“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.
L'indifferenza è abulia, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.
Sembrano scritte ieri queste parole di Antonio Gramsci, sembrano scritte per raccontare che la partecipazione è l’unico mezzo per garantire una democrazia compiuta e una vita dignitosa. Sembrano scritte per stimolare tutti quei ragazzi e ragazze che vedono il loro futuro spegnersi ogni giorno, che vivono in un eterno stare alla finestra senza riuscire ad uscire. Sembrano rivolte a loro le parole di Gramsci e sembrano dire: Scioperate.
Scioperate contro la vostra apatia, contro il vostro sentirvi sempre inadeguati, sconfitti, inermi, scioperate contro quei partiti che non hanno più il coraggio di promettervi un mondo diverso, scioperate contro chi vi dice di “lasciare perdere” e di non pensare agli altri, scioperate contro quei sindacati che non vi rappresentano più, scioperate dai giornali che non raccontano più la verità, scioperate contro le vostre paure, le vostre ansie che vi stanno togliendo non solo il presente ma anche l’avvenire. Scioperate da chi vi vuole merce di scambio e scioperate anche da chi vi promette un eterno “Happy hour”. Perché il “divertimento”, così come il “cavaliere” ce l’ha raccontato, è una lebbra del nostro tempo. Divertirsi sempre da “qualcosa” è il motto, e il “qualcosa” non è altro che la vita stessa mentre il mondo intorno sprofonda in un vortice d’indifferenza.
Scioperate non dal lavoro (che spesso non avete e se l’avete è precario) ma da una situazione di sfruttamento, di intimidazione, di scoramento, scioperate pretendendo pane per le vostre case, il diritto allo studio, al lavoro, alla sanità, all’acqua pubblica, alla democrazia, alla verità. Scioperate per il rispetto dei valori che creano una comunità, scioperate per riaffermare che non contano solo le carte di credito, ma la dignità delle persone, scioperate contro una cultura imperante che vuole le donne solo starlette televisive, i giovani carne da macello e i vecchi un peso nelle casse dello Stato. Scioperate contro le mafie ed i mafiosi. Scioperate contro un paese che emargina chi è diverso (e diverso da chi poi?). Scioperate contro un paese in cui si continua in un silenzio assordante a morire sul lavoro. Scioperate per dare la forza a chi ci crede ancora. Scioperate per affermare che la cultura, la musica, il teatro, la poesia non sono un costo, ma la malta con cui si costruisce un senso di comunità.
Scioperate perché in Italia c’è gente talmente povera che non trova neanche le parole per dirlo, scioperate perché con loro e per loro si deve ricominciare un cammino, scioperate!
Altrimenti avremo fallito, come militanti sociali, come giornalisti, come politici, come sindacalisti ma soprattutto come esseri umani.
Scioperate, perché l’Italia senza il vostro aiuto morirà in un’overdose di merda.
Il 6 settembre scioperate! Il futuro si scrive oggi e si scrive insieme.
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