martedì 20 settembre 2011

Parole e Immagini contro le mafie...e un po di considerazioni




Si può:
trasformare un deserto in un fiume di persone;
rendere un argomento difficile fonte di discussione, interesse e riflessione;
parlare di mafia e mafiosità dove fino a qualche tempo fa era “corda a casa dell’impiccato”;
prendere uno spiazzo malconcio e trasformarlo in teatro naturale;
vedere finalmente occhi persi di amministratori totalmente fuori posto e fuori luogo optare per la fuga;
vedere mezzo comando dei carabinieri finalmente non darci la caccia;

Fare tutto questo con i protagonisti dell’antimafia sociale siciliana

Si possono:
scavalcare noie burocratiche per ridare un sorriso al tuo paese che vive nell’immaginario collettivo tra l’essere il “paese di Cuffaro” e il paese dei ragazzi di AdEst;
vedere visi di tre generazioni, di uomini e donne poco avezzi alle manifestazioni di piazza esser lì a ratificare la loro vicinanza alle nostre idee e al nostro piccolo giornale dalla stella solitaria;
vedere visi di “compagni” terrorizzati dall’idea che il “volemose bene” non è più di moda.

Ecco. Si può.

Perché il più grande cruccio e spesso vedere il senso di rassegnazione che fa dire ad un comunità potenzialmente vivacissima e dal passato glorioso “non si può”.
“Non si può parlare di mafia a Raffadali”,
“Non si può fare una serata davanti alla Chiesa Madre”,
“Non si può proiettare i “Cento passi” perché nessuno lo vede”.

Minchiate

Ora: se uno alle cose ci crede non importa se alle iniziative siano presenti 3 o 3000 persone, ma il dramma è che dalle nostre parti senza prebende o coperture pubbliche non si rischia più nulla e di conseguenza non si fa più niente.
Nella vita vale sempre la pena di rischiare, metterci del proprio, essere conseguenti alle proprie idee.
Forse il vizio della politica, di tutta la politica (e delle sue squallide protuberanze burocratiche), è l’essersi chiusa nelle proprie stanze, in una sorta di paura ad affrontare le piazze, a stare in mezzo a quella stessa gente che dovrebbe rappresentare. Invece si può.

Ma facciamo un po’ di cronaca.
“Parole e immagini contro le mafie” così abbiamo intitolato la serata. Le parole le hanno messe i protagonisti dell’antimafia militante a tutti i livelli Aldo Virone, Paolo Vizzì, il GIP Stefano Zammuto, Don Giuseppe Livatino, il testimone di giustizia Ignazio Cutrò, il referente regionale di Libera Umberto Di Maggio, ma l’immagine più bella l’ hanno offerta i raffadalesi, tanti, interessati, attenti. Un immagine che ci ripaga della fatica, delle nottate a consegnare il giornale in quelle periferie dove non arriva più neanche il camion della nettezza urbana, delle discussioni di chi ancora stupidamente non ha capito che il nostro movimentismo è al servizio di tutti, perché il lavoro di ricucitura del tessuto sociale garantisce un futuro a chi è con noi, a chi non c’è ancora e anche a chi ci è contro.
Un immagine che fotografa lo specchio di un paese che è migliore di quello che viene disegnato, un paese che ha solo la necessità di avere delle alternative, come i nostri ragazzi, le nostre ragazze. Non si può dire che i nostri giovani non hanno voglia di fare niente, quando i primi a star fermi siamo noi!.
“I Cento Passi” proiettato in un clima di surreale silenzio con lo schermo allineato perfettamente all’altare maggiore della chiesa madre è servito più di mille parole. Alla fine del film i sorrisi e le pacche sulle spalle ci hanno dato la sicurezza che la nostra “Resistenza” è finita, che il vento è cambiato e che abbiamo trovato nuovi compagni di viaggio, altri se ne aggiungeranno. Abbiamo dimostrato ancora una volta che se si ha coraggio, voglia di stare assieme e qualche buona idea nulla è precluso e soprattutto che il “non si può” deve andare in soffitta.
Nelle righe che seguono resta solo il dovere (ed il piacere) di dire grazie a tutti coloro che con noi si sporcano le mani, (vedere l’avvocato Virone e la sua signora aiutarci a caricare il furgone dopo la fine dell’iniziativa non ha prezzo), che con noi sognano, parlano, litigano, sorridono, criticano. Perché un'altra verità è che senza gruppo di amici non si realizza nulla. Senza l’apporto di Gianfranco, Alfonso e Peppe e gli amici di Officina democratica nulla sarebbe possibile o meglio tutto sarebbe più difficile.
Un grazie quindi e un arrivederci a prestissimo, perché noi fermi ed in silenzio non siamo mai stati e, come diceva giustamente Ignazio Cutrò, “n’to culu alla mafia” (e alla mafiosità)!!!!!

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