifferai, ma di ricreare lo spirito di comunità, di appartenenza (oserei dire) di fratellanza che per tanti anni ha consentito al nostro Comune di raggiungere obiettivi altrimenti inimmaginabili. Ecco il cuore del ragionamento, il motivo di una quasi vergogna: bisogna tornare all’antico per essere moderni, bisogna abbandonare la logica individuale e passare a quella di società.

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