domenica 25 gennaio 2009

Rigassificatore III, Not in my backyard

di Paolo Vizzì

Come i più avvertiti hanno già capito da tempo, il problema vero non è costruire o non costruire un impianto, ma quello di avere la capacità di leggere correttamente quali sono le necessità alle quali far fronte per passare dallo stato di cronico sottosviluppo, nel quale ci troviamo, ad una condizione di dignitosa esistenza. Lo studio obiettivo e soprattutto attento dei pro e dei contro di ogni decisione che prende una comunità non può e non deve essere visto soltanto in termini di "mi conviene, non mi conviene" con una prospettiva breve e di corto respiro. La critica che io muovo a chi assume posizioni preconcette e pretestuose contro una qualsiasi iniziativa, che sia ti tipo politico o imprenditoriale, è proprio questa. Quale prospettiva si da alla propria contrarietà verso una decisione? Essere contrari a qualcosa di, in qualche modo, utile ma rischioso porta con se una qualche alternativa? Se si, l'approccio è costruttivo e conducente, al contrario si fa soltanto aria fritta e male a se stessi ed ai cittadini che si ha intezione di tutelare. Non apparteniamo ad uno stato che si chiama Agrigento, Porto Empedocle o Raffadali, ma facciamo parte di una grande nazione e a questa dimensione dobbiamo rapportarci. Non possiamo pensare, in maniera individualistica, soltanto al nostro interesse (sarebbe una forma di anarchia o di berlusconismo), ma dobbiamo anche pensare al contesto nel quale ci muoviamo. Ritengo, nel caso specifico del Rigassificatore, fregandomene delle alchimie politiche o dei retroscena più o meno sordidi che ci possono essere dietro, che il rapporto costi benefici sia a favore dei benefici. La mia riflessione nasce da un'obiettiva visione dei fatti e dei progetti, i rischi di incidente ad esempio, tanto paventati, non sono paragonabili a quelli che corriamo mettendoci in macchina, prendendo l'aereo, accendendo una stufa a gas o stando ore e ore al cellulare? Costi e benefici, c'è poco da fare, l'esistenza di ogni organismo su questa benedetta terra è regolata, nostro malgrado, da questo fottutissimo rapporto. Rischiare per ottenere, dare per avere, è così e c'è poco da fare. Vuoi essere bella, allora ti devi truccare, depilare, pettinare, mettere i tacchi ecc.. ecc.. e per fare questo devi impiegare ore del tuo tempo. Dare per avere! Do ut des (se non ricordo male). La nostra nazione è quasi priva di riserve proprie di combustibile e quindi dipendiamo dal gas russo e da quello algerino, vogliamo sganciarci da questa dipendenza e pagare un prezzo più basso, vogliamo non dover più sottostare alle tensioni tra Russia e Ucraina? Vogliamo pagare meno la bolletta energetica ed il riscaldamento? Allora bisogna organnizzarsi, perchè se non avremo la capacità di produrre energia con le fonti rinnovabili e con il gas l'alternativa ha un solo nome: Uranio, Plutonio.. eccc con tre c, in sintesi energia nucleare! La capacità di chi ha visione delle cose è quella di capire per tempo quanto deve essere dato e quando deve essere dato. Offrire il nostro territorio all'industrializzazione selvaggia della chimica è stato un grosso errore, ma a quel tempo la visione era diversa, quando Mattei venne in Sicilia aveva più seguito di Totò Cuffaro prima di essere inquisito, era il salvatore della patria! Quello fu un salto nel buio perchè si ignoravano in gran parte gli effetti di quegli impianti. Oggi non è così, la normativa ambientale e le tutele dell'ambiente hanno fatto passi da gigante, le conoscenze acquisite sui processi sono formidabili, è sufficiente essere rigorosi nei controlli! Il nostro limite è sempre stato, e spesso continua ad esserlo, quello di non sentirsi parte di una nazione, ma pensare di essere una nazione nella nazione. Purtroppo per molti anni la nazione non è stato lo Stato, ladro e mangione, bensì quella associazione di mutuo soccorso chiamata Cosa Nostra. Errori su errori! Il dibattito che stiamo conducendo su questo blog è certamente positivo e consente di mettere a confronto visioni plurime e tutte legittime su un argomento specifico complesso e spinoso come è del resto la vita di ogni giorno. Ma arriva un momento nel quale bisogna decidere (non parlo del tempo delle decisioni irrevocabili), mettere punto e andare avanti, perchè una non decisione è spesso peggio di una decisione sbagliata. Se però le chiacchiere, gli argometi poco robusti, le visioni ideologiche, i giorni si e i giorni no, le torri con le fiammelle, le gasiere ecc... sono soltanto spunto, come ho già detto, per marcare il territorio o magari per contrattare un prezzo nei tavoli del potere io non ci sto. E siccome questo giochino è da tempo diventato una pratica più che consueta, io non mi fido. Un esempio per tutti: i rifiuti di Napoli! E Berlusca gongola........

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