sabato 4 febbraio 2012

Freddo...riscopriamoci umani!

Freddo…
Guardo fuori dalla finestra e vedo un paesaggio candido. Mi affaccio ed il silenzio ovattato avvolge la città. Non si sentono suoni, nessun ubriaco nel bar sotto casa. Neppure il suono della tv o di un pc riesce a scalfire l’irruenza della natura.
Poi guardo verso il portico che Vincenzo ha eletto come "casa",
dove spesso ho scambiato due chiacchiere con lui; e realizzo che, per chi non ha un tetto sulla testa e qualche spicciolo per pagarsi i riscaldamenti, star li fuori deve essere un inferno. Penso che nella maledetta opulenza in cui siamo piombati non percepiamo più i bisogni degli altri come nostri, non viviamo più le sofferenze degli altri come un' offesa alla società intera.
Viviamo in un mondo proiettato perennemente in avanti, in una rincorsa frenetica verso il nulla, una gara perenne per arrivare primi, senza forse accorgerci che, se al traguardo non troviamo nessuno ad abbracciarci, la nostra vita non è stato altro che un eterno fuggire da qualcosa.
Domani e domenica si andrà sotto i dieci gradi. Abbiamo fatto la spesa, sistemato il frigo, chiamato i genitori o i figli, crediamo di aver pensato a tutto, ci sentiamo "a posto", ma abbiamo pensato esclusivamente a noi stessi.
Domani farà freddo, tanto........
Abbiamo già pianto una bambina a Bologna un anno or sono, morta tra l’indifferenza, non facciamo in modo di scoprirci solidali nuovamente “il giorno dopo”. Apriamo gli androni delle nostre case, le camere del lavoro, le sedi di partito, i patronati, le porte del comune. Diamo rifugio a chi non ce l’ha. Riscopriamoci esseri umani. Poi ognuno potrà tornare ai propri razzismi quotidiani. Ma domani farà freddo, tanto freddo.
Facciamo in modo che non si congeli anche la nostra anima.

AdEst

1 commento:

Anonimo ha detto...

Paolo Giovanni Tarallo. Ciao Gato.
Se non ti mancano mai le cose da dire sei fortunato perché possiedi una grande intelligenza.
La solidarietà umana è sempre stata necessaria, ha bisogno costantemente di essere rinnovata, rinvigorita attraverso nuove espressioni.
La malattia più grave
Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo.
I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l'infarto.
Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: "L'indifferenza!"
Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato.
Infine gli domandarono quale ne fosse la cura.
E lo scienziato disse: "Accorgersene! "