di Agostino Spataro
1… Credo si possa affermare, anche alla luce degli ultimi
avvenimenti, che la causa principale dell’attuale deriva politica e
parlamentare risieda nella vigente legge
elettorale per il rinnovo del Parlamento (la n. 270 del 2005) meglio nota
come “porcellum” o “porcata” come
l’ha definita il suo proponente on. Calderoli, ministro della Lega di Bossi nel
governo Berlusconi.
Un grave misfatto
politico consumato ai danni della democrazia e della sovranità popolare poiché
ha trasferito una parte importante del potere elettivo dal popolo a una diecina
di capipartito che, di fatto, nominano i membri di Camera e Senato,
determinando, per altro, una disparità incomprensibile fra i diversi livelli
della rappresentanza elettiva.
Infatti, solo i membri del Parlamento nazionale sono eletti
(nominati) senza preferenze, mentre tutte le altre rappresentanze (deputati
europei, consiglieri regionali, provinciali e comunali e parlamentari delle
circoscrizioni estere) sono elette col voto di preferenza.
Una condizione
anomala che non sta né in cielo né in terra, ma solo nelle teste dei capi
partito ossia di privati cittadini (perché tali sono secondo la Costituzione) i
quali esercitano un diritto espropriato agli elettori.
Tutto ciò è inaccettabile! Anche perché, alla prova dei
fatti, i gruppi dirigenti dei partiti, pur avendo tale enorme potere, si sono
dimostrati incapaci di operare una selezione idonea delle rispettive
rappresentanze parlamentari, preferendo alla competenza e allo spirito critico,
la piaggeria, le amicizie, la parentela e il mero allineamento di cordata.
2… Sappiamo che tale
“capolavoro” è stato caldeggiato dai “poteri forti”, in gran parte,
identificabili con i padroni dell’informazione, che lo hanno prima blandito
e poi, cinicamente, usato per indebolire, condizionare il ceto politico e iniettare
il germe infido del qualunquismo e della sfiducia verso le istituzioni rappresentative.
L’obiettivo è chiaro:
screditare i partiti per prepararsi (come taluni stanno facendo) alla conquista
diretta del governo dello Stato e al controllo economico e morale del Paese.
In ogni caso, la campagna è servita per sviare l’attenzione
dell’opinione pubblica da più urgenti problemi e avere campo libero per
realizzare affari colossali e spostare quote importanti della ricchezza
nazionale dai ceti meno abbienti alle elites dominanti.
Un esempio che, da
solo, spiega il senso di questa infinita transizione politica italiana: secondo
l’Istat, i primi dieci “paperoni” italiani dispongono di una ricchezza
equivalente a quelle di tre milioni di persone più povere. Semplicemente
scandaloso per un Paese civile!
Purtroppo, con le loro condotte, talvolta aberranti, partiti
e parlamentari hanno offerto il fianco a quest' odiosa campagna mirata a
travisare l’idea stessa della politica come partecipazione democratica e ad
esaltare il mito (falso e disastroso) del leaderismo che può diventare l’anticamera
della moderna dittatura.
3… Tuttavia, al punto in cui ci troviamo, non serve
attardarsi sui guasti, evidenti, provocati da questa legge indegna, semmai
bisogna vedere che cosa fare per modificarla radicalmente e in tempo utile,
cioè prima delle prossime elezioni politiche generali, anche anticipate.
Poiché, se si andasse
al voto con il “porcellum” si potrebbe assestare il colpo di grazia a questa
democrazia in evidente affanno.
Le ipotesi sono tante: talune degne di considerazione, altre
stravaganti o pensate a misura del proprio interesse particolare. Tuttavia, nulla
si sta facendo in concreto.
L’unica cosa che
trapela è questa sorda unanimità (quasi totale) contraria a re-introdurre
almeno un voto di preferenza per restituire all’elettore la facoltà di
scegliere il “suo” parlamentare, direttamente come contemplato nella vigente
Costituzione.
Con la preferenza
difficilmente si potrebbero eleggere conigliette e yesman e si restituirebbero
dignità, forza e libertà al Parlamento e ai singoli parlamentari i quali, secondo
il dettato costituzionale, non sono rappresentanti di questo o di quello, ma
del territorio che li esprime e dell'intera Nazione.
In realtà, si teme la preferenza poiché potrebbe provocare una
sorta di “rivoluzione copernicana” nel sistema politico italiano: il sole non
sarebbe più il capo-partito che nomina, ma l’elettore che sceglie, col voto,
anche il capo partito.
Taluni obiettano che il voto di preferenza favorirebbe il
mercimonio elettorale e il conseguente controllo del voto.
A parte il fatto che, come dimostrano diverse inchieste e
condanne giudiziarie, il mercimonio si è verificato anche con la legge-porcata,
si possono rasserenare gli ipocriti obiettori che per evitare l’indebito controllo basterebbe introdurre una sola
preferenza numerica (non nominativa)e magari adottare il sistema del voto
elettronico, come oramai avviene perfino in diversi Paesi in via di sviluppo.
4… L’altra grande questione è la riduzione del numero dei parlamentari sulla quale, da 40 anni, si
continua a nicchiare, a rinviare. Il problema non è solo di spesa, ma di
funzionalità, di armonizzazione del quadro più generale delle rappresentanze
elettive che, nel corso degli ultimi decenni, si è ampliato, ben oltre le reali
esigenze e competenze attribuite.
Insomma, in alcuni
casi non c’è piena corrispondenza funzionale fra la composizione degli organismi elettivi e le competenze
effettivamente svolte. Questo è il punto politico da cui partire per stabilire
un criterio oggettivo in base al quale ridimensionare o anche sopprimere gli
organismi in esubero.
Anche il Parlamento
nazionale vive questo problema, avendo ceduto quote di potere (legislativo,
d’indirizzo e di controllo) alle Regioni e alle istituzioni comunitarie. Perciò,
può essere ridotto almeno del 30% e
così avere una Camera di circa 400 membri e un Senato di circa 200.
Purtroppo, il dibattito sulla riforma è viziato da una
pretesa insana: quella di anteporre le esigenze particolari di partiti e/o di
singoli parlamentari agli interessi generali, di funzionalità e produttività,
delle assemblee elettive.
Il tempo stringe, tuttavia
la riforma si può varare e così bloccare la pericolosa deriva.
Non servono le
conventicole, ma prese di posizioni pubbliche, motivate e responsabili: ognuno
dica se vuole o meno la re-introduzione di una preferenza numerica e la
riduzione adeguata del numero dei parlamentari; la gente valuterà e agirà di
conseguenza.
Nessun commento:
Posta un commento