giovedì 17 novembre 2011

La fine del quasi-ventennio berlusconiano.


Di Michelangelo La Rocca

Gli Italiani ogni tanto lasciamo che la nostra ragione si addormenti, come se avessimo un fatale debole per gli appisolamenti…. ventennali. E così, per niente ammaestrati dalla tragica e funesta esperienza fascista, ci siamo ricascati ed abbiamo affidato le sorti del nostro Paese, nuovamente, ad un “uomo solo al comando”.Ovviamente tempi diversi, modi diversi, ma la sostanza ed il risultato sono stati per certi versi, violenza e guerra escluse, simili, molto simili.Alle ore 21,41 del 12 novembre 2011 questa triste esperienza è, forse, finita e, finalmente, si volta pagina.

Siamo ancora travolti e sconvolti dall’onda emotiva dello storico evento ed è sicuramente presto per fare un bilancio storico del berlusconismo.; ci sono , però, gli elementi per fare qualche considerazione non campata in aria.

Sicuramente il 12 novembre 2011 è una data che i nostri nipotini ed i loro figli troveranno sui loro libri di storia.

Il quotidiano Le Monde, pensando di esprimere un pesante e sferzante giudizio sul berlusconismo, ha scritto che Berlusconi ha lasciato l’Italia come l’aveva trovata: nulla di più falso, nulla di meno vero!

Nel dopo guerra l’Italia ha conosciuto momenti difficili, anche drammatici., ma mai era caduta così in basso e non era mai successo che, quando sembrava che avessimo toccato il fondo, c’era già qualcuno che si metteva alla ricerca di un fondo più profondo.

Dopo questo quasi-ventennio (Silvio rispetto a Benito ci ha fatto un piccolo sconto!) l’Italia risulta più povera nel corpo e nell’anima.

Basti pensare agli scandali sessuali che ci hanno fatto vergognare in tutto il mondo ed abbiamo esportato l’immagine di un capo del governo, già avanti negli anni, che si nutriva della carne fresca delle minorenni!

Come non ricordare le gaffes internazionali, le goffe ed a volte volgari barzellette e, persino, le corna nelle foto di gruppo, la bestemmia, anche la bestemmia, anche se quest’ultima è stata benevolmente “contestualizzata” da eminenti esponenti del Vaticano.

Il marchio infamante ed indelebile del berlusconismo, però, è rappresentato dalle leggi “ad personam” sulla giustizia che hanno fatto ritornare le lancette della storia a prima della rivoluzione francese.

Le leggi ad personam, senza lo strappo di Fini, sarebbero diventate anche leggi ad dittam ( Mediast, Mondadori ed altre) ed addirittura leggi “ad familiam”.

Nelle ultime settimane ha tentato di regolare con una legge ad hoc i rapporti ereditari tra i figli di primo letto e quelli del secondo o le vicende del divorzio con la moglie Veronica.

Inquietane è stato il caso Ruby, l’incredibile nipote di Mubarak , che ha portato il nostro ex Premier sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo facendo diventare la nostra derelitta Italia oggetto di scherno.

Riguardo alla qualità della nostra democrazia la questione più delicata e sottovalutata è stata quella del conflitto d’interessi, del controllo dei mezzi di informazione che hanno fatto nel terzo millennio dell’Italia un’arretrata videocrazia.

Sappiamo tutti come e perché siano stati espulsi dal servizio pubblico giornalisti del valore e della popolarità di Enzo Biagi o Michele Santoro.

Le Monde sbaglia due volte perché L’Italia è andata indietro anche nella tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.

Il lavoro precario rappresenta la più grande offesa alla dignità del lavoro, la più grave ipoteca sul futuro delle nuove generazione e non si è lontani dalla verità nel dire che durante questo periodo il lavoro precario da forma speciale di contratto di lavoro è degenerata nella forma di contratto più ricorrente ed umiliante.

La corruzione, non nuova purtroppo nel nostro Paese, ha conosciuto anch’essa una grave degenerazione tanto da poter dire che i protagonisti della tangentopoli dei primi anni 90 al confronto della cricca cinica e spregiudicata che ha operato all’Aquila, alla Maddalena e nelle emergenze della Protezione Civile ci appaiono dei pallidi e sbiaditi malfattori.

Non c’è da dimenticare che l’uomo sceso in campo all’insegna del “meno tasse per tutti” è riuscito a far salire la pressione fiscale e nel contempo il debito pubblico, il vero Everest che persino uno che si chiama Monti difficilmente riuscirà a scalare.

Alla luce delle considerazioni svolte si riesce a capire come la sera del 12 novembre 2011 davanti al Quirinale alla notizia delle dimissioni del Premier “alcuni si siano lasciati andare a manifestazioni di giubilo ed a qualche vibrata contestazione come il lancio di monetine che hanno riportato alla nostra memoria il Raphael, la fine di Craxi e del Craxisismo che, secondo me, è stata la vera madre del berlusconismo.

La situazione è fluida ed in movimento, non si sa cosa ci riservi il futuro, per fortuna ad oggi è stato scongiurato il verificarsi del drammatico finale del film “il Caimano” di Moretti che ha saputo prefigurare il berlusconismo ancora prima del suo concreto manifestarsi .

Forse il 12 novembre è finito, o si è avviato a conclusione, il berlusconismo in sé, più lunga e difficile sarà la fine del berlusconismo che è in noi, dentro le nostre viscere.In fondo il berlusconismo ha tentato di rappresentare una via facile, sbrigativa e populista per cercare di risolvere i gravi problemi che attanagliano l’Italia.

Sappiamo tutti che le vie facili che, erroneamente, sembrano quelle più brevi hanno il loro fascino, la loro seduzione ed è per questo che, forse anche a nostra insaputa, ci siamo appisolati sperando che altri risolvessero i problemi di tutti.Per fortuna l’Italia s’è desta e, grazie all’azione ferma e responsabile del Presidente Napolitano, abbiamo intrapreso la via d’uscita da un tunnel lungo e buio.

Dobbiamo aver presente che questa via non sarà né facile, né breve. Sono a rischio i posti di lavoro,i risparmi delle famiglie, il futuro dei nostri figli: serve spirito di sacrificio, senso di unità e consapevolezza che sarà dura ma che abbiamo tutte le risorse morali per potercela fare.Berlusconi è riuscito a fare rimpiangere a me, uomo di sinistra che sperava di non morire democristiano, sia Andreotti che Craxi.

Non può succedere, non deve succedere che chiunque altro ci faccia rimpiangere Berlusconi: sarebbe troppo, anzi di più!Che Dio ce la mandi buona! Un’invocazione che, detta da un laico non credente, ha il pregnante ed amaro significato della disperazione!



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