domenica 31 gennaio 2010

Favara è vicina (ed i suoi drammi pure)

di Vincenzo Lombardo

Verrebbe da dire, parafrasando il celebre film di Marco Bellocchio(1967). Riflettendo sul caotico sviluppo urbanistico di Raffadali avevo pensato tempo fa di fare un intervento sul nostro giornale virtuale. Ora, la vicenda di Favara, con la sua storia di morte e di degrado, mi spinge ad esplicitare questa riflessione. Come può costatare chiunque si trovi a fare un giro per il nostro territorio la follia si è impossessata della nostra collettività e, prima di essa e con responsabilità maggiori, di una classe amministrativa dirigente che dovrebbe governare i processi ed invece viene governata dai processi.Questa regressione e l´abdicazione al ruolo di governo da parte degli amministratori si sono accentuate in maniera esponenziale nell´ultimo decennio. Cosa è avvenuto?Il paese si è espanso a dismisura in tutte le direzioni della sua periferia e sono sorte case e villette dappertutto. Apparentemente ciò potrebbe fare pensare ad un aumento del benessere generale. In realtà, a parte la considerazione che spesso si tratta di finti manufatti rurali o artigianali, il danno provocato da questa selvaggia espansione edilizia supera di molto l´impressione di benessere fornita da tanto cemento..La prima considerazione negativa riguarda l´impatto ambientale. Buona parte di queste costruzioni non ha infrastrutture primarie: strade, fognatura, acqua. Le strade sono spesso costituite da budelli poco praticabili, insicuri e maltenuti. Trazzere appena ricoperte di qualche centimetro di calcestruzzo- quando va bene- che dovrebbero essere tutte a senso unico, tanto sono strette.Ma l´aspetto più grave è costituito dall´assenza di fognature, per cui gli scarichi reflui vengono riversati direttamente nel terreno, anche se esistono pozzi neri, sulla cui corretta funzionalità sarebbe da indagare. La conseguenza è che noi stiamo consegnando alle generazioni future un territorio fortemente inquinato le cui falde acquifere saranno un serbatoio di batteri di ogni genere. Chi da il diritto ai governanti di oggi di rovinare il futuro delle nuove generazioni? Correlato allo scempio ambientale è lo spreco economico.Mentre nel centro storico vanno in malora le abitazioni e le reti idrica e fognante sono inutilizzate o sottoutilizzate occorre provvedere a reperire ingenti risorse pubbliche per fornire di infrastrutture civili tutta l´immensa area periferica, urbanizzata al di fuori di ogni programmazione e contro ogni logica di sviluppo civile che contemperi l´interesse privato con l´ interesse pubblico. Se si somma la perdita economica per il sottoutilizzo delle infrastrutture civili del centro storico e le somme necessarie per dotare di infrastrutture le nuove aree urbanizzate penso che si arrivi a cifre che è difficile persino immaginare. E quando sarà possibile per l´ente locale disporre delle cifre immense per "civilizzare" i nuovi insediamenti urbani? Non sembra che questo giorno sarà vicino, vista la politica nazionale e regionale di riduzione di trasferimenti finanziari ai comuni. Con l´avvento definitivo del federalismo questi trasferimenti saranno ancor più rarefatti. Già oggi si può dedurre che tali risorse sono sempre più scarse dal numero di strade dissestate e dalle tante buche che accolgono pedoni e automobilisti nei loro percorsi cittadini. A meno che si deve pensare che gli amministratori hanno i fondi e non li vogliono o sanno utilizzare. Personalmente non lo penso, perché altrimenti si dovrebbe concludere che siamo in presenza non di governanti ma di criminali.Accanto alle considerazioni fatte bisogna aggiungere che il vecchio centro storico, spesso malsano e cadente, va diventando ogni giorno di più una preoccupazione per la salute e l´incolumità non solo delle persone più disagiate che vi abitano ma degli stessi passanti. E´ giunta l´ora che gli amministratori si assumano la responsabilità di governanti, dismettendo la comoda attitudine di chi osserva il fluire della corrente seduto lungo la riva del fiume, ed affrontino in modo organico il recupero e la gestione del vecchio paese, magari recuperando e aggiornando antichi progetti elaborati in tempi ormai lontani. Una classe politica amministrativa degna di questo nome non può sottrarsi al suo dovere istituzionale di governare la società e il territorio, anche perché risponde civilmente e penalmente dei danni che possono derivare all´una e all´altro da ignavia, imperizia e approssimazione.

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