di Sara Spartà per AdEst*
Si chiama Muos ( Mobile User Objective System) il nuovo e potentissimo ecomostro che fa (o dovrebbe fare) inorridire e agghiacciare, oggi, la Sicilia sud-orientale. Il progetto di telecomunicazione satellitare della Marina Militare degli Stati Uniti che sta per vedere la luce a Niscemi, Caltanissetta. Nel torpore di un caldo vento di scirocco che sembra aver avvolto tutti in una specie di nuvola di incoscienza “il mio paese vive la sua storia, silenziosa ed anonima”, scriveva Mario Gori* più di quaranta anni fa. Ebbene le cose non sembrano cambiate di molto. Lo scenario che si dipana davanti ai nostri occhi è qualcosa di estremamente scandaloso e grave: In quanti lo conoscono veramente? Quanti ancora in Sicilia, ma soprattutto in Italia e nel resto del mondo, non ne ha mai sentito parlare, e ancora peggio quanti lo ignorano ancora? In una situazione in cui un intero Stato avrebbe dovuto sobbalzare per la portata del fenomeno e fremiti di gelo avrebbero dovuto percuotere certe comode poltrone delle capitale, nessuno scandalo è saltato agli onori della cronaca in Italia. Nessuno, neppure per sbaglio.
Tre grandi antenne circolari con un diametro di 18,4 metri e due torri radio alte 149 metri. Questi gli elementi chiave della stazione terrestre MUOS. L’impianto trasmetterà VHF-UHF (Very High Frequency ed Ultra High Frequency) con frequenze che raggiungono valori compresi tra i 244 e i 380 MHz. Altri tre i siti di MUOS al mondo: Norfolk, Hawaii e Geraldton, zone per lo più isolate. Le onde VHF-UHF attraversano la ionosfera senza venire riflesse e per questo vengono usate per le trasmissioni extraspaziali con i satelliti artificiali, ma non solo, vengono utilizzate per le trasmissioni terrestri oltre l’orizzonte utilizzando le irregolarità della troposfera, che permettono una dispersione delle stesse su vaste aree geografiche. Il sistema Muos consentirà di propagare universalmente gli ordini di guerra convenzionale, chimica, batteriologica e nucleare. Non poche le connessioni e le analogie presenti tra il MUOS e il c.d. HAARP (High Frequency Active Auroral Researche Program), un programma supersegreto portato avanti dal 1994 dall’US Air Force e la US Navy nella base di Gakona, Alaska. Questo, un sistema composto da centinaia di antenne che trasmettono in “banda bassa” (da 2,8 a 7 MHz) e “banda alta” ( da 7 fino a 10MHz), cioè lo stesso range di frequenza del MUOS. Un programma, che dietro la facciata di studi sulle telecomunicazioni, sta eludendo qualsiasi controllo internazionale alla volta della scoperta e della costruzione di armi geofisiche capaci di danneggiare satelliti e apparecchiature missilistiche nemiche, questo quanto denunciato da numerosi scienziati. Diverse le dichiarazioni di Corrado Penna, fisico indipendente che da anni denuncia come siano “possibili, oltre alle interferenze sulle comunicazioni radio, televisive e radar, delle probabili modificazioni ambientali (siccità, uragani, inondazioni …) grazie a forti campi elettromagnetici e scie chimiche che intervengono direttamente sulla ionosfera o sul nucleo terrestre”. Insomma, una vera e propria arma di distruzione di massa che riceve segnali direttamente da casa nostra.
Tutto inizia nel 2006, la base prescelta per l’installazione era quella di Sigonella, ma uno studio sull’impatto che avrebbero avuto queste onde compiuto da AGI (Analytical Graphics, Inc.) portò alla scelta del sito attuale, quello di Niscemi. Gli HERO (Hazards of Electromagnetic Radiation to Ordnance) preoccupano, e non poco. Lo studio rivelò come “un alto livello di energia elettromagnetica è in grado di provocare danni sul personale e la detonazione di armi e carburante a bordo degli elicotteri ed anche gravi incidenti ad aerei di linea, come già successo” *. In molti si chiedono come tutto questo andrebbe ad influire con l’aeroporto di Comiso (Ragusa), una volta attivato, a 15Km di distanza in linea d’aria dagli impianti. Nel 2007 il via venne dato da Rossana Interlandi (Mpa), Assessore regionale territorio e ambiente, per la costruzione del MUOS all’interno del (SIC) Sito di Importanza Comunitaria, la Riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, per un area di 2.509 m2. Con il consenso del Comune iniziarono i lavori già nel maggio 2008 e ad oggi l’iter di avanzamento resta a tutti i cittadini ignoto. Una cosa è certa: tutta la relazione tecnica presentata dalla Marina Militare riguardo all’impatto che questo progetto avrebbe avuto sulla flora, la fauna del luogo ma soprattutto sulla stessa popolazione risultò “incompleta e di scarsa attendibilità” con documentazioni allegate “discordanti, insufficienti e inadeguate”. Il patrimonio della Riserva è di inestimabile valore, un biotipo di notevole interesse naturalistico e scientifico, con le sue 200-250 specie diverse di flora, il 40 % delle quali esclusive del bacino del Mediterraneo, alcune sottoposte a tutela internazionale. Anfibi, rettili, 16 specie diverse di mammiferi, 5 delle quali “protette”. Per non parlare dei danni che questo provocherebbe alla salute umana: “in caso di puntamento errato, il fascio di una sola delle tre antenne potrebbe causare danni devastanti a persone o animali anche per esposizioni di soli 6 minuti”. Come afferma lo stesso giornalista Antonio Mazzeo : “Anche in assenza di studi specifici sui rischi si può attingere a quanto già accertato per le onde generate dalle telefonia cellulare che operano i 900 Mhz e i 2 Ghz, lo stesso range del sistema MUOS. Come rilevato dalla Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS) “evidenze sperimentali epidemiologiche, in vivo e in vitro, dimostrano che l’esposizione a specifici campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF) può aumentare il rischio di cancro nei bambini ed indurre altri e gravissimi problemi di salute sia nei bambini che negli adulti. Inoltre è stata accumulata evidenza epidemiologica che indica un aumentato rischio di tumori al cervello per uso prolungato di telefoni mobili..” ma non solo anche le apparecchiature elettroniche come pacemaker cardiaci, defibrillatori etc sono vulnerabili a queste interferenze.
Tenuto conto di questo il Comune ha disposto l’annullamento dell’autorizzazione ambientale rilasciata il 9 settembre 2008, e dopo un periodo di silenzio seguito da una presa di coscienza collettiva sulla portata della questione sono iniziate diverse proteste e manifestazioni da parte popolazione tutta, che si è unita nel Comitato NoMuos. Ma per aggirare nuovamente qualsiasi opposizione la Regione con un Decreto di riperimetrazione della Riserva naturale ne ha ridotto la superficie, stravolgendo ben 32 particelle di terreno, tutte censite come bosco comunale, riclassificando le diverse zone A e B. A questo punto parte il ricorso al TAR del Comune di Niscemi che però non contiene nessun accenno riguardo il ripristino delle particelle secondo la classificazione originaria.
Lo scenario è a dir poco allarmante. La stazione di telecomunicazioni della Marina USA di Niscemi è attiva dal 1991 e da allora è stata implementata con i più sofisticati sistemi di comunicazione. Le onde emesse dalle antenne della base coprono lo spettro compreso tra le UHF e le VHF alle ELF-VLF-LF (Extremely and Very Low Frequency- frequenze estremamente basse e bassissime, dai 300 Hz a 300 kHZ), le ultime in grado di penetrare in profondità le acque degli oceani e contribuire alle comunicazioni con i sottomarini a capacità e propulsione nucleare. Con il sistema di trasmissione “AN/FRT-95” le forze navali USA hanno accresciuto la loro copertura nelle regioni del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. Nel settembre 2006 un “addizionale” Sistema di Processamento e Comunicazione Automatico e Integrato con i Sottomarini (ISABPS) ha permesso collegamenti con i sottomarini strategici della regione atlantica. Come se tutto questo non bastasse nell’ottobre 2008 si sono conclusi i lavori per gli impianti di trasmissione a microonde, le onde comprese tra i 300MHz e i 300Ghz di frequenza che vengono utilizzate per le trasmissioni spaziali e satellitari, nella telefonia cellulare e nei “forni a microonde”. Impianto successivamente esteso anche alla base di Sigonella e di Augusta.
Già così, anche senza il MUOS, le emissioni delle antenne superano i “limiti di attenzione” fissati dalle normative per l’esposizione ai campi elettromagnetici, Decreto n.381 del 10 settembre 1998 e il DPCM dell’8 luglio 2003 relativamente all’intensità della componente elettrica delle emissioni, la cui unità di misura è il Volt per metro (V/m). Delle centraline hanno rilevato una “media” di esposizione di circa 6 V/m in contrada Ulmo e in contrada Martelluzzo con dei picchi settimanali di superamento, ovviamente questi dati variano in relazione alle zone, quella ad esempio vicino all’installazione militare ha raggiunto picchi di 9 V/m. Quindi siamo già ben oltre i valori limite ( di 6V/m per il campo elettrico che non deve mai essere raggiunto in prossimità delle abitazioni), ma non è tutto. Questo monitoraggio effettuato dall’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, tra il 10 dicembre 2008 e il 9 marzo 2009, tiene conto soltanto del 50 % circa delle antenne che erano in funzione, per non contare che le trasmissioni non sono mai continue e quindi la potenza con cui vengono irradiate è fortemente variabile.
Il dott. Massimo Coraddu – INF Cagliari si è espresso in questi termini: “ I rilievi effettuati dall’ARPA hanno permesso di evidenziare come il limite di legge venga raggiunto e superato in prossimità almeno di alcune abitazioni, tuttavia la strumentazione e la procedura utilizzate per la misurazione non sono del tutto adeguate al rilievo del tipo di emissioni dovute alla stazione NRTF, il che può aver portato a una sistematica sottostima del campo rilevato. Tutte le misure sono mediate con un intervallo di 6 minuti e sono affette da un incertezza del 10%.”
Un progetto dissennato che non piace ai cittadini e agli amministratori delle provincie di Caltanissetta, Catania e Ragusa e di altre decine di comuni del sud- est della Sicilia. In molti si sono mobilitati a livello locale con manifestazioni e proteste soprattutto nell’ultimo anno. Una mobilitazione forte che non si registrava dai tempi delle storiche manifestazioni pacifiste dei primi anni ’80 “NO Cruise” contro la militarizzazione e nuclearizzazione della base di Comiso. Un’eredità importantissima fatta di ricchezza ideologica e forza sociale. Si trova il coraggio di schierarsi apertamente contro il Muos, un coraggio che prorompe forse tardi, ma che sembra essersi spento un po’ troppo in fretta. Perché, mi sono chiesta? Perché forse a volte battaglie più grandi di noi, e condotte verso protagonisti indiscussi del globo ci spaventano o forse perché in questa battaglia ci siamo sentiti, o ci hanno fatti sentire.. “soli”? Altro grande nodo della questione Muos. La “circoscrizione” del problema. La convinzione che hanno ingenerato in noi che il Muos sia soltanto un problema dei Niscemesi quando invece così non è. “Forse a volte non dovremmo sentirci più soltanto siciliani,” diceva Sciascia. Il problema è di tipo internazionale, quindi in primo luogo riguarda lo Stato Italiano, uno stato che da decenni si prostituisce di fronte qualsiasi richiesta d’oltreoceano. Una Sicilia che sta tendendo esponenzialmente verso una militarizzazione costante, silenziosa quasi invisibile. L’oscurantismo mediatico e non solo verso ciò che avviene all’interno delle basi è sconcertante, nessuno sa o vuole dire a cosa servano questi ordigni e perché sono così essenziali ed imprescindibili tanto da non essere fermati neppure dai rischi che corrono delle vite umane. Uno stato dovrebbe preservare la vita, la salute dei suoi cittadini e garantire loro un ambiente salubre, uno stato è sovrano principalmente per questo. Scrive Antonio Mazzeo in una sua nota : “La militarizzazione ha avuto una duplice funzione: il rafforzamento del controllo sociale, anti-democratico ed anti-popolare; un flusso-distribuzione di risorse finanziarie a favore del blocco politico –economico -istituzionale che governa l’isola ed esercita contemporaneamente il monopolio nel controllo delle testate della carta stampata e radiotelevisive”. Insomma non si sa neanche bene contro che cosa si lotta, perché non te lo dicono, e soprattutto se anche altri dovrebbero prendere posizione. Sta di fatto che l’America fa le guerre e la Sicilia si paralizza, chiudono aeroporti e i loro giocattoli senza pilota sorvolano le nostre teste. Il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo aveva promesso mari e monti per lenire il danno che stavano per subire i cittadini, come ospedali migliori ad esempio.. come dire “la malattia e la cura” assieme. “Oggi il comune chiede al TAR la sospensiva, per bloccare l’efficacia delle disposizioni Regionali che hanno permesso il via ai lavori”questo è quanto ha dichiarato il sindaco Giovanni Di Martino in una piccola intervista. Ma molti interrogativi restano sospesi per aria, senza risposta. Perché non si è urlato in tutta Italia ciò che stava succedendo? Perché alla manifestazione del 4 luglio 2009 a Vicenza aperta a tutti coloro che erano lontani da casa, siciliani emigrati al nord, c’erano solo quattro gatti? Perché nessuno sapeva niente? Perché non si è voluto far sapere niente? I quotidiani nazionali e regionali non hanno mai posto la doverosa attenzione al caso, esistono forse ulteriori ed altrettanto gravi connivenze per gli appalti delle opere della Marina Militare? Perché nessuno ha mai posto la dovuta attenzione alle analogie tra il MUOS e L’HAARP, il che se fosse provato in maniera inequivocabile, sarebbe a dir poco mostruoso? Mille interrogativi ai quali il sindaco non sa darmi risposte, anzi tutto sembra ancora più confuso, una cosa è certa: dobbiamo riprendere le redini del nostro paese, ma dobbiamo farlo tutti assieme, formando una rete tra nord e sud,e spingerci molto oltre, coinvolgere i movimenti pacifisti in primis, ridisegnare il perimetro della nostra dignità di uomini e di cittadini, quella stessa che ci stanno portando via a furia di detonarci il cervello. Il mio appello va a tutti coloro che sono fuori e lontani da casa, va a chi ha creato il Comitato NoMuos, rimettiamo in funzione la macchina e continuiamo a farci sentire, senza errori stavolta e coinvolgendo tutti nella nostra battaglia. Dall’Unità ad oggi conserviamo quell’amaro in bocca che sa di sconfitta, di isolamento, di vittimismo. Il problema è che se ancora va avanti così ci diranno di sgomberare il campo perché in fondo gli uomini non servono più a nessuno, non servono neanche più a fare le guerre, diventano addirittura scomodi. Per non trovarci sul punto di sentirci stranieri nella nostra stessa terra, Riprendiamocela! Oriana Fallaci ci avrebbe suggerito “Wake Up, Italia!”.
Sara Spartà
sarasparta@hotmail.it
* Poeta niscemese (1926-1970).
* Il 7 ottobre 2008 subirono interferenze i computer di bordo, gli Air Datat Inertial Reference Unit (ADIRU) dell’Airbus A330 della compagnia australiana Qantas, mentre sorvolava la stazione navale di radiocomunicazioni situata nei pressi di Learmonth.*la responsabilità per eventuali contenziosi è da attribuire al proprietario della testata
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